Festa popolare in una borgata tropeana
Rievocazione legata alla storia con
elementi religiosi e
pagani
“I Tri da Cruci”
di
Caterina Pandullo
foto Salvatore Libertino
Grande
soddisfazione per il comitato organizzatore e per la Pro Loco che quest’anno si
sono dati molto da fare per sensibilizzare cittadini e commercianti per
ripristinare l’unica festa folkloristica tropeana legata ad antiche
tradizioni ma anche con una base storica: “I Tri da Cruci”. Questa ricorrenza
che ricade il tre maggio, ha origini molto antiche; un tempo era la festa
tradizionale del Borgo, che corrispondeva alla via “di forgiari” oggi via
Umberto I, e si componeva di elementi religiosi e pagani .
La festa
s’inseriva nella tradizione cristiana di festeggiare ogni anno il culto della
Croce, culto che si fa risalire al IV secolo ad opera del papa Silvestro I in
seguito al ritrovamento dei resti della Croce di Cristo; una parte della Croce,
secondo la tradizione, sarebbe stata portata da Elena, madre di Costantino, da
un
pellegrinaggio
ai luoghi santi in Palestina. Questa parte religiosa si svolgeva nella vicina
chiesa del Purgatorio e in una piccola edicola (“a conulea”), ricavata dalla
facciata di una casa, dove le donne del borgo, in preparazione della festa,
recitavano per nove giorni il rosario, intercalando tra una posta e l’altra il
versetto “Evviva la Croce e chi la portò”. La parte più prettamente
folkloristica si svolgeva nel Borgo attraverso tre fasi: nella prima, che
rappresentava la tradizione pagana dei “fuochi purificatori” in onore della dea
Pale, c’era il tentativo di alcuni giovani di saltare su un falò fatto con
mucchi di sterpi, senza bruciarsi; la seconda, che è tuttora in uso, aveva come
protagonista un cammello, “u camiuzzu i focu” (costruito con stecche di canne
riempite con fuochi di artificio) che veniva portato in giro, al rullo del
tamburo, da un artificiere che faceva scoppiare da tutti i lati i fuochi. Ciò in
ricordo della dominazione araba quando un moro sul dorso di un cammello
preceduto dal tamburo girava per la città per esigere le imposte; la terza, che
è anche rimasta nella versione odierna, ricorda i Calabresi alla battaglia di
Lepanto e quindi la vittoria dei Cristiani sui Turchi. E’ rappresentata da una
nave di carta che ricorda le navi dei corsari turchi che facevano continue
scorrerie
lungo le coste tropeane spaventando a morte e vessando i cittadini; la nave,
sospesa in mezzo alle case, piena di esplosivo, veniva fatta saltare in aria
da una colombina, per significare la fine delle incursioni corsare. Quest’anno
la festa ha avuto un enorme successo con grande affluenza di pubblico formato
non solo da tropeani ed abitanti dei paesi del circondario ma anche dai numerosi
turisti che si trovano a Tropea. Nel pomeriggio hanno avuto inizio i giochi: la
gara delle pignate, con i sacchi, con l’uovo, della pasta piccante e della
padella; per le vie c’è stata la sfilata dei “Giganti” accompagnata dal suono
dei tamburi e da frotte festanti di ragazzi.
A sera si è
esibito, sul grande palco allestito nello spiazzo antistante la balconata che si
affaccia sulla chiesa dell’Isola, il famoso complesso musicale dei “Los Locos”
che ha allietato i presenti con canzoni e musiche dal ritmo sudamericano. La
serata si è conclusa con l’accensione “da Varca” e “du Camiuzzu i focu”
preceduto dal suono di “Caricatumbula” e infine con lo scoppio dei fuochi di
artificio e delle girandole. Il Comitato organizzatore, considerata
l’eccezionale riuscita della serata, ha preso in considerazione la possibilità,
per il prossimo anno, di prolungare la festa per tre giorni con inizio dal primo
maggio ritenendo che i numerosi visitatori, che ogni anno riempiono le strade
della cittadina per il primo maggio, possano ritornare anche nei due giorni
successivi.
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