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La rupe di Tropea

Sul lungomare i mezzi della Protezione Civile e della Regione
Intervento mirato alla rimozione e pulizia del costone roccioso
 

di Franca Maccarone
foto Salvatore Libertino

Tropea- Liberata ieri, dai mezzi della Protezione Civile e della Regione,  la carreggiata del lungomare tropeano, invasa completamente da massi rocciosi dopo la frana del mese scorso. Un “lavoretto” durato pochissimo  a causa del maltempo che ieri mattina ha ostacolato le operazioni in programma che prevedevano, oltre alla rimozione dei detriti, anche la pulizia del costone roccioso e l’abbattimento di eventuali massi pericolanti. Interventi rimandati forse a quando il tempo si rimetterà al bello, anche perché occorrerà che i tecnici effettuino ancora un sopralluogo, in particolare lungo il cunicolo e la grotta venuti alla luce dopo il crollo del 27 settembre scorso. Argomento, per il momento, quindi chiuso, per i mezzi della regione che si spera possano tornare al più presto per completare questa prima fase di interventi. Resta tuttavia da definire, e qui le cose certamente saranno più lunghe, quale strada percorrere per ottenere i finanziamenti opportuni a salvare la rocca tropeana.

Ma per una strada che viene liberata, un’altra carreggiata, anch’essa franata in parte nel dirupo del torrente Burmeria  ben tre anni or sono,   è da alcuni giorni presa di mira da vandali che ne stanno facendo una discarica di materiale inerte. Sono comparse dal nulla,infatti, vere e proprie montagnette di detriti edili che sono stati riversati proprio nel fossato venutosi a creare per il cedimento della carreggiata. Un materiale di riporto quasi esclusivamente composto da calcinacci di risulta, proveniente forse da qualche cantiere edile della zona e che, probabilmente per “comodità”, è stato scaricato proprio forse sul luogo meno indicato a riceverlo. Eh sì, perché il posto è anche la sede naturale di un torrente che affluisce a mare e la possibilità che possa trascinare con sé parte di questo materiale è tuttaltro che remota e costituirebbe un alto tasso di inquinamento marino in una zona la cui economia principale è quella turistica. Un fatto certo non nuovo, visto che due anni fa un episodio del genere  si era già verificato e dopo giorni di piogge intense era sorta una diga naturale, un’enorme piscina proprio a ridosso della frana. Non sono di seguito mancate le denunce di molti cittadini di Tropea ma anche del vicino comune di Gasponi, collegato da una stradina (una scorciatoia)  che trae origine proprio dal luogo dello svincolo e che a causa del cedimento della carreggiata non risulta praticabile. La cosa paradossale (e grave) è che, nonostante ciò, la strada non è stata chiusa al traffico veicolare e, pur se danneggiata, continua  ad essere utilizzata dagli automobilisti incuranti dei rischi a cui potrebbero andare incontro. Senza contare infine  il fatto che, a qualche decina di metri, c’è anche un noto residence   e che, soprattutto d’estate, la zona,tra l’altro scarsamente illuminata,  è percorsa anche di notte da numerosi  turisti che non hanno mancato di segnalare il rischio, dimostrandosi increduli e sconcertati per lo stato di abbandono in cui versa lo svincolo.  Un problema che l’assessore provinciale ai Lavori Pubblici Paolo Barbieri aveva già assicurato, due anni fa, di voler risolvere in tempi brevi, ma che, ancora oggi, a distanza di tanto tempo, è sempre nelle stesse condizioni, anzi più gravi visto che è diventato, intanto  un luogo privilegiato per scaricare materiale di risulta, ma non è detto che, se le cose continuano così, non possa diventare una discarica abusiva a tutti gli effetti.

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