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Studenti dell'Istituto Alberghiero in scioperoStudenti dell'Istituto Alberghiero in sciopero
Indignati lottano per la loro scuola
I disagi, oltre che igienici, sono anche di natura funzionale e minacciano quotidianamente l’incolumità dei ragazzi


di Francesco Barritta

Tropea - I ragazzi dell’Alberghiero non mollano. Lottano per la loro scuola. Lottano per garantirsi un futuro migliore. Ci provano in tutti i modi a far valere i propri diritti. Il diritto allo studio innanzi tutto. Si, perché un istituto che mira a formare gli chef del domani non può prescindere da alcune regole fondamentali, quelle igieniche in primis. La sede dell’indirizzo alberghiero della cittadina tirrenica, infatti, non «è più adeguata sia igienicamente e sia strutturalmente a ospitare gli studenti». Queste sono le prime recriminazioni emerse già nell’assemblea d’istituto del 30 ottobre scorso. I problemi evidenziati in quella data erano i più svariati. «Le classi – si legge nel verbale – si presentano prive di finestre, di uscite di sicurezza, molto umide e senza riscaldamenti». Uno scenario malsano dunque, in cui i nostri ragazzi trascorrono gran parte del loro tempo. «Il laboratorio di cucina non è attrezzato di pavimento antiscivolo e ormai manca delle condizioni igieniche: la dispensa dove vengono conservati gli alimenti e gli attrezzi, necessari per lo svolgimento delle lezioni pratiche, è quasi completamente ricoperta da muffa». La descrizione sembra ai limiti del credibile, eppure, a dirla tutta, non riesce a rendere la reale situazione in cui gli studenti versano da mesi. I disagi, oltre che igienici, sono anche di natura funzionale e minacciano quotidianamente l’incolumità dei ragazzi. «Nel settore della sala-bar – prosegue il verbale - manca la pavimentazione ormai dal marzo scorso, gli estintori presenti sono scaduti dal maggio 2006, l’impianto elettrico e quello idraulico non sono a norma». Come se non bastasse, durante quella riunione emerse che anche la sede di Largo Mercato non era priva di problematiche e i ragazzi ne chiedevano «il miglioramento dell’impianto dei termoconvettori, che nelle classi provocano aria viziata disturbando le lezioni».

Dopo quella prima segnalazione fatta al Dirigente Scolastico al termine dell’assemblea studentesca, il rappresentante Andrea Soriano inviò una missiva all’amministrazione provinciale, datata i primi di dicembre (n° prot. 6665/XVI), in cui veniva ribadita l’urgenza della sostituzione «in tempi brevissimi dei termoconvettori» ormai non più «utilizzabili perché non funzionanti». Nella stessa lettera gli studenti minacciavano di intraprendere forme più serie di protesta in caso di una mancata risposta. Ma i ragazzi non sono mai stati soli o abbandonati a se stessi. Dalla loro hanno sempre avuto la comprensione e l’appoggio della direttrice scolastica Beatrice Lento, che contestualmente all’azione intrapresa dai suoi ragazzi avvisava Palazzo della Provincia con un fax indirizzato all’assessorato provinciale all’Edilizia scolastica, al dottor Paolo Barbieri, all’ingegner Franco De Fina. In quel fax del 4 dicembre (n° prot. 6664/XVI), oltre alla preghiera di andare incontro alla richiesta dei ragazzi, che «evidenzia una situazione di reale disagio», la preside ricordava che «fin dall’inizio dello scorso anno avevamo evidenziato il bisogno di provvedere in merito».

Due giorni dopo, cioè giovedì 6 dicembre, si svolgeva una seconda assemblea d’Istituto nei locali di Viale Stazione presso la sede dell’istituto Alberghiero. Durante quel dibattito i ragazzi - dopo aver ribadito attraverso il loro rappresentante Soriano che non erano «più assicurati i livelli minimi per un buon igiene, nonostante il massimo impegno dei collaboratori scolastici» -  presero la decisione di iniziare una forma di protesta differente.

Un’ultima missiva fu inviata dunque lunedì scorso a Barbieri e De Fina. In essa il rappresentante Soriano, facendosi portavoce delle necessità dei suoi compagni, chiedeva un «incontro con i rappresentanti della provincia per dei chiarimenti sull’assegnazione e la consegna dei nuovi locali in cui l’Ipssar dovrebbe trovare collocazione». Dopo quattro giorni di attesa però, i giovani, constatando che ogni loro appello veniva sistematicamente ignorato, decisero di scendere in piazza e far sentire le loro voci.

Così, venerdì scorso, un lungo corteo formatosi durante la manifestazione ha attraversato le vie principali della città. A parte i cori levati a gran voce e gli striscioni, ascoltando le parole di Andrea Soriano si capisce che ad aver ferito maggiormente i ragazzi è l’assoluta non curanza delle amministrazioni alle loro necessità: «dopo varie segnalazioni alla Provincia – ha dichiarato Andrea quasi con rassegnazione - siamo sempre nella stessa situazione». Anche il rappresentante degli studenti dell'Istituto per i Servizi Commerciali e Turistici Giovanni Pungitore ha voluto puntualizzare che quelli trattati sin ora sono solo i problemi principali, visto «che all'interno di diverse classi ci sono infiltrazioni d'acqua. Nei giorni di pioggia infatti, non è raro veder gocciolare acqua piovana giù dal soffitto. Se vogliamo dirla tutta poi, la scala antincendio non è stata ancora collaudata, e la sala d’informatica, vista l'arretratezza dei computer, non è adatta alle lezioni didattiche previste». I rappresentanti, nonostante tutto, promettono di tirar dritti per la strada intrapresa finché «queste situazioni di grande disagio saranno risolte».

Nonostante le circostanze, il clima che si respira tra di loro è sereno: non c’è smania di protagonismo nei volti degli studenti tropeani e questo tipo di protesta è lontana anni luce dal sentimento lucignolesco che per anni ha caratterizzato gli scioperi e le manifestazioni pre-natalizie. Se sono arrivati a tanto, i futuri professionisti dei fornelli, portavoce della buona tavola nostrana, è perché si sono sentiti costretti a farlo.

Prima di congedarsi dall’appuntamento con noi, Andrea e Giovanni ne hanno  approfittato per ringraziare, anche da parte degli altri ragazzi, «la “nostra” preside e tutti i professori per la comprensione e la collaborazione che espressa nei nostri confronti».

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