Presentate
le due opere di Pasquale Vallone
“Il recupero della memoria”
Conservare e trasmettere le radici culturali e linguistiche per le generazioni
future
Di Caterina Pandullo
“L’attaccamento al proprio territorio e alla propria gente e l’amore per la
ricerca è il filo che lega due libri apparentemente diversi”, con queste
parole il giornalista Rai Pasqualino Pandullo ha introdotto la presentazione
delle due opere di Pasquale Vallone, apprezzato medico ma anche appassionato
studioso ed erudito scrittore ( già autore del pregevole testo”L’universo
egizio: origini e fine della civiltà egizia”), che lo hanno impegnato in più di
quattro anni d’ intenso e meticoloso lavoro di approfondita ricerca storica e
minuziosa consultazione bibliografica. “I Santi Medici Cosma e Damiano a
Brattirò” e “Il recupero della memoria”, i titoli dei due libri che hanno
suscitato forte interesse e grande partecipazione emotiva tra la numerosissima
folla radunatasi nei locali dell’ex scuola media di Brattirò per l’atteso
evento. Il giornalista, evidenziando che i due Santi Medici rappresentano “il
tratto più forte dell’identità del paese”, ha anche messo in rilievo il
concetto di cultura che “non è solo erudizione o sfoggio di nozioni, ma è
soprattutto vita, racconto di azioni quotidiane, dal passato al presente;
l’ancoraggio al passato serve a decifrare il nostro presente e a costruire
meglio il nostro futuro”. Il sindaco
Aurelio
Rombolà ha elogiato la capacità dell’autore di “scrivere, da laico, un libro sui
due santi” ringraziandolo per aver offerto al paese “un momento di forte
aggregazione sociale e culturale”. E’ toccato poi a don Giuseppe Furchì, parroco
di Brattirò da oltre trent’anni, illustrare il contenuto del primo libro, frutto
di “un’accurata ricerca finalizzata a mettere in risalto e valorizzare le nostre
radici cristiane e suscitare una devozione che deve stimolarci a fare la nostra
parte per creare esperienze di fratellanza”. Dalla vastissima bibliografia è
emerso che esistono in Italia ben 135 luoghi di culto dedicati ai santi medici
Cosma e Damiano, 62 in Croazia, 31in Francia, 25 in Germania e 10 in Spagna.
Numerosi i riferimenti biografici dei due martiri nati a Igea, in Cilicia, e
vissuti nel periodo delle persecuzioni di Diocleziano. Appartenenti ad una
famiglia ricca in un contesto sociale povero, si distinsero anche per
essere
stati cristiani in un mondo di pagani, esercitarono gratuitamente la
professione di medico, curando anche l’anima e subirono il martirio per la loro
religione morendo decapitati il 26 settembre del 303 all’età di 43 anni. Nel
libro si dà risalto al martirio, alla sepoltura e al culto diffusosi dopo la
morte che partì dall’Oriente e giunse a Roma dove il papa Felice IV fece
costruire la basilica a loro dedicata nell’antico Foro romano dove nel 492 papa
Gregorio Magno fece traslare le reliquie. Ricordato anche nel libro l’inizio
del culto a Brattirò dove l’icona dei santi Cosma e Damiano fu portata dai
monaci basiliani. L’autore poi ha completato l’illustrazione dell’opera col
contributo visivo di un carrellata di diapositive sugli avvenimenti più
importanti della vita dei due santi e sui luoghi di culto, dando prova con
l’eruditissima conferenza dell’appassionato lavoro di ricerca che intende
lanciare “un messaggio di unità cristiana, di ecumenismo e di fraternità
spirituale tra Oriente ed Occidente”. La scrittrice e poetessa Franca Rombolà ha
poi presentato l’altro libro sugli usi, i costumi e la lingua del territorio
brattiroese soffermandosi sul concetto di linguaggio per evidenziar che “ogni
lingua produce civiltà, quindi cultura e che gl’infiniti dialetti, che sono i
linguaggi circoscritti in una regione, hanno ognuno una propria dignità”.
Descritte anche nel libro, che vuole essere il recupero della memoria, festività
e ricorrenze con i loro rituali; presentati personaggi tipici con un tocco di
poesia mista a nostalgia per un passato che non è più; elencati proverbi, detti,
modi di dire, frutto di una saggezza legata alla terra. L’intento dell’autore,
ha osservato la poetessa, è “conservare e trasmettere le radici culturali e
linguistiche per le generazioni future che in una società sempre più dispersiva,
consumistica, alienante non troveranno più”. |