Occhio vigile
Sistema di video sorveglianza
Sul sistema di video sorveglianza la polemica non è ancora finita, anzi si allarga sino alla Prefettura. Nell’occhio del ciclone potrebbero entrare proprio gli strumenti di cui il sistema di video sorveglianza si serve, cioè delle telecamere, le cabine di raccordo, i cavi di collegamento. Secondo il consigliere di minoranza Macrì, infatti, i lavori di installazione, che hanno interessato buona parte del territorio comunale, sono stati «eseguiti in modo molto approssimativo e tutt’altro che a regola d’arte nonché in violazione della norme del codice della strada». Macrì dice di aver informato di ciò anche il Prefetto ma non avendo sortito alcun effetto soddisfacente, afferma di riporre più speranze nel potere dei media «che oggi, e la cosa desta sconcerto, sono divenuti l’unico mezzo per porre e risolvere un qualsiasi problema».
I motivi dell’irregolarità dei lavori di installazione risiederebbero nel fatto che «molte delle cabine di raccordo cavi e raccolta dati, in palese violazione dell’art. 20 c. 3 del codice della strada, son state collocate sui marciapiedi, in modo tale da inibire il transito pedonale» inoltre «agli scavi che hanno interessato buona parte della città non è seguita una adeguata opera di sistemazione del manto stradale, che oggi si presenta particolarmente insidioso per i veicoli in transito e per i pedoni».
«Nel premettere che sono convinto dell’utilità dello strumento, e tralasciando per una volta – conclude Macrì – le responsabilità dell’Amministrazione comunale, ed in particolare dell’assessorato alla Viabilità, che avrebbe comunque dovuto vigilare sulla corretta esecuzione dei lavori, la cosa che voglio evidenziare è che in Calabria, senz’altro nel Vibonese, anche per la Prefettura il rispetto delle regole può divenire opzionale».