Fede e dintorni

XXVI Giornata della Vita consacrata

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

XXVI Giornata della Vita consacrata.

– Oggi, 2 febbraio, è la festa della Presentazione del Signore al tempio ed è la giornata dei consacrati.
– Sono migliaia i consacrati e le consacrate in tutto il mondo che accolgono il dono della vocazione con gioia e disponibilità nei molteplici carismi, che nella loro vita cercano il volto di Dio, impegnandosi a costruire la pace e la fraternità, nonostante le difficoltà. “Viviamo un momento della storia umana bisognosa di un senso vocazionale della vita”.
– Celebrare la Giornata Mondiale della Vita Consacrata è occasione di festa, di impegno e di impetrazione al Signore per il dono di nuove vocazioni che rinnovino il volto della Chiesa e del mondo, che annuncino la gioia del Vangelo e l’amore di Dio che da’ senso all’esistenza.
– Il mondo sembra non capire la loro scelta, però resta stupito e guarda con rispetto tutti quelli che seguono con coerenza la loro vocazione, consacrandosi all’amore per Dio e per il prossimo, non da solitari navigatori ma insieme, perché “chiamati a diventare una Chiesa sinodale”.
– Molti cercano di contare quanti sono oggi i consacrati e se sono in calo. – A ciò risponde un interessato:“Gesù non ci ha scelti e mandati perché diventassimo i più numerosi! Ci ha chiamati per una missione di gioia!” – E nella basilica di San Pietro, oggi alle ore 17.30, Papa Francesco presiederà una celebrazione eucaristica, che risentirà dei limiti imposti ancora dalla pandemia, ma che pur sempre resta espressione di una gratitudine feconda, che caratterizza le vite dei consacrati.

Giornata per la vita consacrata: chiamati a diventare una Chiesa sinodale.
♦ In una lettera per la XXVI Giornata Mondiale della vita consacrata, il cardinale João Braz de Aviz e monsignor José Rodríguez Carballo esortano a riflettere sulla parola “partecipazione” collegata al cammino sinodale da poco intrapreso.
La Giornata per la vita consacrata, che culminerà oggi con la celebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco nella Basilica di San Pietro, sarà “un’opportunità d’incontro segnato dalla fedeltà di Dio che si manifesta nella perseveranza gioiosa di tanti uomini e donne, consacrate e consacrati”.
È quanto scrivono, in una lettera, il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, e il segretario del dicastero, monsignor José Rodríguez Carballo.

Partecipare al “viaggio” della Chiesa sulla sinodalità.
♦ Nel documento si sottolinea che il cammino sinodale, da poco intrapreso e incentrato sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, interpella ogni comunità vocazionale “nel suo essere espressione visibile di una comunione d’amore”.
♦ Riflettendo sulla parola “partecipazione”, il cardinale João Braz de Aviz e monsignor José Rodríguez Carballo invitano a chiedersi: “chi sono le sorelle, i fratelli che ascoltiamo e, prima ancora, perché li ascoltiamo?”. “Una domanda che siamo chiamati a farci tutte e tutti, perché non possiamo dirci comunità vocazionale e ancor meno comunità di vita, se manca la partecipazione di qualcuna o di qualcuno”.
L’invito è quello di entrare in nel “viaggio” di tutta la Chiesa sulla sinodalità, “con la ricchezza dei carismi e d nostre vite, senza nascondere fatiche e ferite”. “La partecipazione diventa allora responsabilità: non possiamo mancare, non possiamo non essere tra gli altri e con gli altri, mai e ancor più in questa chiamata a diventare una Chiesa sinodale”.

Partecipazione e corresponsabilità: ascoltare è accogliere.
L’ascolto significa “fare posto all’altro nella nostra vita, prendendo sul serio quello che per lui e importante”.
“La partecipazione assume cosi lo stile di una corresponsabilità da riferirsi ,prima ancora che alla organizzazione e funzionamento della Chiesa, alla sua stessa natura, la comunione, e al suo senso ultimo: il sogno missionario di arrivare a tutti, di avere cura di tutti, di sentirsi tutti fratelli e sorelle, insieme nella vita e nella storia, che è storia di salvezza”.
(fonte: cf. vaticannews.va/it/, 29 gennaio 2022).

La presenza dei religiosi è segno di gioia.
Una Testimonianza dall’India di alcuni anni fa.
♦ In un ospedale di missione ci sono delle suore infermiere. Una di esse scrive:
“Un ammalato di tubercolosi mi ha chiamata accanto al suo letto, e dopo avermi guardata fissamente, mi chiese:
– Vergine bianca, tu hai ancora la mamma?
– Sì, e sta bene per grazia di Dio.
– Hai anche delle sorelle?
– Ne avevo quattro, ma la più vecchia è morta poco tempo fa.
– Hai anche dei fratelli, vero?
– Sì.
-E anche molti parenti che ti vogliono bene?…
– Molti…; ma perché ti affatichi tanto a chiedermi tutto questo?
– Perché, vedi, io mi commuovo, vedendoti lavorare così, una signora come te! Tu hai una mamma, delle sorelle, dei fratelli e tanti amici. La tua vita sarebbe stata così dolce al tuo paese… Dimmi, dunque: “Perché hai abbandonato la gioia per venire qui a soffrire? Dimmelo”.
– Su, su, calmati… Vedi, a parlare ti fa male il petto. Più tardi ti dirò il nome di Colui che mi ha detto di venire a curarti.
E lo baciò in fronte.
(fonte: Storie di suore, Godfrey Press, Londra).

«La presenza dei religiosi è segno di gioia. Quella gioia che scaturisce dall’esperienza intima di Dio che riempie il nostro cuore e rende davvero felici» (Papa Francesco).

Oggi, 2 febbraio, è la festa della Presentazione del Signore al tempio ed è la giornata dei consacrati. – Sono migliaia i consacrati e le consacrate in tutto il mondo che accolgono il dono della vocazione con gioia e disponibilità nei molteplici carismi, che nella loro vita cercano il volto di Dio, impegnandosi a costruire la pace e la fraternità, nonostante le difficoltà. – Il mondo sembra non capire la loro scelta, però resta stupito e guarda con rispetto tutti quelli che seguono con coerenza la loro vocazione, consacrandosi all’amore per Dio e per il prossimo, non da solitari navigatori ma insieme, perché “chiamati a diventare una Chiesa sinodale”. “Il Signore ci ha chiamati per una missione di gioia!”. Quella gioia che scaturisce dall’esperienza intima di Dio che riempie il nostro cuore e rende davvero felici» (Papa Francesco).

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