Attualità Fede e dintorni

Vivo e sano dalla tempesta di neve

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

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Esce vivo e sano
dalla tempesta di neve.

Oggi 1 dicembre 2016, a Tropea è il primo dei 3 giorni dedicati al Venerabile P. Vito Michele Di Netta (1787-1849). Da Vallata, in Irpinia, un pellegrinaggio di 35 persone guidate dal Vescovo diocesano di Ariano Irpino vengono a ricordare il loro santo compaesano Vito Michele Di Netta, missionario redentorista vissuto per ben 37 anni a Tropea e ora sepolto nella chiesa del Gesù, dove ogni 3 del mese si fa la sua memoria. A Vallata presso tutti i vecchi del paese il Servo di Dio era tenuto in concetto di Santo. – Ecco la singolare avventura e grazia ottenuta da un contadino di Vallata.

Francesco Branca era contadino ed aveva 50 anni quando il 28/08/1897 depose la seguente storia in cui si dichiarava un assistito, quasi miracolato dal Servo di Dio P. Vito Michele Di Netta.

«Ho sempre inteso dire nel paese che il Servo di Dio era stato un monaco di santa vita, ma poi da un anno a questa volta ne ho inteso parlare con più calore e frequenza, sopra tutto in casa di D. Alfonso Batta, dove io sto per servizio.
♦ Il 24 gennaio del corrente anno 1897, all’una pomeridiana partii da Vallata per Trevico [a 1.094 mt slm], che dista circa tre chilometri per portare una lettera del detto mio padrone Batta al sig. D. Nicolini Petrella, il quale mi regalò una bevuta di vino di circa un quarto di litro.
Poi con la risposta ripartii da Trevico verso le 4 pomeridiane, nonostante che nevicasse e facesse forte tempesta.
♦ Però, fatti appena due o trecento metri di strada una folata di vento mi spinse fuori della via in un burrone, sicché essendo io troppo debole di vista per aver subita l’operazione delle cataratte e cominciando ad oscurarsi l’aria prima del tempo non mi sentii la forza di rimettermi in via, ed accovacciatomi in un punto mi coprì ben bene col mio tabarro, mi rassegnai a passarvi la notte.
Di tanto in tanto mi sforzavo di scuotere il mio tabarro che si riempiva di neve, ma questa cadeva in tanta quantità che io ne fui interamente circondato e quasi sepolto.
Alla mattina la nebbia era così fitta che sembrava non fare mai giorno, perché fino alle dieci nevicò sempre, ed io non mi mossi da quel punto.
♦  Il mio padrone di Vallata, non vedendomi ritornare nemmeno la mattina del 25, mandò persona a Trevico per domandare di me, e saputosi che di là io ero partito la sera precedente vi fu l’allarme nel parentado mio, ed anche i carabinieri pure si mossero ad andarmi in cerca e mi trovarono immobile nel luogo da me detto, perché le gambe si erano intirizzite e fui condotto a braccia fino alla caserma, dove fui rifocillato.
Ora io vengo a deporre che, stando sotto la neve, invocai a nome il Servo di Dio ripetutamente lungo il corso della notte dicendo: “Padre Di Netta, aiutami questa notte”, ed attribuisco a sua grazia se non morii sotto la neve; tanto più, che tenendo infermi gli occhi per la subita operazione delle cataratte, io temevo almeno di qualche afflussione agli occhi. Invece, in verità, io non soffrii nemmeno un dolore di testa.
Sono intanto ormai nove mesi da che ricevetti questa grazia, e tutti quelli che mi vedono mi invitano spesso a ricordarla, convinti tutti che fu veramente grazia ottenuta dal Servo di Dio; per cui c’è qualcheduno che giunge a chiamarmi: “Ecco il morto risuscitato”.

"Stando il Branca in tale disperata posizione sebbe l'interna ispirazione di raccomandarsi al Servo di Dio che invocò con grandissimo fervore. Il fatto è che, mentre da tutti si riteneva morto vista la nevicata cadutagli sopra tutta la notte, egli invece si trovò la mattina in mezzo alla neve sano e salvo, senza soffrire nemmeno un dolore di testa o di catarro, mentre poco tempo prima aveva sofferto l’operazione delle cataratte".
“Stando il povero Branca in tale disperata posizione ebbe l’interna ispirazione di raccomandarsi al Servo di Dio P. Di Netta che invocò con grandissimo fervore. – Il fatto è che, mentre da tutti si riteneva morto, vista la nevicata cadutagli sopra tutta la notte, egli invece si trovò la mattina in mezzo alla neve sano e salvo, senza soffrire nemmeno un dolore di testa o di catarro, mentre poco tempo prima aveva sofferto l’operazione delle cataratte”.

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