Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Vari i rosari, uguale la bellezza.
– Ottobre è per i cattolici il mese del rosario, che ovviamente viene pregato anche negli altri mesi.
– La forma cattolica ripropone i “misteri” della vita morte e risurrezione della vita di Gesù contemplati al ritmo delle Ave Maria: 10 avemaria per ogni mistero.
– C’ anche la formula “komboloi”: è la preghiera di Gesù o preghiera del cuore: Signore Gesù Cristo Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore. Questa supplica, intercalata nel grano maggiore con un Padre nostro, viene ripetuta per tutti i grani del conta preghiere.
– Il rosario non è però una esclusiva dei cattolici: il termine può darsi, ma la sostanza appartiene a diverse religioni. Infatti c’è una ricca varietà di “rosari” pregati nelle varie religioni, simili, almeno nella forma se non nell’uso, a quello cattolico. – La preghiera, fatta bene, fa bene a tutti gli uomini, perché tutti – musulmani, buddisti, ebrei – cattolici, sono figli dello stesso Padre.
– Ed eccola storia di oggi: una storia che fa piacere pubblicare e diffondere nel pieno rispetto delle religioni e delle persone: il rosario del musulmano. Il sacerdote testimone oculare di questa preghiera ne è rimasto molto colpito. La preghiera, fatta bene, fa bene a tutti gli uomini, perché tutti – musulmani, buddisti, ebrei – cattolici, sono figli dello stesso Padre.
♦ Alla Stazione di Trento aspettava il treno con me un giovane di colore che, con sorprendente naturalezza, teneva in mano e faceva scorrere fra le dita, con abilità e speditezza, una grande “corona”.
Mi incuriosiva che un giovane tenesse in mano, senza ostentazione, né imbarazzo alcuno, uno strumento di preghiera. Mi avvicino e, guardandolo con simpatia, gli domando cosa avesse in mano e che cosa stesse mormorando con le labbra.
– Una corona di 99 grani – mi risponde.
♦ Poi mi precisa che la tiene in mano il più a lungo possibile, per pregare. Confessa che, stringendo grano dopo grano, la gira varie centinaia di volte al giorno.
♦ Con un atteggiamento di chi sta facendo la cosa più ovvia al mondo, aggiunge che lui è musulmano, nato da una famiglia, da tanto tempo ben radicata nella religione islamica.
♦ Alle mie domande risponde che si chiama Abramo, ha 29 anni, è laureato in ingegneria ed in lingue; e il suo lavoro è di ricercatore in una università italiana.
♦ Visto che il rapporto con lui si faceva sempre più semplice, capii che gli potevo liberamente rivolgere domande ancor più personali.
– Cosa dici ad ogni grano che ti passa tra le dita e per centinaia di volte al giorno? -.
♥ Il suo volto si fa particolarmente luminoso, quasi a tradire la soddisfazione di poter manifestare anche la sua anima.
– Mi rivolgo a Dio e gli dico per una corona intera: “Dio mio perdonami…Dio mio perdonami”. Oppure per un altro giro di corona ripeto: “Ti ringrazio e ti lodo mio Dio…Ti ringrazio e ti lodo mio Dio.” Questa è la mia giaculatoria preferita, perché quando prego, e prego più a lungo possibile, quasi unicamente ringrazio. Svegliandomi…subito gli dico: grazie! Da Lui riceviamo la vita sempre e tutto il resto.”
♥ Poi, quasi a coinvolgermi nella sua certezza appassionata, afferma che bisogna pregare molto…; la preghiera ti dà tanta pace, ti infonde coraggio per andare avanti. “Io prego per me, ma mi sembra molto importante pregare per gli altri”.
♥ Conclude dicendomi che “la preghiera fa bene a tutti gli uomini, perché tutti, musulmani, buddisti, ebrei, cattolici, siamo tutti figli dello stesso Padre”.
♦L’arrivo del treno ci divise. Lo salutai con un sorriso riconoscente: “Grazie, Abramo! Mi hai insegnato a pregare”.
(fonte: Padre Andrea Panont in zenit.org 4 ottobre 2016).