Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Una vita spesa per i poveri, Annalena Tonelli.
Il 30 novembre 2001 veniva invitata in Vaticano una donna coraggiosa, Annalena Tonelli, a rendere testimonianza della sua presenza in Somalia. Le sue parole impressionarono vivamente.
– Meno di due anni dopo, il 5 ottobre 2003, la missionaria laica italiana verrà uccisa con un colpo alla nuca da due uomini armati a Borama, nella struttura sanitaria da lei diretta e fondata in Somaliland.
– Ma già in Italia aveva trascorso sei anni passati al servizio dei poveri di uno dei bassifondi della natale Forlì, dei piccoli ospiti del locale brefotrofio, delle bambine con disabilità mentale e vittime di grossi traumi di una casa famiglia. – Una vita spesa per i poveri: la sua straordinaria esperienza è pubblicata in un volume di lettere “Lettere dal Somaliland”.
Parole vive di una testimonianza esistenziale.
♥ «Scelsi di essere per gli altri: i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i non amati che ero una bambina e così sono stata e confido di continuare a essere fino alla fine della mia vita.
♥ Volevo seguire solo Gesù Cristo. Null’altro mi interessava così fortemente: Lui e i poveri in Lui. Per Lui feci una scelta di povertà radicale… anche se povera come un vero povero, i poveri di cui è piena ogni mia giornata, io non potrò essere mai.
♥ Vivo a servizio senza un nome, senza la sicurezza di un ordine religioso, senza appartenere a nessuna organizzazione, senza uno stipendio, senza versamento di contributi volontari per quando sarò vecchia. Sono non sposata perché così scelsi nella gioia, quando ero giovane. Volevo essere tutta per Dio».
♦ Con queste ormai celebri parole si presentava Annalena Tonelli, rendendo testimonianza in Vaticano. Era il 30 novembre 2001. Meno di due anni dopo, il 5 ottobre 2003, la missionaria laica italiana verrà uccisa con un colpo alla nuca da due uomini armati a Borama, nella struttura sanitaria da lei diretta e fondata in Somaliland.
♦ Aveva 60 anni, trentaquattro dei quali trascorsi in Africa.
♥ Nel presentarsi, Tonelli proseguiva raccontando i sei anni passati al servizio dei poveri di uno dei bassifondi della natale Forlì, dei piccoli ospiti del locale brefotrofio, delle bambine con disabilità mentale e vittime di grossi traumi di una casa famiglia, dei poveri di terre lontane aiutati grazie alle attività del Comitato per la lotta contro la fame nel mondo che lei stessa aveva contribuito a far nascere.
♥ Poi la decisione di partire: «Credevo di non poter donarmi completamente rimanendo nel mio paese (…) compresi presto che si può servire e amare dovunque, ma ormai ero in Africa (…).
Partii decisa a gridare il vangelo con la vita sulla scia di Charles de Foucauld, che aveva infiammato la mia esistenza. Trentatré anni dopo grido il vangelo con la mia sola vita e brucio dal desiderio di continuare a gridarlo così fino alla fine».
Come effettivamente è avvenuto.
Profilo di una donna straordinaria
♦ Nata il 2 aprile 1943 e laureata in giurisprudenza, Tonelli lascia l’Italia nel 1969.
Su consiglio di un’amica, parte per Nairobi, dove insegna inglese nelle scuole dei Missionari della Consolata e lavora come ragazza alla pari. L’anno dopo è docente nella scuola governativa di Wajir, nel nord-est del Kenya.
♦ Raggiunta da Maria Teresa Battistini e da altre compagne, fonda una piccola comunità di laiche missionarie dedita, in particolare, ai nomadi del deserto e apre un orfanotrofio.
♦ Inizia poi ad occuparsi dei malati di tubercolosi, mettendo a punto — lei, priva di formazione medica — una profilassi, ancora utilizzata dall’Organizzazione mondiale della sanità.
♥ Tuttavia, per aver denunciato il massacro avvenuto il 10 febbraio 1984 all’aeroporto di Wagalla, Tonelli viene espulsa dal Paese in quanto «persona non gradita», e viene sciolta la comunità di laiche missionarie.
♦ Si trasferisce dunque in Somalia, prima a Merka e poi, dal 1996, a Borama dove fonda un ospedale per i tubercolotici e gli ammalati di Aids, poi successivamente una scuola per bambini sordi e con disabilità, nella convinzione che l’istruzione sia la chiave per migliorare la situazione economica e sociale della popolazione.
♥♥ Pochi mesi prima di essere uccisa, il 25 giugno 2003 riceve il Nansen Refugee Award dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite.
“Lettere dal Somaliland” di Annalena Tonelli
♦ La testimonianza Annalena Tonelli (sopra riportata) è pubblicata in calce al nuovo volume — il terzo — Lettere dal Somaliland che presenta le missive che Annalena Tonelli scrisse da Borama in Somaliland negli ultimi sette anni della sua vita, dal 1996 al 2003.
♦ Pubblicato anche questo dalle Edizioni Dehoniane (Bologna, 2018, pagine 448, euro 20), dopo gli epistolari da Kenya (2003) e Somalia (2016), dal libro emerge il contesto fanatico e intollerante in cui la vocazione alla povertà della volontaria italiana si è radicalizzata in una chiamata alla «grazia a caro prezzo»: «Voglio solo essere gettata, gettarmi nelle fondamenta di qualcosa che cresce alla sequela di Gesù Cristo, alla presenza di Dio. Punto e basta».
♦ Le lettere raccontano l’apertura e il fiorire del suo ultimo ospedale a Borama, in quel Somaliland che inizialmente era sembrato più ospitale del resto della Somalia, ma dove invece Tonelli subirà un’ostilità e una violenza mai incontrate prima.
♥ Un tempo difficilissimo a cui risponderà nel solo modo che conosce e testimonia. «Amare tutto e tutti: senza compromessi, senza mezze misure» perché se «non ci decidiamo di buttarci tutto quello che non conta alle spalle e ci convertiamo all’amore, abbiamo sicuramente sciupato la nostra vita».
♦ Ma le lettere raccontano anche le sfide sanitarie (è un momento di transizione: la tubercolosi comincia infatti a non rispondere più ai farmaci) e le difficoltà di un tentativo di dialogo condotto da una donna, bianca, cristiana, non sposata e sola in un mondo di maschi, musulmani, organizzati in potenti clan.
♦ Difficilissimo inoltre è anche il dialogo con una certa parte della Chiesa.
♥♥ «Duro è presentarsi ogni volta come persona singola senza un’organizzazione alle spalle, durissimo con i religiosi non essere parte di una comunità religiosa di qualsiasi genere. In molti di loro si scatena ancora il riso di fronte a una “laica” singola e “impegnata” ».
♦ Sono pagine densissime queste di Annalena Tonelli. Pagine in cui si intrecciano — con parole spessissimo italiane, a volte inglesi, tra corsivo, stampatello maiuscolo e un grande uso della punteggiatura — il bisogno di condivisione e quello di silenzio, mentre si sente «divorata dagli altri. Ho sempre usato il termine divorare da quando servo gli altri a tempo pieno».
Il sogno spezzato, ma ancora vivo
♥ Se, come scrive Emanuele Capobianco nell’introduzione, «la felicità di Annalena era ridare il respiro ai tubercolotici, donare musica e danza ai bimbi sordi, salvare altre figlie dalla mutilazione genitale, ma soprattutto “pianare nei cuori” anche in quelli più rocciosi», si è trattato di un lavoro profondo e difficilissimo, segnato da salite continue, e sempre nuove.
♥ «Voglio essere viva, a costo di stare male, di essere tormentata, percossa, fatta a pezzi… ma viva».
L’ultima lettera scritta da Annalena è datata 3 ottobre 2003. «Sono sotto prove tremende ogni giorno. Sono perseguitata, calunniata, attaccata. Sono accusata di aver portato l’Aids a Borama… La mia — scrive a Daniela — è un po’ la storia che forse conosci dei profeti biblici di antica memoria. No, non c’è orgoglio nelle mie parole. Chi soffre quello che patisco io sa la verità di quanto dico. Nessuno mai vorrebbe essere perseguitato così. Ogni coraggio, ogni forza, ogni luce».
(fonte: cf. Osservatore Romano, 12 febbraio 2019).