Attualità

Una visita ad Auschwitz

“Giorno della memoria”, in ricordo di tutte le vittime di quei crimini

Affinché non si ripetano più tali tragedie

Binario di Auschwitz – Birkenau
Aushwitz – forno crematorio
Suor Giuseppina dinanzi all’ingresso
Auschwitz – cancello d’ingresso

Il 27 gennaio 1945, i soldati dell’Armata Rossa aprivano i cancelli del campo di concentramento nazista della città polacca di Oswiecim, nota con il nome tedesco di Auschwitz, liberando i pochi superstiti.
A questo luogo di dolore sono arrivato anch’io in uno dei miei viaggi missionari.
Era il 25 gennaio 2008 quando mi recai da Krakow in visita ad Auschwitz: erano insieme a me suor Giuseppina, italiana, delle Suore del Buono e Perpetuo Soccorso in missione a Krakow dove insieme ad altre consorelle guida un centro di accoglienza e formazione per ragazze bisognose, e P. Stanislao, superiore dei redentoristi di Krakow, oggi in missione in Italia.
La prima cosa che mi colpì è che il nome di Auschwitz restava confinato soltanto nella zona sinistramente nota, mentre la città mostrava (e gelosamente) il suo nome polacco di Oswiecim. Poi una sosta davanti al cancello d’ingresso del campo di sterminio sormontato dalla scritta “Arbeit macht frei” (Il lavoro rende liberi): scritta rubata e ritrovata ultimamente.
E quindi un doloroso pellegrinaggio di padiglione in padiglione, lasciando che tutte quelle terribili immagini si imprimessero nella memoria: le baracche, il muro delle esecuzioni, la trave per le impiccagioni, le camere a gas, i forni crematori, le grandi sale sove sono raccolti gli oggetti personali delle vittime passate da questo campo di sterminio: capelli, scarpe, valigie e borse, effetti personali, barattoli vuoti del gas usato nelle camere a gas,i padiglioni delle varie nazioni.
Mi si accapponò la pelle nel padiglione italiano: oltre 40.000 le vittime italiane in questo campo; ma sentivo benissimo di non fare distinzione di nazionalità: qui era tutta l’umanità ad essere stata oltraggiata da una barbarie che non si pensava possibile, soprattutto nel XX secolo. Tutta l’umanità è stata vittima in questi luoghi della vergogna.
E oltre al dolore per le vittime morte, il dolore delle vittime sopravvissute: porteranno le ferite per tutta la vita, interrogandosi “Perché… perché?”.
Benvenuta, allora, giornata della memoria! Aiutaci a restare con la coscienza sveglia dinanzi alle aberrazioni e alle stupidità di quella parte di umanità che preferisce vivere e agire ancora nell’oscurità delle notte dei tempi dove violenza e sopraffazione sembrano dare “sensazioni” di onnipotenza.
Accanto ai tanti interventi espressi da ogni parte del mondo, colpiscono le Parole del Papa dette nella Udienza settimanale di ieri, 27 gennaio 2010, giorno della memoria: “Oggi, si celebra il “Giorno della memoria”, in ricordo di tutte le vittime di quei crimini, specialmente dell’annientamento pianificato degli Ebrei, e in onore di quanti, a rischio della propria vita, hanno protetto i perseguitati, opponendosi alla follia omicida. Con animo commosso pensiamo alle innumerevoli vittime di un cieco odio razziale e religioso, che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte in quei luoghi aberranti e disumani.
La memoria di tali fatti, in particolare del dramma della Shoah che ha colpito il popolo ebraico, susciti un sempre più convinto rispetto della dignità di ogni persona, perché tutti gli uomini si percepiscano una sola grande famiglia. Dio onnipotente illumini i cuori e le menti, affinché non si ripetano più tali tragedie!”

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