Attualità

Valanga di fango su Tropea

In mattinata è giunto il prefetto Sodano

Scattato l’allarme per rimuovere gli oltre 8mila metri cubi di detriti

Una montagna di fango si è scaraventata sul centro abitato di Tropea, sfiorandone la tragedia. Alle 4.25 il secondo costone della frazione Sant’Angelo di Drapia si è staccato dalla roccia e, complice l’intensità della pioggia, fulmineo si è riversato sulla ex statale 522. Ha invaso l’arteria all’uscita della galleria, nei pressi del depuratore Argani, poi, con furia, ha imboccato il torrente Annunziata e ha raggiunto la città, invadendo viale don Mottala all’altezza del locale posto di Polizia. Quindi, ha puntato la discesa di Rocca Nettuno ed è finito a mare portando con sé i detriti che ha trovato lungo il suo feroce percorso. L’allarme è stato lanciato dal gruppo comunale di Protezione Civile che, in allerta sul territorio dal primo pomeriggio per monitorare la zona, ha vissuto l’inizio della tragedia. In costante contatto con la sala operativa della direzione regionale della Protezione Civile, ha subito avvertito i carabinieri della Compagnia di Tropea che, a loro volta, hanno allertato il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco che, prontamente, hanno raggiunto la zona. Appena giunti sul posto, la scena di fronte agli occhi ha, immediatamente, fatto pensare al peggio. Una valanga di fango di 8mila metri cubi che da monte si dirigeva, indisturbata, a valle, investendo, violentemente, tutto ciò che ha trovato davanti a sé. Del resto, per chissà quale miracolo, il caso ha voluto che in quel momento non ci fossero macchine a percorrere l’arteria e, soprattutto, abitanti lungo la strada del centro urbano. Per tutta la notte, uno schieramento di forze dell’ordine, tra cui, anche, il direttore regionale della Protezione Civile Eugenio Ripepe, ha lavorato per accertarsi che sotto i detriti non ci fossero vittime. Poi, contemporaneamente, con i mezzi spostamento terreno altre squadre hanno cercato di liberare dal fango le arterie cittadine e di disostruire la condotta delle acque bianche, posta lungo il torrente Annunziata. Infine, altri uomini hanno deviato il corso della valanga che, precipitandosi a mare, rischiava di invadere le vasche del depuratore di Marina del Convento. Nel frattempo, gli abitanti delle case che si affacciano su viale Don Mottola non nascondono la propria rabbia e paura, quando in piena notte sono stati svegliati dalla furia della natura che, per questa volta, non ha voluto mietere vittime. Scansata la tragedia umana, ovviamente non si può che pensare alle cause che hanno generato un tale disastro. Il pensiero, naturalmente, va alle condizioni di totale abbandono in cui versa l’intero territorio costiero del Vibonese. Invaso, costantemente, dai detriti di ogni sorta, sotto gli occhi incuranti di tutti. Quelli delle Istituzioni, di ogni livello, e della stessa popolazione. Colpevole, infatti, è l’abusivismo edilizio che ha invaso e deviato il naturale corso dei fiumi. Colpevole è il disboscamento dei costoni che fa perdere la rete naturale creata dalle radici degli alberi e genera continui smottamenti e frane. Colpevole è chi deposita, incurante, addirittura le carcasse delle macchine che, come è successo ieri, vengono trascinate a valle dalla forza della natura che, giustamente, si ribella. Che Tropea necessita di un’attenzione politica regionale è, ormai, storia. E’ circondata da ben tre torrenti, tra cui il Lumia e il Burmaria recentemente puliti, ed è posizionata sulla suggestiva ma, tristemente, malata Rupe che continua a dare segni di forte cedimento. Del resto, è passato un anno da quando si è avuto il primo consistente crollo di una parte della Rupe che ha fatto scattare l’allarme sulle condizioni della sua salute. Da quel giorno un’infinita serie di parole, mista a qualche intervento non certo risolutivo. Ma è ovvio che serve una seria operazione sinergica che dia una battuta d’arresto al peggio. Ieri mattina, mentre si assisteva alla furia della valanga in zona Marina, dall’alto sono caduti pezzi di roccia all’altezza del cimitero cittadino situato proprio sulla Rupe. Anche se sono stati evitati i danni maggiori al depuratore, il fango ha raggiunto la struttura danneggiandone la griglia e il relativo motore con infiltrazioni di detriti nelle vasche. Sul posto, un grande schieramento di forze che ha saputo gestire l’emergenza. Presenti, sin dalle prime ore del mattino, gli amministratori comunali e il responsabile dell’Ufficio tecnico Francesco Grande. In tarda mattinata è giunto il prefetto Ennio Mario Sodano che ha voluto constatare la gravità dell’accaduto.


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