Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Una santa Martire della Siberia.
– I santi non finiscono di stupirci quando li conosciamo.
– In una terra gelida come la Siberia, in un periodo storico travagliato, devastato dall’odio e dalla violenza, Tatiana Nikolaevna Grimblit fece brillare la calda luce dell’amore, andando a cercare le persone che soffrivano di più, i detenuti, per aiutarli con la sua premurosa carità.
– Continuò la sua nobile missione nonostante le persecuzioni, senza mai stancarsi, fino a sacrificare la sua stessa vita nel 1937, fucilata nel poligono di Butovo, “il Golgota russo”, dove tantissimi ortodossi vennero uccisi.
– Durante il processo aveva confessato a viso aperto la sua fede. Interrogata sulla croce che portava al collo, rispose: «Per la croce che porto darò la mia testa. Finché sarò viva, nessuno me la rimuoverà. Se qualcuno cerca di rimuovere la croce, la toglierà solo con la mia testa, perché l’ho indossata per sempre». E aveva scritto: «Amore, con la croce sposata, mi chiama: avanti, avanti ».
– Per decreto del santo sinodo della Chiesa ortodossa russa, il 17 luglio 2002, è stata annoverata tra i santi. Così questa ardente attivista e delicata poetessa, i cui versi purtroppo non sono ancora mai stati tradotti in italiano, è ora venerata come nuova Santa Martire della Russia.
Versi dolcissimi di una donna forte.
«Sempre sempre, nella preghiera sarò un grazie a Te, Signore,
perché la vita è passata tutta sotto la tua mano.
Ho amato il più possibile; la mia ricompensa è stata la pace».
Questi versi di Tatiana Nikolaevna Grimblit, composti nel 1931, riassumono bene tutta la sua esistenza.
♦ Tatiana Nikolaevna Grimblit nacque a Tomsk, nel sud della Siberia, il 14 dicembre 1903. Entrambi i suoi genitori, Nikolai Ivanovich Grimblit e Vera Antoninovna Grimblit, erano profondamente credenti.
Inoltre la piccola fu segnata dagli insegnamenti e dalla testimonianza di suo nonno, l’arciprete ortodosso Antonin Alexandrovich Misyurov.
♦ Ella conservò sempre una memoria commossa della sua infanzia felice, dei giochi con la sorellina e i due fratellini, della sua casa piena di amore, costantemente benedetta dalla soave luce delle candele poste davanti alle sacre icone.
In una poesia scrisse:
«Oh, i giorni dei bambini, senza preoccupazioni e dolore,
li ricorderò sempre con dolcezza e il cuore dirà: sono terminati.
L’anima piangerà il passato».
♦ Tatiana si iscrisse al ginnasio femminile Mariinskij della sua città, dove terminò i suoi studi nel 1920. Proprio in quell’anno morì suo padre, che era stato uno stimato funzionario pubblico.
Ella trovò subito lavoro come insegnante in una scuola per bambini, impegnandosi a dare loro un’educazione profondamente cristiana.
Tempo di persecuzione e pratica eroica della carità.
♦ Ma i tempi erano tragici. I rivoluzionari, giunti al potere, mandavano i loro avversari nei terribili gulag della Siberia. In catene, continuavano a giungere a Tomsk gli oppositori del regime.
♥ Mentre tanti si lasciavano avvelenare dall’odio e tanti si chiudevano nell’egoismo e nell’indifferenza, cercando disperatamente di salvare solo se stessi e di sopravvivere alla bufera, Tatiana, a soli 17 anni, decise di dedicarsi ad alleviare le sofferenze dei prigionieri, portando loro del cibo e abiti pesanti.
♥ Accompagnava ogni pacco con una lettera piena di parole di incoraggiamento. Chiedeva alle guardie della prigione di consegnare le provvigioni a quei detenuti che non ricevevano sostegno da nessuno. A Tatiana stava a cuore di assistere chi era più solo, si trattasse di carcerati per motivi politici, a causa della fede o per reati comuni.
♥ La sua attività di Tatiana tuttavia non fu sporadica, ma sempre più sistematica. Ella cercò di sensibilizzare anche altre persone a quest’opera di carità. Dal canto suo aumentò i sacrifici personali.
Interrogata perché conducesse una vita tanto frugale, rispose: «Preferisco vestirmi più modestamente e mangiare più semplicemente e poi usare i soldi risparmiati per inviare qualcosa a chi ha bisogno».
♦ In una fotografia, infatti, la si vede vestita da contadina, ma l’umile fazzolettone che le copre i capelli non può nascondere l’ovale perfetto del volto, né lo sguardo dolcissimo degli occhi.
♥ Pensando a chi soffriva nel gelo dei gulag, scriveva: «Oh, quanto fuoco ho nella mia anima per riscaldarti».
La carità: un fuoco divorante.
♥ Spinta da un amore ardente per il Signore, Tatiana mise in piedi una rete di aiuti, con un raggio sempre più vasto di azione.
♦ Nel 1923, quando fu necessario recarsi a Irkutsk con un viaggio lungo e faticoso, ella non si tirò indietro, poiché riconosceva il volto di Cristo in quello di ogni sofferente. Ma a Irkutsk la sua attività destò sospetti: fu arrestata, accusata di attività antirivoluzionaria e messa in prigione per quattro mesi.
♦ Nel 1925, a gennaio e a maggio, altri due arresti.
♦ Nel 1926 le autorità decisero di mandare Tatiana in esilio nel distretto autonomo di Zyryan per tre anni.
♦ Di conseguenza, ella dovette lasciare il suo lavoro di insegnante. In data 1° luglio 1926 fu portata a Ust-Sysolsk, poi nel remoto villaggio di Ruch.
♥ Proprio qui, molto probabilmente, ebbe una serie di preziosi incontri con vescovi e laici esiliati. Per impedire tali rapporti, la spostarono nel Turkestan. «Piccione dolce, vola, di’ alla mia famiglia che sono molto più vicina anche se vado dall’altra parte», scriveva Tatiana.
♥ In seguito a un’amnistia, il 16 marzo 1928 poté partire per Mosca. Dopo tante persecuzioni, il suo animo non era affatto spezzato, e anzi ella riprese il servizio a favore dei detenuti con un tale zelo che i suoi contemporanei la dissero emula di san Filarete il Misericordioso.
Nel campo di concentramento imparò nozioni di medicina.
♦ Ma il 14 aprile 1931 fu nuovamente arrestata e condannata a tre anni di lavoro in un campo di concentramento nella regione degli Urali. In questo periodo, con grande sacrificio, ella riuscì a trovare un nuovo modo per aiutare il prossimo: studiò medicina e iniziò a lavorare come paramedico.
♦ Rilasciata nel 1932 col divieto di vivere in dodici città dell’Unione Sovietica, scelse Jur’ev -Polskij come suo luogo di residenza. Lavorò con grande zelo come infermiera in questa città, poi a Mosca e in alcuni villaggi della zona, donando quasi tutto ciò che guadagnava per soccorrere i prigionieri.
♥ In un quadernetto riversava lo splendore della sua anima, scrivendo poesie vibranti di fede:
«Sola, con tutta la mia anima, sulla croce / ti amo.
Per sempre nel mio petto hai versato la bellezza col tuo richiamo».
«Amore, con la croce sposata, mi chiama avanti, avanti»;.
«Con questa coscienza con la croce sulle spalle vedete Cristo davanti
coraggiosamente, per la verità.
Il Signore è sempre con noi. Il mio angelo è puro».
«O Crocifisso, /ti imploro, dammi la forza di tacere e sopportare.
Sola in una notte buia buia, che io canti canzoni di lode.
Non ho bisogno di più felicità: voglio solo servire il mio prossimo.
Di notte, mio Salvatore, voglio lodarti dal profondo del cuore».
«Fuori, passeggiata d’argento nella natura. La Sua luce radiosa illumina l’intero campo».
Il martirio e la gloria.
♥ L’ultimo arresto avvenne il 6 settembre 1937. Proprio quel giorno Tatiana aveva scritto: «Per Dio non solo in prigione, ma anche nella tomba andrò con gioia».
♥ Durante il processo confessò a viso aperto la sua fede. Interrogata sulla croce che portava al collo, rispose: «Per la croce che porto darò la mia testa. Finché sarò viva, nessuno me la rimuoverà. Se qualcuno cerca di rimuovere la croce, la toglierà solo con la mia testa, perché l’ho indossata per sempre».
♥ Il 23 settembre 1937 fu fucilata nel poligono di Butovo, “il Golgota russo”, dove tantissimi ortodossi vennero uccisi.
♥ L’11 ottobre 1991 la Procura dell’Urss riabilitò la figura di Tatiana Grimblit, riconoscendone la totale innocenza.
La giovane martire è oggi una delle sante più venerate in Russia.
♥ Nel 2010 la regista Inga Monaenkova le ha dedicato il film Dare tutto.
♥ Nello stesso anno è nato in Russia il Servizio dei volontari ortodossi di Santa Tatiana Grimblit che si offrono per l’assistenza dei malati, dei piccoli affetti da tumore e degli anziani.
(fonte: cf L’Osservatore Romano, 22 settembre 2021).