Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Una rosa è sbocciata, antico canto natalizio.
– Un fiore nel cuore dell’inverno è sbocciato, come il germoglio dal tronco di Iesse.
– Un antico canto natalizio nato dallo stupore di un monaco nel contemplare una rosa sbocciata nel cuore dell’inverno. Un canto che è diventato patrimonio spirituale dei cattolici e dei protestanti, che fecero fatica ad accettarla per il suo forte carattere mariano, ma poi vi apportarono qualche modifica.
– Un canto che con semplici versi fece una efficace sintesi di due dogmi: la verginità di Maria e la duplice natura di Gesù, Dio e insieme uomo.
– Nel 1609, il compositore protestante Michael Praetorius elaborò questo canto, facendone un corale a 4 voci che è entrato in tante raccolte e utilizzato anche in altre opere. Il canto ebbe larga diffusione in tutta la Germania e venne tradotto in varie lingue: inglese, olandese, svedese, norvegese, finlandese ed anche in francese. Oggi si trova anche nelle raccolte italiane.
Origine del canto.
♦ Erano i primi anni del XIII secolo. Nella grande abbazia benedettina di Corvey, posta nella Germania Centro-settentrionale, il monaco Bernardus voleva preparare la cappella per la recita dell’ufficiatura serale.
Era la vigilia di Natale e il freddo non lasciava tregua; le pareti erano ghiacciate anche all’interno del locale.
A un tratto nella semioscurità, rischiarata solo dal lume di poche candele, il monaco notò qualcosa di bianco lungo il muro vicino all’altare: si avvicinò e con grande stupore vide che si trattava di una rosa, che sporgeva da una fessura.
Dapprima non credette ai suoi occhi, poi, guardando bene da vicino, i dubbi scomparvero: era proprio una rosa bianca, sbocciata nel pieno del gelo invernale.
♥ Un fatto insolito, se non miracoloso. Gli venne alla mente la frase del profeta Isaia «Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse». Ecco, la predizione si era avverata! Bernardus si sedette nel primo banco e meditò un poco; poi gli vennero spontanei alcuni versi. Corse in sagrestia, dove trovò un pezzo di pergamena e con la penna d’oca, in uso allora, scrisse le parole nel dialetto basso tedesco parlato nella sua terra.
Era una strofa di sette versi, la forma letteraria frequente nella poesia nordica di allora e in seguito rilanciata da Lutero. Il monaco si mise in meditazione e scrisse altre due strofe. Vi fu aggiunta in seguito l’ultima strofa a chiusura.
Le strofe.
1. Una rosa è sbocciata
da una radice tenera.
Come ci cantarono gli antichi,
da Jesse venne il germoglio.
E ci ha portato un fiorellino,
proprio nel freddo inverno,
nel mezzo della notte.
2. La rosellina, che io intendo
e di cui parla Isaia,
ce l’ha portata da sola Maria,
la vergine pura.
Per consiglio eterno di Dio
ella partorì un bimbo,
ma restò pura vergine.
3. Il fiorellino così piccolo
ha un profumo così dolce;
con il suo splendore tanto chiaro
scaccia l’oscurità.
Vero uomo e vero Dio,
aiutaci in ogni sofferenza:
salvaci dal peccato e dalla morte.
4. Lode e gloria sia a Dio Padre,
al Figlio e allo Spirito Santo;
sia benedetta nel modo più sublime
Maria, la madre di Dio.
Colui che giace nella mangiatoia
allontana da noi l’ira di Dio
e trasforma la notte nel giorno.
I semplici versi costituiscono una efficace sintesi di due dogmi: la verginità di Maria e la duplice natura di Gesù, Dio e insieme uomo La canzone si diffuse in tutta la Germania. Dopo la Riforma luterana essa restò in uso tra i cattolici, mentre le chiese protestanti stentavano ad accettarla per il suo forte carattere mariano. Nel 1599 ve ne fu la prima pubblicazione a Colonia nel cattolico Cantorale di Spira.
La musica.
♥ Dieci anni dopo, nel 1609, il compositore protestante Michael Praetorius elaborò questo canto, facendone un corale a 4 voci, ancor oggi eseguito.
La melodia venne ripresa dal celebre sinfonista Johannes Brahms, che ne fece un preludio per organo.
Il compositore tedesco Hugo Distler inserì nel 1933 il corale in un grandioso Oratorio di Natale e lo stesso fece nel 1990 il musicista svedese Jan Sandstrom.
♥ Il bel canto, dalla gradevole e festosa melodia, venne tradotto in varie lingue: inglese, olandese, svedese, norvegese, finlandese ed anche in francese. Entrato nei libri di canto delle Chiese Evangeliche tedesche e svizzere, venne inserito nel Gotteslob cattolico fin dalle prime versioni di questo.
Nella recente sua edizione ecumenica (2013) l’ultimo verso della seconda strofa, già oggetto di differenze interpretative, è stato modificato così: «Ella ha partorito un bimbo che ci porta tutti alla beatitudine celeste».
(fonte: cf L’Osservatore Romano, 23 dicembre 2019).