Santa Pasqua 2011
Ai Fedeli della Diocesi
Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea
Carissimi,
è Pasqua di Gesù! È la nostra Pasqua di risurrezione! È memoria del nostro Battesimo, con cui siamo diventati partecipi della morte e risurrezione di Cristo!
Come ci ha ricordato il Santo Padre Benedetto XVI nel recente Messaggio per la Quaresima, col Battesimo “l’uomo muore al peccato, è fatto partecipe della vita nuova in Cristo Risorto e riceve lo Spirito di Dio“. È iniziata, pertanto, anche per noi l’avventura gioiosa ed esaltante dei discepoli, che dopo i giorni delle tenebre sono usciti dal sepolcro alla luce nuova della. vita di figli di Dio.
Pasqua è tutto questo! È amore che riscopre la forza di gridare che è finito il tempo dell’odio, della violenza, della disumanità, dell’abbandono a se stessi. Gesù ci ha insegnato tutto questo quando dall’alto della Croce, alzando gli occhi al cielo, lanciò la sua sfida: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Le 23,34). Anche per noi il segno della Pasqua è il perdono: “Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati” (Mc 11,25-26).
Questa nostra terra ha bisogno di esperimentare la Pasqua, di uscire dal sepolcro del negativo; ha bisogno di perdonare e di farsi perdonare. Pasqua è dono di rinata fratellanza; è dono di pacificazione.
Scriveva il santo vescovo D. Tonino Bello che “la pace è dono. Anzi, è «per-dono». Un dono «per». Un dono moltiplicato. Un dono di Dio, che, quando giunge al destinatario, deve portare anche il «con-dono» del fratello. Solo chi perdona può parlare di pace. E a nessuno è lecito teorizzare sulla non violenza o ragionare di dialogo tra i popoli o maledire sinceramente la guerra, se non è disposto a quel disarmo unilaterale e incondizionato che si chiama «perdono»”.
Ma come è difficile perdonare! Pensiamo di sminuire la nostra personalità, di mostrarci deboli: era. l’accusa che veniva rivolta ai primi cristiani perseguitati, che, pur maltrattati, non reagivano preferendo andare incontro al martirio perdonando.
Come sarebbe fantastico un mondo senza odio, senza illegalità morali ‘e civili; una umanità “innamorata” dell’uomo; una umanità che coltiva il perdono come la prova più grande d’amore e di fiducia da consegnare a chi ci ha fatto del male. Il perdono ricevuto e donato è festa di risurrezione reciproca, è Pasqua totale.
È lecito sognare! E da veri cristiani sperare nella risurrezione di tutti e di ciascuno, sperare in una nuova primavera di colori e di suoni.
Mi viene da pensare alle scenografiche processioni pasquali dell’Affruntata diffuse in quasi tutto il Vibonese! Giovanni che corre da Maria per portarle la notizia che Gesù è risorto! Insieme poi di corsa per andare ad incontrare il Risorto! Non è la rappresentazione scenica di un incontro d’amore? Non sono il segno di una umanità risorta per il dono reciproco della riconciliazione e del perdono?
Quanto sforzo si fa per la buona riuscita della processione (magari ricorrendo a sistemi non sempre… evangelici e cristiani, con aste delle statue, ritualità e simbologie a volte discutibili…)!
Ma se allo sforzo organizzativo non segue un miglioramento dei rapporti personali e sociali, se l’incontro e la festa di Maria e Giovanni col Risorto non diventano la festa del nostro abbraccio con il prossimo, che servono queste processioni? Se le nostre vite restano cadaveri rinchiusi nel sepolcro, se restiamo nella nostra incapacità di spalancare la porta e di far saltare la pietra che l’occlude, che vale tutto l’apparato scenografico indiscutibilmente bello e suggestivo? Siamo tutti da commiserare se continuiamo ad inseguire riti vuoti, che nulla hanno a che fare con la sana tradizione della Chiesa e del Vangelo: viviamo fuori del tempo! Invece anche queste possono e devono diventare annuncio straordinario della risurrezione e della nuova vita!
Uscire dal sepolcro per scambiarci il perdono, per lavorare insieme per un mondo migliore: è questo il segno, vero della Pasqua! è questo l’augurio che dobbiamo farci! È questa “la vita buona del Vangelo” che deve interessarci primariamente, se vogliamo avere e dare ai giovani un futuro di speranza. Poi possiamo organizzare tutte le Affruntate che vogliamo: avranno così il vero significato per cui sono state istituite ed aiuteranno tutti a ricuperare quel rapporto di intimità con Cristo che muore e risorge per tutti noi.
“Agendo secondo verità nella carità – ci esorta S. Paolo – cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a Lui, che è il capo, Cristo… Vi scongiuro dunque nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri, accecati nella loro mente, estranei alla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro e della durezza del loro cuore” (Ef 4, 15.17-18).
È tempo di scuoterci per assaporare la gioia di essere discepoli di Gesù, discepoli che lo prendono sul serio e fanno sul serio: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà … lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere” (Gv 14,15-17).
La Pasqua, questa Pasqua, sia l’occasione per passare dalla incredulità e da una religione fredda ed insignificante alla Verità dell’amore misericordioso che accoglie ed offre perdono: ne ha bisogno questo nostro territorio macchiato in questi ultimi tempi da sangue versato e da strappi violenti alla sacralità della vita nostra ed altrui.
Auguri di pace! Auguri di amore! Auguri di perdono! Auguri di Risurrezione! Con questo spirito vogliamo accogliere anche con gratitudine il dono che il Santo Padre ha voluto farci nell’imminenza della Pasqua col suo scritto Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla Risurrezione, in cui con spunti originali di riflessione e di studio ci fa gustare tappa per tappa i momenti cruciali e drammatici della vita di Gesù fino all’esaltante grido dell’Alleluia della sua Pasqua di risurrezione, pegno e caparra della nuova umanità.
Auguri sinceri a tutti! Buona e Santa Pasqua!
Mileto, Pasqua del Signore 2011
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Salvatore Brugnano]