Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Una donna-avvocato entra in clausura.
S. Alfonso al femminile? I Redentoristi vanno fieri del loro Fondatore S. Alfonso Maria de Liguori che era un giovane avvocato di successo nel foro di Napoli del 700. Poi una causa ingiustamente persa per intromissione del potere imperiale austriaco gli aprì gli occhi e il cuore e lo indusse ad abbandonare il foro civile per scegliere Cristo e i poveri, mettendo la sua conoscenza giuridica al servizio degli ultimi, i poveri ignoranti ed emarginati spiritualmente. – Sono due anni che la notizia dell’addio alla toga dell’avvocato Amelia Tommasini continua a sorprendere: ha donato tutto e ha scritto ai colleghi: “Continuo a occuparmi di Giustizia”.
♦ L’avvocato Amelia Tommasini ha lasciato la toga: «Una risposta all´arroganza che ho visto nel mondo». Ed ora suor Amelia dona i suoi beni alla ricerca ed entra in clausura: il suo sogno si sta quindi realizzando.
♥ Infatti, il legale, che ha abbandonato la toga per una vita spirituale in clausura, ha donato i suoi beni alla cultura e alla ricerca, costituendo una Fondazione. Grazie al suo sostegno è stato attivato un progetto di ricerca mirato a trovare gli strumenti migliori per il recupero dei tossicodipendenti.
Una scelta difficile, meditata nel tempo. «Una risposta all´arroganza, all’egoismo che ho visto nel mondo» ha scritto prima di prendere i voti in una lunga lettera, carica di emotività, l’avvocato Amelia Tommasini Bisia.
♦ Originaria di Baselga di Pinè, 48 anni, per anni avvocato civilista a Trento e poi a Bologna, figlia di albergatori di Baselga e nipote di Edoardo Bisia, che fu il primo commissario del governo del Trentino Alto Adige, ora è diventata suor Amelia.
♥ Ha preso commiato dall’Ordine degli avvocati trentini, ai colleghi ai quali è molto legata. Una specie di testamento morale, ma anche materiale perché l’avvocato Tommasini prima di appendere al chiodo la sua toga ed entrare nel convento di clausura di Bologna, dove ora si trova da più di due anni, ha deciso di spogliarsi di tutti i suoi beni, anche di quelli ai quali era più legata affettivamente, come l’albergo Corona che, insieme al papà Carlo, Amelia aveva trasformato nel Museo del turismo trentino.
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