Il libro di Saverio Ciccarelli
L’opera demolisce i luoghi comuni negativi legati al nome della Regione
Quante volte di fronte alla notizia di un evento negativo, che si tratti di malasanità oppure di grossi disservizi del sistema dei trasporti pubblici, ci si sente ripetere: «Cosa vuole? Siamo in Calabria». Tale nome sta da lunghissimo tempo in una relazione di sinonimia con nomi indicanti cose negative.
Ma questa regione per Saverio Ciccarelli, autore del libro “Calabria Positiva”, edito da Meligrana Editore, è anche altro, è seguita dal segno positivo che rappresenta la ricchezza di risorse di ogni genere, dalle acque termali al patrimonio floro-faunistico e a quello agroalimentare, dalle eccellenze nel campo imprenditoriale a quelle poco scontate nel campo della sanità e dei trasporti.
Non bastano pochi accenni per descrivere un’opera enciclopedica come quella compiuta da Ciccarelli per raccontare una Calabria che noi viviamo, ma di cui spesse volte non ci accorgiamo, continuando ad alimentare atavici cliché che, come ha affermato Pantaleone Sergi nella sua presentazione al libro, vengono alimentati da «un giornalismo che sceglie la comodità degli stereotipi alla fatica di una analisi senza pregiudizi. Ancora oggi, così, la Calabria è vista con occhi “stranieri”, e su di essa si imperversa anche quando produce fatti positivi». Quanto affermato da Sergi, anche nel seguito della presentazione, esprime efficacemente la situazione vissuta dall’immagine della nostra regione. Alla tendenza giornalistica da egli denunciata fa da contraltare l’analisi minuziosa, attenta e acuta di Saverio Ciccarelli che, lontano anche da ogni immagine idilliaca e poetica, ha compiuto un serio lavoro di ricerca per portare alla luce ciò che in realtà è già noto, ma che gli occhi viziati dai pregiudizi negativi stentano a riconoscere. Inoltre, l’autore mira con ciò a fornire degli spunti di riflessione «partendo dal come la Calabria si è formata, dalle bellezze ambientali di cui oggi possiamo godere e, passando per le tracce che ha lasciato l’uomo antico e per quelle che lascia l’uomo contemporaneo, giungere all’idea di una Calabria “normale”, di una regione ricca di potenzialità, la cui valorizzazione richiede una tenacia, un coraggio ed un impegno particolari, pari a quelle che l’uomo ha sempre dimostrato vivendo in questa realtà». Infatti, questa regione è stata da sempre terra di numerose invasioni e profonde trasformazioni, ha una sua storia che va certamente oltre il piccolo segmento del tempo in cui viviamo. Infatti Ciccarelli afferma: «Ciascuno dovrebbe ricordare che noi oggi siamo un’infinitesima parte della storia di questa regione, siamo un momento della sua storia, non siamo la sua storia». E’ questa consapevolezza che il libro fa acquisire al lettore e che deve aiutarci a comprendere che «il futuro di questa regione è già presente e si svolge nell’ambito del suo passato». Annarita Castellani nella sua nota critica afferma, alla luce delle riflessioni generate dalla lettura del libro,«Credo che ci si debba soffermare sul senso delle nostre azioni, per rispetto della Storia, della dignità e del senso di appartenenza ad una comunità». Calabria Positiva ha infatti questo scopo: far conoscere una storia troppo spesso ignorata, mettere in evidenza il fatto che, accanto agli aspetti negativi ci sono eccellenze indiscusse, rendere il lettore consapevole e quindi orgoglioso delle proprie radici che affondano nell’humus di una terra “ricca e nobile”, non soltanto in poesia, ma anche nella pratica quotidiana. Una regione che però ha bisogno di essere valorizzata a partire dall’immagine che di essa hanno gli stessi Calabresi i quali potrebbero cooperare maggiormente per lo sviluppo di questa realtà. Sono molti i luoghi comuni che Ciccarelli fa crollare: la malasanità, la criminalità, l’emigrazione (in particolar modo il fenomeno della “fuga dei cervelli”), procedendo per paragrafi ad elencare e dare notizia di tutti i fenomeni positivi che hanno caratterizzato e stanno caratterizzando la Calabria. Calabria Positiva ha già riscosso notevoli apprezzamenti da parte di pubblico e critica per il suo stile «controcorrente», per niente avvezzo allo stile fatto degli “aforismi negativi”, ma totalmente aderente a quello di ricerca e di testimonianza di realtà fortemente positive che esistono e resistono, nonostante tutto, continuando a rispettare la vocazione storico-ambientale di questa regione.