Attualità

Un tropeano che viene dall’Est

Un’odissea che dimostra come l’amore vince sempre

La storia a lieto fine del piccolo Dima e della “sua” famiglia italiana

La famiglia Caprera a Minsk

Quella che stiamo per raccontarvi è la storia di un giovane tropeano, nato 14 anni or sono nella lontana e fredda Bielorussia. È la storia del piccolo Dimitri, per tutti Dima, e del suo sogno di trovare una famiglia, in cui poter crescere felice e trovare affetto. Lo stesso sogno che accomuna i tantissimi bambini, ospiti degli orfanotrofi di tutto il mondo.
Questa storia ha inizio nel 2003, quando Salvatore Caprera viene contattato dall’associazione Kuore, che gli chiede la disponibilità ad ospitare un piccolo orfano per le vacanze estive e dargli, così, l’opportunità di trascorrere qualche settimana al mare. Salvatore è sposato con Mariella Zagari, la quale stava in quel periodo trascorrendo un brutto momento, a causa di una gravidanza non portata a termine. I due non hanno figli e quell’esperienza li turba molto. Ecco perché Mariella, dapprima, non accoglie di buon grado l’arrivo del piccolo ospite. Salvatore ha ormai preso un impegno e così, quando l’autobus pieno di bimbi provenienti dalla Bielorussia giunge nel piazzale antistante il porto di Tropea, i due non mancano all’appuntamento con il loro destino. Mariella ha accettato ma alla condizione che il suo ospite sia un maschietto (poiché il bimbo che portava in grembo e che non ha mai visto la luce doveva essere maschio). Dall’associazione accettano entusiasti dato che sono poche le coppie a voler accogliere maschietti in casa e, quindi, è difficile garantire un soggiorno felice a tutti. Giunto il gran giorno, i bimbi escono spediti dal mezzo, dirigendosi ognuno verso quei volti tanto familiari che ogni anno regalano loro qualche momento di felicità. Salvatore e Mariella sono nuovi a questo rituale. Lei sta ferma nei pressi della portiera del bus, quando sente stringersi dal basso. È un piccolo bambino a cingerle la gamba, infilato in una tuta più grande di due misure almeno, con un largo berretto che gli copre il capo. L’unica cosa che Mariella riesce a notare, in quella situazione così nuova, sono gli occhi azzurri del piccolo bambino che la fissano e che non le si staccano più di dosso anche quando lei, in preda all’imbarazzo, seppur vinta da tanta tenerezza, cerca di indicare al bimbo che deve raggiungere gli altri nel piazzale. In cuor suo, infatti, Mariella non sa ancora quale tra tanti bambini sarà quello che dovrà trascorrere le vacanze con lei. A questo punto la storia acquista il colore di una favola visto che quel piccolo, che poco prima aveva scelto Mariella, correndo giù dalle scalette per abbracciarla, è Dimitri, il bimbo che le è stato assegnato. All’epoca Dimitri aveva solo sei anni ma, dimostrava già la sua intelligenza e intraprendenza. Mariella, a tal proposito, ricordando quel primo periodo, ci racconta di quella volta in cui il suo piccolo “Dima”, disse a un suo compagno bielorusso che parlava già italiano di non aver bisogno di alcun interprete, in quanto – cosa strana e inspiegabile – capiva perfettamente ciò che lei diceva.
Anche Salvatore ha avvertito, sin da subito, una sorta di sintonia con Dima, che sembra esser sempre stato uno di casa. Addirittura una volta chiese a Salvatore di poterlo accompagnare a visitare la tomba dei suoi genitori. Giunti al cimitero, di fronte alla lapide di Saverio, il fratello di Salvatore, Dima dice che quello sarà il suo nome italiano quando diverrà suo figlio.
Durante il primo soggiorno, l’esperienza più bella per Dima è stata quella vissuta il 13 luglio 2003, la data del suo compleanno. Salvatore e Mariella, infatti, preparano per lui una gran festa tra amici, con una bella torta e tanti palloncini colorati. Dima non crede ai suoi occhi, perché mai ha ricevuto tanto affetto in vita sua. Da quella prima “vacanza” insieme, i due coniugi Caprera escono arricchiti e soprattutto maturano immediatamente la decisione di intraprendere l’arduo cammino per la richiesta di adozione. Le stagioni si susseguono, Dima torna ancora a Tropea per il periodo natalizio e poi in estate. Ogni volta, però, giunge l’ora straziante dell’addio, con la speranza, nel cuore di tutti, che sia soltanto un “arrivederci”.
La voglia di vedersi e stare insieme è tanta e così Salvatore e Mariella si recano per ben tre volte negli anni seguenti in Bielorussia, a trovare il loro Dima. Durante l’ultimo dei tre viaggi, però, la sofferenza porta i tre a farsi una promessa: si sarebbero rivisti in Bielorussia solo il giorno del definitivo affido. A questo punto tutto è chiaro. Dima rappresenta il pezzo mancante nella vita di Salvatore e Mariella e, viceversa, loro sono quello di cui lui ha bisogno. Le pratiche vanno avanti e già nel 2004 arriva l’idoneità per la famiglia. Purtroppo la situazione politica in Bielorussia non rende facile l’iter per le adozioni, che di fatto vengono bloccate. Non si apre alcuno spiraglio e la nuova famiglia è costretta a vedersi ancora solo per pochi mesi all’anno. Nel frattempo l’associazione “Bruzia” di Cosenza fornisce un supporto legale che si rivelerà importantissimo per la realizzazione di questo sogno, che diventa realtà nel 2010. Il 7 marzo del 2011 Salvatore e Mariella, facendo fede a quella fatidica promessa, partono per Stankovo, nei pressi di Minsk, per riportare a casa il loro figlio Dima, che ormai è diventato un ragazzo.
Oggi Dima Saverio frequenta la scuola media a Tropea, si è integrato perfettamente ed ha molti amici. È la realizzazione di quel sogno che ora i Caprera augurano a tutti quelli che intraprendono la stessa strada.

 

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Francesco Barritta
Docente ordinario di Lingua e letteratura italiana e Storia presso il Nautico di Pizzo (VV), è giornalista iscritto all'albo professionale dell'Ordine dei giornalisti della Calabria, elenco pubblicisti. Ha diretto varie testate giornalistiche, tra cui Tropeaedintorni.it