Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Un prete mendicante proclamato Beato.
– E’ la straordinaria storia di Don Olinto Marella morto nel 1969, chiamato Padre Marella, diventato «coscienza di Bologna» e simbolo di carità per la città.
– Fondò la ’Città dei ragazzi’, togliendo dall’inferno dell’abbandono gli orfani e cercando di dare loro un futuro. – Fine studioso e amico dei poveri: le due anime di questo sacerdote che dovette sopportare anche la sospensione a divinis dal ministero, per poi essere reintegrato nella diocesi di Bologna.
– E’ salito all’onore degli altari nel giorno del Poverello di Assisi, domenica 4 ottobre, a Bologna c’era la festa di San Petronio. La Messa di Beatificazione è stata celebrata dall’arcivescovo della città, cardinale Matteo Maria Zuppi, inviato pontificio, in Piazza Maggiore, luogo centrale della città. – Papa Francesco ha detto di lui: “Sia modello per i preti”. Padre Marella, al suo tempo, in chiesa giunse ad offrire non solo la Parola ma anche il pane: la colazione a tutti i poveri dopo la messa. Davvero una vita spesa a favore degli ultimi.
Il prete mendicante.
♦ Alcuni lo hanno definito «il prete mendicante», perché lo si vedeva ogni giorno e con qualunque tempo, seduto negli angoli della città a chiedere l’elemosina con il suo celebre cappello sulle ginocchia. Ma per i cittadini della sua città di adozione, Bologna, era e rimane «la coscienza» della comunità.
♦ Il Beato Olinto Marella nacque a Pellestrina (Venezia) il 14 giugno 1882 e morì a Bologna, dove è sepolto, il 6 settembre 1969. E’ stato proclamato beato in Piazza Maggiore, luogo centrale della città.
♦ Un’immagine simbolica: colui che tutti chiamavano e chiamano «Padre Marella» (non perché fosse un religioso, ma perché era il «padre» per tanti ragazzi poveri e orfani che accoglieva) è tornato nel cuore della città che lo accolse, sacerdote sospeso «a divinis» e divenuto insegnante per necessità, e lo ha non solo adottato, ma posto appunto nel proprio cuore.
♦ Vi tornò per divenire ora beato, e quindi essere venerato ufficialmente dai tanti che già lo ritenevano santo: avrà un giorno dedicato alla sua memoria liturgica, il 6 settembre, quello della sua morte.
Una vita coraggiosa.
♦ La vita di Olinto Marella, figlio di una famiglia borghese (il padre era medico, la madre insegnante) fu presto indirizzata verso il sacerdozio: nel 1904, ad appena 22 anni, fu ordinato prete.
♦ Divenne subito insegnante, di Storia della Chiesa e Sacra Scrittura nel Seminario di Chioggia e insieme al fratello Tullio fondò a Pellestrina il primo «Ricreatorio popolare», per accogliere i giovani bisognosi e dare loro la possibilità di avere un’istruzione di base ma anche di apprendere un lavoro.
♦ Purtroppo, fin dall’inizio del suo ministero don Marella fu sospettato di modernismo e per questo venne allontanato dall’insegnamento in Seminario; i sospetti aumentarono per i suoi metodi educativi e le sue amicizie, finché nel 1909 gli venne comminata la sospensione «a divinis».
♦ Ma questo grande dolore, che avrebbe potuto indurlo a una aperta ribellione contro l’autorità ecclesiastica diventa per don Olinto una via di santificazione: si dedica a una vita di fede e di apostolato, soprattutto attraverso l’insegnamento.
♦ Si laurea in Filosofia e prende l’abilitazione iniziando a insegnare in numerosi licei italiani.
Il padre dei poveri.
♥ Nel 1924 arrivò a Bologna e qui l’arcivescovo Nasalli Rocca ottenne da papa Pio XI la riammissione al ministero sacerdotale: nel 1925 don Marella, dopo 16 anni, poté celebrare di nuovo l’Eucaristia.
L’arcivescovo gli affidò l’apostolato nelle baracche, dove migliaia di persone vivono in condizioni abitative e sociali di povertà e degrado. La sua carità gli ottiene ben presto l’appellativo di «padre», e si dedica soprattutto ai bambini e ai giovani.
♥ Per loro padre Marella ottenne di poter utilizzare un magazzino dismesso, dove i giovani apprendevano un lavoro, venivano date lezioni ai più piccoli, a tutti don Olinto insegnava il catechismo e celebrava la Messa: chiamerà quel luogo la «Cattedrale dei poveri».
♥ I bisogni dei più emarginati crebbero con l’inizio della seconda guerra mondiale; don Marella costituì le «Case rifugio», dove accoglieva tanti orfani.
Terminata la carriera come insegnante, si dedicò totalmente ai progetti per i giovani e realizzò la Città dei Ragazzi a San Lazzaro di Savena.
♥ E per sostenere le strutture da lui ideate, padre Marella iniziò a chiedere l’elemosina nei luoghi più importanti di Bologna.
♥ Per quasi vent’anni proseguirà questa vita da umile questuante, fino alla morte nel 1969, a 86 anni.
(fonte: Avvenire.it)
Educava alla libertà, ma quella di Gesù.
♥ Nel 1924 Olinto Marella si stabilì a Bologna: la città lo accoglierà in molti sensi.
Da volontario si riavvicinò in punta di piedi alle opere religiose, tanto da guadagnarsi la fiducia di mons. Emilio Faggioli che intercederà per lui presso l’arcivescovo, il cardinale Nasalli Rocca.
♥ Nella festa della Presentazione al Tempio, il 2 febbraio 1925, dopo ben 16 anni, don Olinto, fu reintegrato nel clero di Bologna e poté provare di nuovo la gioia di celebrare Messa.
♥ Da lì il seme cominciò a fruttificare rigoglioso. Si moltiplicarono le opere cui dava vita: la più nota è certamente la Città dei Ragazzi nel 1948, in cui educava i giovani orfani e abbandonati senza coercizioni, applicando il metodo dell’autogestione sorvegliata.
♥ Poté finalmente approfondire il tema, a lui tanto caro, dell’educazione fondata sulla libertà, ma una libertà personale vera che viene da Cristo.
♥ Provò a superare il modello della classica lezione orizzontale, a cui egli preferì il colloquio diretto con i suoi studenti. Li interpellava, li stimolava, li confortava. In una parola: li amava.
♥ Per questa sua prossimità non solo spirituale ma fisica con chi aveva bisogno, Padre Marella venne soprannominato “padre dei ragazzi, il barbone di Dio”.
Per primo incarnò il rapporto che deve esserci tra Vangelo e vita, tra Vangelo e carità, una carità che per lui non avrà limiti, fino a quel 6 settembre 1969, quando ritornò alla Casa del Padre, ma partendo da un luogo privilegiato: quello dove era rimasto sempre, “vicino ai miei ragazzi”.
(fonte: aticannews.va).