Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Un popolo di giovani in cammino.
La notizia c’è stata sui media nazionali, ma non posta in risalto quanto c’era da aspettarsi dopo una marcia così partecipata da Macerata a Loreto nella notte tra 9 e 10 giugno 2018. Centomila pellegrini, la maggior parte giovani, provenienti principalmente dall’ambiente di Comunione e Liberazione e da altre associazioni cattoliche. Forse ai media sembrano interessare di più le marce “fuori le righe” (pro animali, pro aborto, pro diritti dei gay ecc…) anziché le marce di coloro che non reclamano niente per sé, ma offrono invece un patrimonio di umanità e spiritualità ad un mondo ferito da tanti mali. – Tutti in cammino nella notte per raggiungere la Santa Casa di Loreto e inginocchiarsi davanti alla Madonna Nera per rinnovare il proprio impegno e offrire testimonianze di speranza. Per cui Papa Francesco si è congratulato con i giovani che si sono messi in cammino nella notte: «Mai restare fermi: i giovani debbono andare avanti per portare frutti nuovi!».
Il primo cammino nella notte
«Sbagliammo strada e camminammo sotto un diluvio. Eravamo in trecento e arrivammo stremati a Loreto. Pensavo che dopo quel fallimento nessuno sarebbe più venuto al nostro pellegrinaggio». Era il 1978 e un giovane prete, don Giancarlo Vecerrica, si inventava la prima Macerata-Loreto, 28 chilometri di pellegrinaggio notturno fino alla Santa Casa e alla Madonna Nera.
♥ Allora a seguirlo erano i suoi studenti di liceo e qualche universitario. L’altra notte, a 40 anni esatti da quel temuto “fallimento”, a seguire Giancarlo Vecerrica, vescovo emerito di Fabriano-Matelica, erano in centomila.
La telefonata nella notte
♥ Era rivolta a loro la telefonata di papa Francesco accolta alle 20.30 da un fragoroso applauso: «A me piace quando vedo giovani coraggiosi che si mettono in cammino per andare la notte, è un buon segnale, perché nella vita non si può restare fermi, un giovane non può restare fermo, se no va in pensione a venti anni. La gioventù è per andare avanti, per scommettere e dare frutti».
Commosso «dalla fedeltà del Papa» lo stesso Vecerrica, «è la sesta volta che ci telefona, santità».
La felicità, ha proseguito papa Francesco, non è cosa che si compra al supermercato, ma «viene dall’amare e dal lasciarsi amare. Non la danno le guerre né le inimicizie e nemmeno il chiacchiericcio. Andate avanti sempre guardando l’orizzonte, ogni giorno un passo in più, questa è la felicità che consiste nell’amare Dio e gli altri».
Ritrovarsi in centomila giovani
♦ Giunti da tutta Italia e dall’estero, i centomila hanno gremito fin dal pomeriggio lo stadio di Macerata, dove hanno atteso l’arrivo della Fiaccola della pace, benedetta giorni fa dal Pontefice in piazza San Pietro e portata da 35 atleti attraverso i luoghi del terremoto.
♦ Scesa la notte, si sono messi in cammino, dopo aver assistito alla Messa presieduta dal cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, con la partecipazione del cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo emerito di Ancona-Osimo, e dei vescovi delle Marche.
♥ «Siamo invitati a camminare pensando ai giovani e pregando per loro in preparazione al Sinodo dei vescovi di ottobre – ha detto il cardinale Marc Ouellet nell’omelia –. E noi vescovi questa intenzione l’abbiamo a cuore, perché ci sembra di vedere i giovani del nostro tempo cercare la loro strada in ordine sparso, ognuno per proprio conto».
La faticosa ricerca
“Che cercate?” è il tema di quest’anno, che ripropone la stessa domanda di Gesù ad Andrea e Giovanni, ma riecheggia anche il messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della gioventù: «E voi giovani, che cosa vi preoccupa di più nel profondo? Una paura che esiste in molti di voi è di non essere amati… Sappiate che la Chiesa si fida di voi, voi fidatevi della Chiesa. Accettate la sfida?».
♥ Questo cercare, questa sete e questa fame che a volte ci divorano, ha ricordato nel suo messaggio il presidente di Cl, don Juliàn Carròn, «è proprio il segno della nostra grandezza».
♥ Forti le testimonianze di Uwa e Frank, nigeriani di 15 anni arrivati due anni fa dal mare. Sfuggiti alla morte, venduti schiavi, «soli al mondo, senza mamma e papà, con la pelle scura, chi mai si sarebbe preoccupato di me?», si chiedevano allora, «ma a Termini Imerese ci hanno accolti e noi non abbiamo più paura. Abbiamo capito che tutti cerchiamo solo una cosa, di essere amati. Come il giorno che papa Francesco ci ha guardati: eravamo unici e speciali ai suoi occhi».
♦ «In mezzo a tante risorse tecnologiche i ragazzi incontrano spesso muri, vuoti, solitudine – ha meditato il cardinale Ouellet – «il nostro pellegrinaggio è allora un abbraccio fraterno nella fede che dice: non stare solo, camminiamo insieme nella vita come cammineremo stanotte, verso una meta impegnativa ma sicura».
♦ Per vivere davvero il tema del pellegrinaggio occorre immedesimarsi nel brano del Vangelo in cui Gesù guarda fisso negli occhi i discepoli e fa loro questa domanda, ha ammonito Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia: «Fratello, sorella, che cammini in questa notte di grazia, il Signore si rivolge a te, lasciati guardare da Lui».
♥ È con questo spirito che alle 22 l’enorme serpentone festoso e colorato ha lasciato lo stadio seguendo le centinaia di insegne con i nomi dei paesi e delle città di provenienza, per confluire tutto in un unico traguardo, la Santa Casa di Loreto alle 8:20 circa. L’arrivo a Loreto, rispetto alla tabella di marcia che lo aveva previsto alle 5:30, ha avuto un ritardo di oltre un’ora perché le soste lungo il tragitto si sono protratte più del solito.
♥ Ad accogliere i pellegrini c’erano lo l’arcivescovo prelato di Loreto, Fabio Dal Cin, il cardinale Ouellet, il vescovo di Fabriano-Matelica, Stefano Russo, e Rocco Pennacchio, arcivescovo di Fermo. Ultima a fare il suo ingresso sul sagrato, come sempre, la Madonna Nera, che ha atteso anche l’ultimo tra i centomila pellegrini.
(fonti varie dal web).