Un mese di stop per le Pro loco?

Tempi duri per le Pro loco della Calabria. La tensione tra i vari presidenti di queste lodevoli associazioni di volontariato che agiscono nella promozione del territorio è palpabile. C’è aria di chiusura degli uffici nel mese di ottobre e nulla lascia presagire ad un miracolo dell’ultimo minuto. Il problema sorge come conseguenza alla decisione di far slittare di un mese l’arrivo del contingente di giovani volontari che partecipano al Servizio Civile Nazionale (Scn) nei progetti di valorizzazione culturale banditi dall’Unione Nazionale Pro loco d’Italia (Unpli). I volontari del Scn rappresentano infatti, per la stragrande maggioranza delle Pro loco, l’unica forza lavoro. Il connubio tra enti e giovani è collaudato ed ottimale: nei mesi invernali i ragazzi hanno modo di acquisire competenze e conoscenze presso le associazioni distribuite sul territorio; nei mesi estivi possono mettere a frutto le esperienze acquisite e partecipare attivamente alla promozione culturale della propria città svolgendo le più svariate mansioni. La causa di tutto pare legata al ritardo di alcuni uffici nella consegna di parte della documentazione necessaria all’avvio dei giovani al servizio. Ironia della sorte, per aiutare le associazioni più in difficoltà anche quelle più ligie al proprio dovere e rispettose delle procedure dovranno fermarsi ad aspettare, dopotutto è lo spirito del volontariato. Il problema reale è che le Pro loco più virtuose sono quelle che hanno sfruttato al meglio questo connubio, riuscendo a fornire di anno in anno una formazione di prim’ordine ai ragazzi e, quindi, potendo permettersi in seguito il lusso di fare quasi esclusivo affidamento su di loro per la gestione dei propri uffici. Ora, a causa di quello slittamento, proprio gli uffici Unpli più meritevoli rischiano di trovarsi orfani di una ormai indispensabile presenza e, rimanendo in pratica per più di un mese senza personale, sono costretti loro malgrado a chiudere i battenti per riprendere le attività il cinque novembre.
Pro loco del vibonese come quelle di Tropea, Capo Vaticano, Pizzo Calabro, San Costantino, Rombiolo, Jonadi, Vazzano, San Calogero, giusto per citarne alcune, che esercitano lodevolmente e con impegno il loro quotidiano lavoro di promozione culturale potrebbero quindi dover cessare temporaneamente le loro attività. Difficile immaginare la scena: la porta della Pro loco della Capitale delle vacanze, che ospita da anni il punto di Informazione e Accoglienza Turistica (Iat) – aperta lo scorso anno anche nel giorno dei morti, a Natale, Capodanno, Pasqua, il venticique di aprile, l’uno maggio e ferragosto – chiusa in faccia alle centinaia di turisti che affollano la cittadina tirrenica nella bassa stagione. Giusto per citare qualche numero basta dire che Pro loco come quella di Tropea arrivano a distribuire fino a 20.000 cartine turistiche all’anno, ed il sito web dell’associazione – realizzato dai volontari e composto da circa 300 pagine visitate quasi 80.000 volte – ha ricevuto nel primo anno dalla pubblicazione visite da ogni parte del mondo.
Quindi, oltre alla grave ricaduta di immagine che ciò comporterà, tale problema rappresenterà anche un grave danno per il naturale avvicendamento dei nuovi volontari in ingresso, obbligati a far tutto più in fretta per rientrare in quel collaudato sistema. Ma al di là di questo si pone d’obbligo un interrogativo, e cioè se davvero non ci sia una via d’uscita a quest’incombente problema. E questo è il compito delle istituzioni, di quelle in particolare che operano nel settore culturale e turistico. Giusto per fare un paragone grossolano e per rendere l’idea, in una regione in cui il primo settore economico dopo quello pubblico è proprio il settore turistico, chiudere gli uffici delle Pro loco, sarebbe come se a Milano fermassero le attività legate alla Camera di Commercio o a Torino quelle legate all’Unione Industriali. Dopo la chiusura delle Aziende di Promozione Turistica (Apt) calabresi infatti, stabilita con decreto regionale nel marzo scorso, i poteri di questi enti dovevano esser demandati alle province, ed era stato promesso più potere alle Pro loco. Niente di tutto questo. Ora, per le Pro loco, oltre al danno, pare arrivare anche la beffa. La discussione dovrebbe passare da queste pagine ai tavoli della politica, che al momento pare si sia data alla latitanza, affinché giunga una mano tesa in favore di questi enti che svolgono un grande compito per le comunità.

Condividi l'articolo
Francesco Barritta
Docente ordinario di Lingua e letteratura italiana e Storia presso il Nautico di Pizzo (VV), è giornalista iscritto all'albo professionale dell'Ordine dei giornalisti della Calabria, elenco pubblicisti. Ha diretto varie testate giornalistiche, tra cui Tropeaedintorni.it