Attualità Fede e dintorni

Un laico e padre di famiglia riconosciuto martire

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

 

Un  laico e padre di famiglia riconosciuto martire.

Il 4 maggio 2017 la Congregazione delle Cause dei Santi ha riconosciuto quattro miracoli e un martirio. Il martirio riconosciuto è quello del laico e padre di famiglia Lucien Botovasoa (1908-1947), terziario francescano ucciso “in odium fidei” (in odio alla fede) a Vohipeno, Madagascar. Dopo essersi diplomato insegna nella scuola del villaggio ed è catechista nella parrocchia. Nel 1940 conosce il Terz’Ordine Francescano diventandone in seguito l’animatore. Nel clima del passaggio dal colonialismo all’indipendenza, il suo atteggiamento è inviso ai capi locali. Il 16 aprile 1947 fu ucciso in odio alla fede (decapitato). Una storia straordinaria da conoscere. 

Chie era Lucien
♦ Lucien Botovasoa è nato nel 1908 da un padre battezzato nel 1902, uno dei primi cristiani, dal momento che i missionari cattolici arrivarono in Vohipeno nel 1899. Allievo della scuola pubblica, poi della scuola cattolica, sarà battezzato nel 1922. La madre sarà battezzata dopo di lui, nel 1925. è il primogenito di nove figli.Allievo brillante, viene inviato a formarsi dai gesuiti di Fianarantsoa; egli ritorna da lì nel 1928 come insegnante parrocchia.
Si sposò nel 1930 con Suzanne Soazana, analfabeta, dalla quale ha avuto otto figli; soltanto cinque sopravvissero (due sono ancora viventi).
♦ Modello di insegnante, pedagogo eccellente, sportivo, musicista, cantante, sorridente e allegro – nessuno lo ha mai visto arrabbiato – è anche un modello di vita cristiana, dedicato a tutti, ansioso del bene dei suoi studenti.
Nel 1928, i battesimi moltiplicano nel borgo di Ambohimanarivo di dove è originario, che corre vicino la città di Vohipeno lungo il fiume Matitanana.
♦ Egli legge molto; apprende, oltre alla lingua malgascia, il francese e il latino, il tedesco, il cinese (con i negozianti), l’inglese; legge i testi arabo-malgasci. Musicista eccezionale, suona la tromba, è un virtuoso dell’harmonium e guida il canto in chiesa.
Il suo successo personale suscita gelosia nell’ambiente che lo circonda; Tuttavia, sembrava intoccabile, rivestito di un’aura speciale.

Terziario francescano
Lucien appartiene alle associazioni di giovani cristiani del tempo e le anima; ma vuole di più: egli cerca una forma di vita dove vivere la santità dei religiosi nel matrimonio.
Egli scopre il manuale del Terziario francescano e forma una prima fraternità con alcuni cristiani convinti, in particolare una serva di un funzionario, di 18 anni più giovane di di lui, che egli ha preparato al battesimo e preparato al matrimonio: Marguerite Kembarakala.
A partire dal 1940, egli anima questa fratellanza che si riunisce settimanalmente; fa la vestizione l’8 dicembre 1944. Da questa data diventa di una povertà e e pietà straordinaria; direttore della scuola, sempre vestito a festa, ora abbandona i suoi bei vestiti e cammina solo con i sandali, i pantaloni della camicia kaki con dispiacere della moglie. Porta il cilizio, digiuna il mercoledì e il venerdì, si alza ogni notte a mezzanotte per pregare in ginocchio, poi va in chiesa alle 4 del mattino per pregare davanti al Santissimo Sacramento fino al momento della Messa.
Egli diventa francescano nel cuore, cura gli uccelli feriti, non sopporta che qualcuno tagli il collo ai suoi polli; il rosario appeso alla cintura, prega costantemente per la strada, nei campi, nell’andare a scuola, e sa intrattenere gli altri, sempre allegramente. Fa delle tournée di evangelizzazione nella campagna circostante il sabato o la domenica.
Alla fine della sua vita, egli porta sotto la camicia di sacco un cilicio, senza ostentazione, ma senza nasconderlo ai suoi studenti che gli chiedono il motivo: “Per imparare e di non lasciarsi andare ai suoi capricci” risponde loro. Egli ha come motto Ad Majorem Dei gloriam dei Gesuiti e lospiega ai suoi studenti.
  Sua moglie, purtroppo, non condivide, e protesta con veemenza contro ciò che vede come follia. Di carattere difficile, spesso lo rimprovera, anche pubblicamente; egli risponde sempre con gentilezza e sorriso, fino a farla ridere con lui. Lui la incoraggia a trattare il menu di famiglia quando egli digiuna; le fa mettere denti d’oro; fa lavoro straordinario per metterla un po’ più a suo agio; perché in realtà, la vita è dura, il salario è magro, il prete esigente (Padre Garric è collerico e alcolizzato, e ogni sera, Lucien che beve mai, lo trasporta del bar in canonica, con l’aiuto dell’autista; a volte guida la preghiera del mattino, quando il sacerdote non è in grado di dire messa; e con tutto ciò dedica la sua obbedienza totale).
  Lucien diventa per i suoi concittadini un modello di conquista umana (del suo villaggio Ambohimanarivo, egli è l’unico ad aver studiato) e cristiana (la sua parola e il suo esempio hanno un peso considerevole nella vita sociale).
La sua onestà era proverbiale; ancora oggi si dice a Vohipeno: “Fate come Botovasoa che trova i soldi e li rende al suo proprietario”.

La sua morte
♦ Dopo la seconda guerra mondiale, un vento di indipendenza soffia sulle colonie francesi. Alla fine del 1946, uno dei cognati di Lucien, Joseph Manjakafeno detto Mbododo, diventa uno degli attori del movimento per l’indipendenza sotto la responsabilità del fratello maggiore, Tsimihono, il “re” o capo clan che governa il villaggio di Ambohimanarivo. Come tale ha il diritto di vita e di morte, e nessuno può discutere le sue decisioni.
♦ Presto le cose precipitano; Lucien è diventato preside della scuola, ora vive vicino alla chiesa e alla canonica, nella città alta; è il braccio destro del curato, che è legato con i coloni e l’amministrazione coloniale. L’amministratore Dumont e il pastore Garric appoggiano apertamente un partito anti-indipendenza.
  Lucien proibì ai suoi fratelli di entrare in politica: “Questo finirà nel sangue – diceva – Storie sordide di gelosia si nascondono sotto rivalità politiche”.
♦ Inoltre, Mbododo ritornato dalla Francia da glorioso e duro veterano, non si è degnato di riprendere la vita matrimoniale con la sorella di Lucien e si comportava molto male.
Intanto il parroco Garric ordinò a Lucien di aderire al partito filo-francese sotto pena di rimuoverlo dalla sua cattedra; Lucien lo rispetta, ma si rifiuta di partecipare alle riunioni.
  Quando lo si volle presentare per le elezioni provinciali, egli rifiuta ostinatamente ed è insultato pubblicamente,  cacciato dall’amministratore. Il parroco Garric non lo protegge. Lucien vieve messo sulla lista nera dei nemici del popolo da parte dei separatisti.
Dopo mesi, ha predetto la sua morte alla moglie, ai genitori e agli amici e preparava i suoi a rimanere saldi nella fede: egli sente arrivare la persecuzione e il dramma.
   Il 17 aprile 1947, a 39 anni, è stato decapitato dai sostenitori del capo del villaggio di Ambohimanarivo, insorti per l’indipendenza contro i coloni francesi. Sapendosi in pericolo, egli anticipa la morte per evitare che gente del suo villaggio possa essere uccisa, dicendo: “Se la mia vita può salvare altri, non esitate”.
(traduzione dal francese: Salvatore Brugnano).

Lucien Botovasoa (1908-1947), laico, padre di famiglia fu ucciso “in odium fidei” (in odio alla fede) a Vohipeno, Madagascar. Dopo essersi diplomato insegna nella scuola del villaggio ed è catechista nella parrocchia. Nel 1940 conosce il Terz’Ordine Francescano diventandone in seguito l’animatore. Nel clima del passaggio dal colonialismo all’indipendenza, il suo atteggiamento è inviso ai capi locali. Il 16 aprile 1947 fu ucciso in odio alla fede (decapitato). Una storia straordinaria da conoscere.

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