Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Un Beato Redentorista tra schiavi e lebbrosi.
Oggi, 14 gennaio, i Redentoristi di tutto il mondo festeggiano il Beato Pietro Donders (1809-1887), olandese, che ha speso la sua vita nella colonia penale, la Guyana olandese, diventata poi uno stato indipendente col nome di Suriname. – E’ stato operatore di misericordia nel tempo dell’oscuro e crudele colonialismo europeo, che ha lasciato dovunque strascichi di odio duri ad estinguersi. L’odierna situazione internazionale circa i profughi, rifugiati e schiavi di ogni genere invita tutti a guardare alle risposte che hanno dato concretamente i Santi.
Tra padroni e schiavi: visite domiciliari a casa del diavolo.
♦ Fin dal suo primo giro nelle piantagioni, Pietro si rese conto quale tipo di lavoro lo attendeva. Era un lavoro duro. Ma l’aspetto più duro era quello di “visitare a domicilio” padroni e schiavi, vivendo nella sua carne le contraddizioni di un cristianesimo schiavistico.
Essendo bianco non poteva che incontrare avversione e odio… Gli andava bene quando incontrava solo diffidenza.
♦ Con grande pena nel cuore vedeva la sua impotenza di mitigare l’orribile sorte degli schiavi, resa tale dalla crudeltà a volte incredibile dei padroni bianchi.
Nel suo diario Pietro ci ha lasciato descritto un caso che possiamo definire tipico di quella civiltà schiavistica: Una sciocchezza di una schiava aveva eccitato la rabbia della sua padrona. Questa la fece flagellare a sangue dalla polizia; ma non era ancora soddisfatta. Allora fece chiudere il bimbo della schiava in uno sgabuzzino buio… in modo che il gemito del bimbo tormentasse il cuore della mamma. I gemiti del bimbo, forti e strazianti sul principio, durarono per buona parte della notte, poi diminuirono fino a cessare. La povera madre sperava che il bimbo si fosse addormentato… Ma la mattina dopo lo trovò morto e in parte già divorato dai topi.
♦ Tali padroni e tali schiavi Pietro Donders cominciò a visitare ogni giorno: il cuore gli si spezzava. Sia che andasse nelle quaranta piantagioni (40.000) schiavi) sia che si recasse nell’agglomerato di Paramaribo (8.000 schiavi) la situazione non cambiava. Il gemito degli schiavi puniti e torturati faceva parte dei rumori della città, come oggi fra noi è il rumore del claxon delle auto…
♥ Dopo le visite alle piantagioni tra gli schiavi, con dolore ed orrore scriveva le sue lettere in Olanda. Eccone una: “Oh! se si avesse qui tanta cura per la salute e il benessere degli schiavi, quanta se ne ha in Europa per le bestie domestiche!… Allora si starebbe molto meglio qui. Ciò che ho visto e udito supera ogni immaginazione… Guai al Suriname nel gran giorno del Giudizio! Mille volte guai agli Europei, padroni degli schiavi, ai guardiani e soprastanti, che dominano gli schiavi!… Infelici coloro che si arricchiscono con il sudore e il sangue dei poveri schiavi che all’infuori di Dio non hanno alcun protettore!”.
♦ Quel prete dall’aria così dimessa, ma col fuoco nel cuore e negli occhi cominciava a dar fastidio. La maggior parte dei proprietari e direttori delle piantagioni gli negavano l’ingresso. Qualcuno, però, lo gradiva… E Pietro allora con una canoa, affrontava il rischioso viaggio, accompagnato da caldo o piogge tropicali, da animali e soprattutto dagli insetti.
♦ Quando arrivava, trovava riservata per sé una capanna, a volte anche grande, dove nessuno c’era stato da intere settimane. La necessaria e prudente pulizia della capanna gli faceva accapponare la pelle: grandi vespe velenose avevano nidificato, grandi ragni velenosi, scarafaggi, scorpioni e pipistrelli non mancavano mai. Per non parlare delle zanzare che, pur essendo tra gli insetti più piccoli, erano le più aggressive. Ma Pietro le lasciava pungere tranquillamente.
Queste visite alle piantagioni Pietro le chiamava scherzosamente “visite domiciliari a casa del diavolo”.
(fonte: Beato Pietro Donders, Piccola Collana Redentorista di Salvatore Bugnano, 1982).