Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Un Beato dal lager di Dachau.
Una scintilla nel buio nazista. Lo scorso 24 settembre 2016 è’ stato beatificato in Germania il sacerdote Engelmar Unzeitig, martire nel lager di Dachau. Ma “oggi ancora, come ai tempi di padre Engelmar Unzeitig, la Chiesa di Cristo viene discriminata, perseguitata, umiliata e annientata. E questoavviene anche nella nostra Europa, spesso dimentica del suo patrimonio di civiltà cristiana” (cardinale Angelo Amato).
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Il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, ha presieduto la beatificazione di sacerdote Engelmar Unzeitig, religioso tedesco, appartenente ai missionari di Marianhill, morto nel 1945 nel lager di Dachau a soli 34 anni. Il porporato ha presieduto il rito in rappresentanza di Papa Francesco sabato 24 settembre a Würzburg, in Baviera.
♦ E’ ormai conosciuto anche come “il Massimiliano Kolbe dei tedeschi”. Come il frate polacco, anche Unzeitig morì nel campo di concentramento nazista di Dachau, dopo aver denunciato con vigore per anni il trattamento degli ebrei da parte dei nazisti.
♦ Egli aveva svolto il suo ministero in Austria e dal pulpito, nelle sue omelie, criticava vigorosamente il Terzo Reich, invitando i cattolici a restare fedeli a Dio e resistere alle menzogne del regime. Fu arrestato nel 1941 e deportato nel lager che negli anni aveva visto passare circa 2.579 tra preti, seminaristi e monaci cattolici, insieme a 141 tra pastori protestanti e preti ortodossi. Di questi, 1.034 sono morti nel campo, facendo diventare così Dachau “il più grande cimitero di sacerdoti cattolici del mondo.
♥ Ha affermato il cardinale Amato: «Padre Unzeitig è una scintilla di autentica umanità nella buia notte della dominazione nazista. Egli mostra che nessuno può estirpare del tutto la bontà dal cuore dell’uomo… Il suo martirio ci consegna un triplice messaggio di fede, di carità e di fortezza.
Proprio la fede era per lui il bene supremo e il tesoro più prezioso: fede semplice e robusta, mai scalfita o fiaccata dal dubbio, dall’ingiustizia, dalla persecuzione. E così ha vissuto il suo status di prigioniero umiliato e oppresso sempre unito a Dio, nella preghiera, nella gioia e nella disponibilità costante ad amare, aiutare, consolare il prossimo.
Tanto che santa messa, adorazione eucaristica, recita del rosario scandivano i tempi liberi della sua faticosa giornata. Ed era fermamente persuaso che alla fine il regno di Dio, regno di verità, di amore e di pace, avrebbe sconfitto il regno dell’uomo, fatto di odio, sopraffazione e morte».
♥ Il beato Engelmar, amando Dio con un amore totalizzante, era misericordioso e caritatevole con coloro che soffrivano per gli stenti e le umiliazioni della prigionia.
E per dare consolazione ai prigionieri russi tradusse gran parte del Nuovo Testamento nella loro lingua. Nel campo di concentramento, padre Unzeitig si prese cura dei prigionieri, in particolare dei russi, tanto da imparare la loro lingua per assisterli oltre che materialmente, anche spiritualmente.
♥♥ Ma il suo supremo gesto d’amore fu la volontaria offerta ad assistere e curare i malati di tifo a Dachau. Quando scoppiò l’epidemia di tifo, i malati furono ammassati in un baracca e lì abbandonati; le SS e i kapò si tenevano alla larga da quel focolaio di malattie e infezioni, il sacerdote, rispondendo alla sua vocazione missionaria, decise invece di trasferirvisi per aiutare gli ammalati curandoli, lavandoli o semplicemente pregando insieme a loro.
La febbre tifoidale contagiò anche lui, uccidendolo il 2 marzo 1945, quando aveva appena compiuto 34 anni.
Poche settimane dopo, il 29 aprile, gli americani liberarono i detenuti del campo di concentramento il 29 aprile. Nel lager tutti già ne parlavano come di un “santo” o “angelo di Dachau”.