Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Ultimi tempi da paura?
Notiamo come il web stia amplificando il timore, anzi la paura degli “ultimi tempi” che sarebbero ormai alle porte, se non addirittura cominciati: le troppe situazioni politiche, sociali ed anche morali ambigue e incerte danno occasione ai profeti di turno per annunciare l’avvento degli ultimi tempi. E ciò investe anche la chiesa cattolica, il Papa e la stessa fede. Non sono fenomeni nuovi nella storia della Chiesa; ma una cosa è leggerli sui libri di storia certi eventi e una cosa è credere che li stiamo già vivendo e pertanto dobbiamo aprire gli occhi e passare all’azione (ma quale?).
– Senza dubbio, cresce la confusione e il fragile bagaglio della fede a volte sembra mostrarsi insufficiente. Per custodire la fiducia nel domani, il Signore ci invita a nutrirci della sua Parola, l’unica realtà capace di reggere la sfida del tempo e dei falsi profeti, e di colmare un’attesa che può diventare snervante e inquieta. Ma… quando vedremo il Figlio dell’uomo venire sulle nubi? Non ci è dato saperlo.
Dal Vangelo di questa domenica (Mc 13,24-32)
♦ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
♦ Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
♦ Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
♥ ‹Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
La Chiesa cammina con la Parola di Dio
♦ In cammino con la Chiesa verso il Regno, tutti noi cristiani possiamo sperimentare, nella liturgia, l’approssimarsi di un cammino che si conclude, che coincide con il termine dell’anno liturgico ormai prossimo.
♥ In questo concludersi siamo invitati a leggere non una fine da temere, ma una realizzazione in Dio nella quale possiamo cogliere, specialmente in questa domenica, motivi di gioia e di speranza.
♥ Gesù nel brano del Vangelo di Marco, definito «discorso escatologico», dichiara solennemente il compiersi delle profezie dell’Antico Testamento per il popolo eletto che ora si attuano nella Chiesa: «Il Figlio dell’uomo… riunirà dai quattro venti gli eletti, dall’estremo della terra fino all’estremo del cielo». Egli siederà alla destra di Dio, definitivamente vittorioso su tutti i suoi nemici. Non c’è spazio per la paura.
La Chiesa cammina con i poveri
♦ Papa Francesco avverte spesso: «Ogni povero possa trovare in noi accoglienza». Camminare con loro ridà fiducia, perché ci spoglia delle false sicurezze e ci fa aprire ad una speranza sempre nuova.
La Giornata mondiale dei poveri che egli ha istituita lo scorso anno con la lettera apostolica «Misericordia et misera» focalizza l’attenzione della Chiesa sul tema della povertà.
Lucia Giallorenzo, giornalista cattolica, intervista don Ronel D’Orsi, rettore del seminario di Vallo della Lucania, in provincia di Salerno.
Chi sono i poveri?
«Credo sia importante collegare il termine povertà con essenzialità, misura che ci aiuta a definire il povero come colui a cui manca l’essenziale. Da questo possiamo ben capire che il mondo della povertà è più vasto di ciò che sembrerebbe. Ogni ambito della vita dell’uomo ha a che fare con un’essenzialità e chi ne è privo è povero».
Quali sono le povertà del nostro tempo?
«Le povertà di oggi sono quelle di sempre anche se si tingono di sfumature diverse. Al di là di quella economica non si può sorvolare sulla povertà relazionale da cui scaturiscono miserie di altro tipo come, ad esempio, quella affettiva.
Non vorrei tacciare la tecnologia di colpevolezza di tal senso ma non è di aiuto: ragazzi, giovani e, sempre di più, adulti che confondono virtuale e reale al punto da mettere sullo stesso piano la stretta di mano, l’abbraccio ad un emoticon di qualsivoglia genere».
Ha un’esperienza da raccontare?
«Desidero parlare di una caratteristica che spesso si accompagna alla povertà e di cui faccio continuamente esperienza nel ministero: l’umiltà. La semplicità delle persone che si avvicinano per chiedere aiuto a volte è disarmante, ma nello stesso tempo di sprone a tenere sempre alta la guardia affinché, come ci chiede Papa Francesco, ogni povero possa trovare in noi accoglienza, comprensione e aiuto». (in “La Domenica.it”)
♥ «Facciamo nostro l’esempio di san Francesco, testimone della genuina povertà. Egli, proprio perché teneva fissi gli occhi su Cristo, seppe riconoscerlo e servirlo nei poveri» (Papa Francesco).