La tragedia di Sofloche in chiave moderna
Al teatro di Torre Marrana la compagnia “Scena Verticale” conquista il pubblico
Al Teatro di Dioniso in Atene, la tragedia di Sofloche “Aiace” veniva messa in scena, forse, per la prima volta, nel 445 a.c. A pensar questo oggi, ti chiedi come sia possibile riscontrare la contemporaneità e la carica introspettiva di questa opera millenaria, riproposta da cinque ragazzi del secondo millennio capaci di adattarne i contenuti e con essi i concetti di “libertà e necessità”, cari all’autore originario, in una trasposizione attualissima e particolarmente suggestiva.
E’ “U tingiutu, un Aiace di Calabria” lo spettacolo che il primo d’agosto ha tenuto con il fiato sospeso gli spettatori del Torre Marrana Teatro Festival di Ricadi, un noir di tutto rispetto, dai tempi quasi cinematografici, dal ritmo incalzante e forte, in alcuni tratti ironico all’inverosimile e dagli effetti speciali semplici, ma altamente suggestivi, accentuati dall’ottima capacità sonora offerta dal teatro ricadese.
Aiace, Ulisse, Teucro, Agamennone ed Atride hanno rivissuto attorniati da una scenografia a limite dell’horror, regalando al pubblico un’insolita quarta scena ed offrendo agli spettatori un quadro plastico surreale, percepito e vissuto dagli stessi come spazio soggetto a voyeurismo macabro e contemporaneamente scatola chiusa tenuta a debita distanza di sicurezza. Da spettatori, la sensazione provata nell’essere osservatori di questo Aiace, non ha lasciato indifferenti; gli scontri umani proposti, la durezza della tematica, l’assurdità dei comportamenti dei protagonisti, non avrebbero permesso mai la vittoria dell’indifferenza nell’assistere a questa tragedia.
Dopo più di duemila anni i temi sono gli stessi: onore, gloria, destino, scelta, autodeterminazione, divinità e follia, nell’identificazione moderna affidata al mercato delle droghe, appaiono in tutta la loro attualità; la bravura poi di chi ha riscritto la messa in scena e quella degli attori protagonisti hanno reso questo dramma uno spettacolo degno di essere immaginato trasposto su “pellicola”, per essere conosciuto ed apprezzato da un pubblico più vasto che possa tributarne il giusto successo meritato. Dario De Luca, regista ed attore, Rosario Mastrota, Ernesto Orrico, Fabio Pellicori e Marco Silani della compagnia Scena Verticale, i protagonisti di questo “Tingiutu di Calabria”, titolo che sottolinea l’eccezione dialettale di uomo “chi non vali”, ma che sulla scena sovverte, indubbiamente, il suo significato con una prestazione artistica eccezionale.