Cultura e Società

Tropea, “Teatro d’aMare” dal 21 al 31 luglio 2019

Al Teatro del Porto di Tropea un cartellone di spettacoli teatrali di qualità

La quinta edizione del festival, organizzato dall’associazione culturale LaboArt Tropea in collaborazione con il Comune di Tropea, propone spettacoli freschi, al passo coi tempi

Si avvicina Teatro d’aMare. Dal 21 al 31 luglio un cartellone di spettacoli teatrali di qualità animerà il Teatro del Porto di Tropea, arricchendo l’offerta culturale tropeana.
La quinta edizione del festival, organizzato dall’associazione culturale LaboArt Tropea in collaborazione con il Comune di Tropea, propone spettacoli freschi, al passo coi tempi, che raccontano i vizi e le virtù dell’era contemporanea. Oltre ai quattro spettacoli che si terranno il 21, il 24, il 28 e il 31 luglio, in cartellone figurano anche due laboratori per bambini e una mostra fotografica.
Gli spettacoli che andranno in scena rappresentano al meglio la scena nazionale contemporanea: tutti e quattro, infatti, hanno ricevuto alcuni dei più importanti riconoscimenti teatrali a livello nazionale.
Si comincia domenica 21 luglio alle 21:30 con “Io, mai niente con nessuno avevo fatto” di Vuccirìa Teatro, scritto e diretto da Joele Anastasi, con Joele Anastasi, Enrico Sortino e Federica Carruba Toscano.
Lo spettacolo del sodalizio palermitano apre riflessioni sul tema dell’omosessualità e approfondisce le dinamiche del pregiudizio che spingono ancora oggi a considerare un problema una peculiarità umana così naturale. Due cugini crescono come fratello e sorella e giocano per cancellare la solitudine ancestrale di una famiglia senza padri. Sono prede troppo vulnerabili senza nessuno che dia loro consapevolezze o difese: dietro le persiane è nascosto un paese che spia, giudica e non vive. Tentano di combattere il loro destino per sognare, lei di lasciare quell’isola che li culla e li affoga, lui di amare liberamente un uomo. Il protagonista della vicenda Giovanni è l’incarnazione dell’ingenuità e della passione allo stato puro, dell’innocenza che supera tutte le barriere della conoscenza e dell’ignoranza: un pezzo unico di anima che dice tutto quello che pensa, che crede a tutto quello che gli viene detto. Giovanni è la forza e il coraggio di chi non riesce a vedere il mondo se non come uno spartito di note da danzare.
Io, mai niente con nessuno avevo fatto”, ha vinto il Roma Fringe Festival nel 2013 e il San Diego International Fringe Festival nel 2014.
Il 24 luglio (mercoledì, alle 21:30) torna la Piccola Compagnia Dammacco con il secondo dei tre lavori che anima “La trilogia della fine del mondo”. Dopo “L’inferno e la fanciulla”, a Tropea arriverà “Esilio”, scritto e diretto da Mariano Dammacco e interpretato da Serena Balivo e Mariano Dammacco.
Esilio” racconta la storia di un uomo come tanti al giorno d’oggi, un uomo che ha perso il suo lavoro. Quest’uomo (interpretato da Serena Balivo), insieme al suo lavoro, gradualmente perde un proprio ruolo nella società fino a smarrire la propria identità, fino a sentirsi abbandonato e solo seppure all’interno della sua città, fino a sentirsi finalmente costretto a chiedersi come e perché è finito in tale situazione. Così gli spettatori possono partecipare al goffo e grottesco tentativo di quest’uomo di venire a capo della situazione dialogando con se stesso, con la sua coscienza forse, con la sua anima o magari con le sue ossessioni.
I linguaggi scelti sono quelli del surrealismo e dell’umorismo perché lo spettacolo possa offrire a ogni spettatore visioni della vita di tutti noi in una forma trasfigurata che ne evidenzi le contraddizioni e suggerisca qualche interrogativo su questo nostro modo di vivere.
Esilio” ha permesso a Serena Balivo di vincere il Premio UBU (il maggiore riconoscimento teatrale in Italia) come migliore attrice under 35 nel 2017.
Domenica 28 luglio, ore 21:30, arriva “In fondo agli occhi” della Compagnia Berardi Casolari. Di e con Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari, diretto da Cèsar Brie.
Il duo pugliese affronta le tematiche della crisi e della malattia da questa prodotta e derivata. L’indagine parte e si sviluppa da due differenti punti di vista: uno reale, in cui la cecità, malattia fisica, diventa filtro speciale attraverso cui analizzare il contemporaneo, e l’altro metaforico, in cui la cecità è la condizione di un intero Paese rabbioso e smarrito che brancola nel buio alla ricerca di una via d’uscita. In scena una barista, Italia (Gabriella Casolari), donna delusa e abbandonata dal suo uomo, e Tiresia (Gianfranco Berardi), suo socio ed amante, non vedente, raccontano la propria storia, i propri sogni mancati, le proprie debolezze e le proprie speranze in un bar, metafora di un paese dove: “non è rimasto più nessuno perché ci vuole talento anche per essere mediocri”. Sono stati, sono e saranno sempre in “crisi” come il paese in cui vivono, logorati dalla propria esistenza oltre che dal proprio rapporto.
A interpretare questo strano ed esilarante Tiresia contemporaneo è Gianfranco Berardi, fresco vincitore (per l’anno 2018) del Premio UBU come migliore attore italiano.
A chiudere la kermesse mercoledì 31 luglio (sempre alle 21:30) è “Gianni” di Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani. Lo spettacolo che vede in scena la stessa Caroline Baglioni, si ispira alla voce di Gianni Pampanini, lo zio dell’attrice, morto suicida e considerato pazzo dai più.
Lo spettacolo del duo umbro fornisce importanti suggestioni sul tema della solitudine e della pazzia, tabù ancora vivo anche in era contemporanea. Caroline Baglioni diventa Gianni grazie a un fortuito ritrovamento: nel 2004 in una scatola di vecchi dischi trova tre cassette. Tre cassette dove Gianni ha inciso la sua voce, gridato i suoi desideri, cantato la sua gioia, detto la sua tristezza.
Gianni aveva lo sguardo di chi conosce le cose, ma le ripeteva dentro di sé mica, non le diceva. Fumava e le ripeteva dentro di sé. Gianni non stava mai bene. Se stavamo da me voleva tornare a casa sua. Se stava a casa sua voleva uscire. Se era fuori voleva tornare dentro. Dentro e fuori è stata tutta la sua vita. Dentro casa. Dentro il Cim. Dentro la malattia. Dentro al dolore. Dentro ai pensieri. Dentro al fumo. Dentro la sua macchina. E fuori. Fuori da tutto quello che voleva. Non aveva pace Gianni. Ogni centimetro della sua pelle trasudava speranza di stare bene. Stare bene è stata la sua grande ricerca. Ma chi di noi non vuole stare bene?
Gianni ha vinto nel 2015 il Premio Scenario per Ustica e nel 2016 il Premio In-box blu.
Allo Spazio Parentesi in Via Pelliccia a Tropea, dal 14 al 31 luglio (dalle 18 alle 22:30) si terrà invece la mostra fotografica “Altrove / Elsewhere”, curata da Giancarlo Colloca e da Tomo Sone. “Distratti dalla potenzialità di comunicare a distanza che la tecnologia ci concede, a volte dimentichiamo di mettere a fuoco ciò che abbiamo dentro o di fronte a noi. Attratti dai led luminosi di uno schermo, sforzandoci forse di sembrare altro da ciò che realmente siamo, rischiamo di trascurare la nostra anima, la nostra vera essenza, di perderla di vista”.
A Teatro d’aMare c’è spazio anche per i bambini. Stimolare la fantasia e la creatività sta diventando un’esigenza fondamentale per accompagnare la crescita delle nuovissime generazioni, sempre più disturbate dai continui stimoli della tecnologia che ne condizionano la socializzazione: da questa riflessione nasce la volontà di avere in cartellone due laboratori creativi per bambini.
Entrambi i laboratori si terranno al Palazzo Santa Chiara di Tropea. Il primo, “In cucina con Gracco” (il 23 luglio dalle 17 alle 19:30) verrà condotto da Stefania Barillaro, erborista e cuoca bio che insegnerà ai piccoli partecipanti i principi di una cucina sana. Al termine del laboratorio, i bambini cucineranno per i loro ospiti delle ricette gustose e rigorosamente bio.
Il secondo laboratorio “Maghi d’aMare” (il 26 luglio dalle 17 alle 19:30) verrà condotto invece dall’illusionista Massimo Cappuccio che proietterà i piccoli partecipanti in ciò che si nasconde dietro a un linguaggio che dall’alba dei tempi affascina i bambini.
L’illusionista svelerà l’abecedario degli effetti di magia ai piccoli partecipanti che al termine del laboratorio diventeranno essi stessi maghi, attraverso un momento di restituzione al pubblico di ciò che avranno imparato nel laboratorio.

Francesco Carchidi

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Redazione
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