Quella di ieri è stata una giornata che rimarrà nella storia dell’Iis – Tropea e nei ricordi di tutti gli studenti frequentanti le ultime classi dei cinue indirizzi di istruzione.
Doveva essere l’occasione per inaugurare il nuovo ciclo del progetto di educazione alla legalità “L’isola che non c’è”, ma si è rivelato un momento di profondo e costruttivo dibattito tra i giovani sul tema delle mafie e sulla lotta all’illegalità, alimentato dall’onda di entusiasmo venutasi a creare per il sorprendente gesto di coraggio dimostrato dal giovane studente tropeano che sta meritando gli onori della cronaca per aver prontamente allertato le forze dell’ordine per un’estorsione alla quale era stato testimone. Ospiti d’onore presso la sede del liceo scientifico “Pietro e Paolo Vianeo”, di fronte ad un Salone delle Conferenze gremito di studenti, l’onorevole Mario Tassone, vice presidente della Commissione nazionale antimafia, il professor Saverio Di Bella, docente di Storia presso l’Università di Messina, e l’imprenditore Pino Giuliano, presidente della sezione vibonese Turismo di Confindustria. Ad aprire il dibattito, al quale hanno voluto essere pure presenti il sindaco della cittadina tirrenica Antonio Euticchio ed il vice prefetto vicario Giovanni Cirillo, è stata la professoressa Beatrice Lento, dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Superiore di Tropea, che ha sottolineato con enfasi la volontà sua e del corpo docente di «far diventare nel tempo questa realtà scolastica una esperienza di vita critica e responsabile». Il tempo di un intermezzo, in cui i ragazzi del laboratorio teatrale hanno recitato alcuni brani tratti dall’Antigone sofoclea e poi è toccato agli ospiti intervenire al dibattito. Giuliano si è diciarato felice per l’opportunità di «confronto con i giovani, con chi cioè dovrà costruire il futuro della nostra terra» ed ha reso partecipi gli studenti della sua esperienza personale con la mafia, con la quale «tuttti abbiamo a che fare, vivendo in questa terra». Una terra che è stata storicamente martoriata dall’illegalità. Su questo punto proprio Di Bella, in particolare, ha trattato in modo chiaro ed al contempo approfondito di fronte ai suoi giovani uditori le linee evolutive del fenomeno mafioso nel meridione, ne ha descritto le caratteristiche offrendo una descrizione degli attuali interessi, soprattutto internazionali, che le varie forme di associazioni mafiose hanno nella società attuale. Lo storico ha ribadito il ruolo della scuola nella lotta contro l’illegalità, alla quale spetta il compito di «sottrarre figli alla mafia – come ammonisce egli stesso in alcuni suoi scritti letti ai ragazzi dalla Lento – perchè un mafioso teme di più un buon maestro che cento marescialli». E buoni maestri di vita avrà avuto il giovane F. B., balzato agli onori della cronaca per il coraggioso modo con cui ha affrontato i due estorsori che minacciarono la scorsa estate il suo datore di lavoro. Parlando di mafia e ricollegandosi al grande gesto compiuto dal diciannovenne studente dell’Iis di Tropea, di cui è stata letta la storia riportata dalla stampa, Mario Tassone ha affermato: «Oggi disponiamo di una mappa della criminalità organizzata in Calabria, ma quello che non si capisce è perchè questa gente possa andare ancora in giro tra la gente, che tra l’altro la conosce bene. Le forze di polizia, senza la collaborazione della società, sono impotenti, e non è possibile che queste si trovino in difficoltà in tale lotta anche a causa della mancanza di coordinazione. È per questo che i cittadini devono usare la propria libertà, con le parole, che non sono mai neutrali ma sono pietre nella lotta alla mafia, e attraverso esse si può arrivare a distruggerla. Non è facile, ma si può imparare. Non è facile soprattutto per chi viene calunniato dalla società, da chi viene additato, ma non posso accettare, ad esempio, che un bambino che proviene da una famiglia mafiosa sia discriminato per il cognome che porta, non ha scelto lui di chi essere figlio. Se da un lato però c’è bisogno di collaborazione – ha infine detto Tassone – voglio mandare un messaggio al prefetto: alcune cose si possono fare subito, basta un riscontro che qualunque finanziere è in grado di fare».
Il dottor Giovanni Cirillo, infine, oltre ad aver recato personalmente agli studenti i saluti del dottor Ennio Mario Sodano, riprendendo alcune parole delle pagine finali del libro di Saviano “Gomorra”, ha lanciato un appello ai ragazzi, perchè «chi nasce in mezzo alle mafie è obbligato a fare una scelta: non vi sono zone grigie», mentre Di Bella ha concluso la giornata richiamado i giovani all’esempio del loro coraggioso coetaneo, dicendo che «possiamo lasciare ad altri la battaglia o partecipare, la mafia non può ammazzare tutti, e allora partecipiamo!».