Segni templari tra storia e leggenda
Un viaggio nel periodo storico federiciano
I fraterni legami con l’autore consiglierebbero di astenermi da considerazioni e commenti sulle sue ricerche ed in specie sul suo ultimo lavoro “Tropea, orme medievali – Segni templari tra storia e leggenda”, edito da Giuseppe Meligrana Editore.
La consapevolezza, però, di essere in presenza di uno studioso dal bagaglio culturale notevole e dalla ritrosia disarmante, che rifugge sistematicamente la platea, mi inducono a rompere ogni indugio ed abbandonare quella cautela d’obbligo in questi casi.
Le osservazioni, poi, di amici competenti e sinceri, che hanno letto il lavoro trovandolo di interesse eccezionale, sorprendente per Tropea, hanno confermato quanto gli scritti di Luciano Del Vecchio costituiscono ormai un riferimento essenziale per chiunque voglia penetrare ed approfondire la storia di una città contrassegnata da una civiltà irripetibile.
Luciano Del Vecchio sa magistralmente scavare nelle profondità di tenebre inaccessibili e sa ascoltare le voci più flebili che provengono dalla storia tropeana. Analizza, sminuzza e riesce a far emergere suoni, odori e sapori, per riproporli come patrimonio della collettività.
In questo testo Tropea riprende a raccontare la sua “storia vera”. Si ripensa, si descrive, rivive soprattutto nel campo sociale e civile.
Il libro apre una parte dell’anima nascosta del luogo Tropea, arricchendone la specificità e l’unicità.
La via che viene percorsa è una via impervia “dentro le sabbie mobili della storia tropeana” come dichiara l’autore nella nota di presentazione.
Il viaggio si compone di 5 capitoli: il primo inquadra il periodo storico federiciano, per contestualizzare la ricerca e far emergere le scarse tracce di una Tropea solo apparentemente lontana dall’epoca splendente dello “stupor mundi”; il secondo affronta la “vexata quaestio” dell’origine e costruzione dell’Hospitale di Tropea, segnandone inoppugnabilmente la datazione; il terzo capitolo fa emergere dalle nebbie un personaggio, Alberto Canelli da Tropea, una presenza di spicco alla corte sveva e nell’Ordine Templare; il quarto capitolo delinea attraverso lo studio e l’analisi della protomaiolica gli stretti legami tra Tropea e la Palestina (Castello di Atlit), confermando il ruolo del porto di Tropea nella complessa rete dei traffici marittimi che spostava eserciti e pellegrini verso la Terra Santa; il quinto dedicato alla Michelizia è un contributo di indubbio interesse sulla genesi, edificazione e sul toponimo dell’eccezionale monumento.
Le conclusioni, intellettualmente stimolanti, ci aiutano a comprendere quanto sia importante abbandonare antichi stereotipi, Ci sono altri parametri, altri luoghi nascosti, altre risorse, altri valori, che vanno indagati e che possono aiutarci a crescere come territorio e comunità.
“Tropea, orme medievali” risponde ad una domanda vera di identità e conoscenza, alla scoperta di un’altra storia, di un’altra civiltà.
Luciano Del Vecchio naviga nel cuore di Tropea, in acque alte e profonde, ama i fondali, la superficie non lo stimola, e racconta una storia ricca di suggestioni senza abbandonare il classico rigore che lo contraddistingue.
E’ un richiamo ai caratteri originari di Tropea, invitata a liberarsi dai pesi di una rappresentazione non sempre consona al suo passato.
Un plauso al giovane editore Giuseppe Meligrana che, con competenza ed intelligente coraggio, con Luciano Del Vecchio continua la sua scommessa tesa a ravvivare i fasti di una terra non sempre interessata e spesso ostile.
Alfonso Del Vecchio