Auto incendiata in Viale Stazione – foto Libertino
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Con il coraggio dei missionari
In Guatemala i latifondisti si impadronivano delle terre dei poveri spacciandosi per legittimi proprietari, sulla base di documenti fasulli, che i campesinos non erano in grado di leggere perché analfabeti. Padre Tullio Maruzzo cominciò a insegnar loro a leggere, a scrivere e a renderli consapevoli dello sfruttamento di cui sono vittime. Con l’aiuto della Caritas locale distribuiva ai più poveri generi di prima necessità, soprattutto garantiva loro l’assistenza legale di cui avevano bisogno per far valere i loro diritti. – La sera del 1° luglio 1981, mentre tornava da una riunione dei Cursillos de Cristiandad nella località di Los Amates, fu assassinato da alcuni guerriglieri assieme al suo catechista, Luis Obdulio Arroyo Navarro. – Ora sono Beati perché hanno mostrato il volto di una Chiesa che abbraccia tutti, soprattutto gli scartati e gli oppressi.
Monasteri disponibili ad accogliere
Nei giorni scorsi ha fatto scalpore la semplice e chiara lettera aperta delle Suore claustrali di 62 monasteri italiani al Presidente Mattarella sul tema dell’accoglienza dei migranti che si presentano alle nostre frontiere. Dopo discussioni senza fine, scontri politici e giudiziari che stanno mettendo a rischio anche l’idea stessa dell’umanità che accoglie chi soffre, occorre fare passi concreti, partendo magari anche dal basso col mettere a disposizione spazi di monasteri per l’accoglienza. Solo la paziente arte dell’accoglienza reciproca può mantenerci umani e realizzarci come persone.
Bimbo abbandonato in Libia, ritrova la mamma in Italia
La storia di Juniò, bambino di 7 anni, ivoriano: era stato lasciato a terra dalla madre che con la gemellina aveva tentato la traversata del Mediterraneo. Settimane dopo, il piccolo è stato rintracciato sulla Sea Watch, la nave che va in cerca di migranti da salvare. Così, abbandonato in Libia, recuperato dalla nave umanitaria, ritrova la mamma in Italia: qui l’abbraccio che ha commosso il mondo. Juniò è salvo, la sua famiglia è tornata insieme. Ma per centinaia di Juniò, in Libia le storie non hanno alcun finale.