A Tropea c’è chi si sta adoperando affinché la cittadina tirrenica possa entrare a far parte di quel patrimonio culturale da trasmettere alle generazioni future che l’Unesco tenta di identificare, proteggere e tutelare. Inutile dire che con gli attuali presupposti questa battaglie è persa in partenza. Il motivo è semplice e sotto gli occhi di tutti, contro questo piccolo plotone di galantuomini, di gente innamorata della propria città, esiste un grande esercito che rema nella direzione opposta. Un esercito attrezzato di quelle armi che in questa lotta sono considerate tra le più nocive, le più pericolose.
Si tratta di vandalismo, ignoranza, menefreghismo e incompetenza. Come se non bastasse, bisogna ammettere pure, con gran dispiacere, che fanno parte di questo esercito “che rema contro” molti esponenti di tutti gli ambienti della nostra piccola comunità. Pullulano tra gli amministratori e i cittadini, infiltrandosi addirittura nella scuola – e quando si parla di scuola non ci si riferisce solo a chi siede dietro i banchi, ma purtroppo anche a chi siede dietro le cattedre – .
L’incompetenza è prerogativa di alcuni amministratori, che per ascoltare il consiglio di questo o di quell’altro riescono a scegliere sempre la soluzione peggiore. Un esempio per tutti sia il treno di ben quattro bidoni della spazzatura che insozza il profilo della secolare, seppur sconsacrata, chiesa di San Demetrio in piazza Galluppi. Prima che qualcuno intervenga a porre rimedio a questa infausta scelta è necessario che il portale ligneo dell’edificio sia magari danneggiato da uno di quei frequenti incendi che sovente vengono appiccati da ignoti deficienti che sfruttano il pattume di quei contenitori? Il portone semi-carbonizzato del palazzo accanto funga da monito affinché qualcuno rinsavisca.
Passando poi al menefreghismo, esso è ormai dilagante e minaccia anche i cittadini più impegnati, i quali dovrebbero essere i primi a difendere i luoghi e le bellezze della propria città. Bisogna che la gente comune torni ad essere parte attiva nella gestione della “res publica”, i cittadini devono cioè smetterla di credere che la colpa risieda altrove e tornare ad essere paladini della propria terra – in questo caso anche in senso letterario, visto che la parola deriva latino medioevale “palatinus”, cioè colui il quale è “assegnato al palazzo” –. Lo si può fare in molti modi, ed eleggere con responsabilità i propri rappresentanti è un primo passo, oltre che un dovere di tutti. Sarà però dura, visto che anche quelli che dovrebbero essere tra i più virtuosi di questa parte della comunità soffrono di una forma acuta di menefreghismo. Le associazioni culturali, infatti, dovrebbero a volte preoccuparsi di vigilare sull’operato di coloro i quali sono incaricati a pubblicizzare le attività delle stesse, e lo fanno affiggendo manifesti anche al di fuori degli spazi consentiti.
La terza delle piaghe che minacciano il patrimonio culturale della “Perla del Tirreno” è l’ignoranza. Un male che trova sempre più terreno fertile tra i nostri giovani e tra coloro che dovrebbero badare alla loro formazione. Non si parla qui di ignoranza “latu sensu”, ma dell’ignoranza del valore delle cose belle. A dire il vero, in questo caso, i secondi hanno più responsabilità dei primi.
Prima di analizzare in dettaglio questa problematica si impone una considerazione tra le righe. Il centro storico è come uno scrigno ricco di cultura, storia, arte. Una tra le caratteristiche quasi uniche di Tropea sono poi le sue particolari e strettissime stradine che collegano slarghi e piazze nel cuore della città, comunemente chiamate dai tropeani “vinee”.
Se con atti vandalici, degni di esser puniti e meritevoli del pubblico disprezzo, i muri dei palazzi gentilizi del centro o addirittura i ciottoli che costituiscono la pavimentazione ed i monumenti storici vengono imbrattati da epigrafi multicolori e con creativi spruzzi di vernici da pseudo artisti moderni, se i cestini in ghisa per la raccolta dei rifiuti vengono divelti e smantellati, se i lampioncini che adornano ed illuminano gli angoli panoramici più belli della città vengono smontati e distrutti, la colpa non è solo dei ragazzi che compiono il gesto, ma anche degli educatori e delle famiglie, cioè di chi non li aiuta a capire che il loro atto è gravissimo ed imperdonabile. Un appello a tutti gli insegnanti ed ai genitori dunque, affinché riescano a inculcare in queste giovani menti il rispetto per la propria terra, l’amore per i luoghi in cui vivono, attraverso una maggiore conoscenza degli stessi e la consapevolezza delle proprie azioni, perché quando un bene viene deturpato con facilità estrema a volte è recuperabile solo con difficoltà infinite, se non perduto per sempre.
Bisogna fare qualcosa e bisogna farla subito. Il centro storico è un patrimonio da salvaguardare non perché la sua bellezza è spendibile in prospettiva della pioggia di finanziamenti di cui beneficiano i luoghi riconosciuti dall’Unesco, ma perché rappresenta in modo tangibile ciò che resta della nostra memoria. Ogni infame gesto contro di esso non fa altro che portare a danni irrimediabili, equivale ad uno stupro della nostra storia, una ferita non più rimarginabile e dagli esiti raccapriccianti.
Tropea sta per diventare un malato cronico, l’unica cura risiede in un profondo cambio di rotta, in una svolta incisiva e repentina. Solo dopo essersi epurata da tutte queste componenti negative la nostra comunità sarà pronta a confrontarsi con i lodevoli propositi che stanno alla base dell’operato dell’Unesco.