Dopo le recenti dichiarazioni del sindaco Antonio Euticchio, sulla polemica scaturita dalla bollente situazione degli alloggi in località Vulcano, non poteva farsi attendere la risposta di Giovanni Macrì, capogruppo della forza di minoranza “Identità in progress”. «Ringrazio il sindaco – esordisce Macrì – per l’opportunità che mi offre di ricorrere alla stampa per narrarne le gesta. La recente nota a sua firma ricorda la scena del film “Totò, Peppino e la malafemmina”, in cui Peppino diceva a Totò “ho detto tutto” senza aver detto nulla. Effettivamente Euticchio, prima di replicare, non ha avuto l’accortezza di leggere la mia nota. Orbene, procedendo per ordine, cercherò di rispondere in modo circostanziato alle sue farneticazioni, così da consentire al lettore un’oculata valutazione dell’evento. Nella mia dichiarazione, contrariamente a quanto asserito dal sindaco, ho puntato il dito contro amministratori del passato che ho definito spregiudicati per essere responsabili del rilascio di nullaosta in assenza di piano di lottizzazione. Non capisco a chi altri avrei dovuto rivolgermi, visto che i lavori sono stati “completati” durante il mandato dell’attuale sindaco che ha proceduto poi all’assegnazione degli alloggi». Ma dopo questo esordio, Macrì continua a bacchettare il primo cittadino, che a suo dire «rappresentando l’amministrazione senza soluzione di continuità, deve farsi carico dei problemi correnti, pur in presenza di eventuali pregresse responsabilità. Per ciò che attiene la tempistica, poi, c’è da osservare che Euticchio, insediatosi nel maggio 2006, dall’assegnazione degli alloggi popolari, avvenuta il 7 luglio 2006, allo svolgimento del consiglio comunale del 29 settembre 2007 con all’odg argomenti inerenti gli alloggi di località Vulcano, non ha intrapreso alcuna attività finalizzata alla risoluzione del problema che affligge 24 famiglie tropeane, molte delle quali sfrattate, sistemate in locali insalubri o di fortuna. Il sindaco, quindi, per un anno e mezzo è rimasto totalmente inerte». Macrì ribadisce, inoltre, che quanto avvenuto negli ultimi giorni, con il conseguente impegno del sindaco, «non è che l’inevitabile conseguenza del ricorso da parte delle famiglie assegnatarie all’Autorità giudiziaria, che il 19 dicembre scorso ne ha riconosciuto i diritti. Il provvedimento giudiziario, che invece di essere eseguito è stato reclamato, ha visto l’interessamento dei media e del Prefetto di Vibo, il quale ha messo il sindaco di fronte alle proprie responsabilità. Il diritto, dunque, è stato ristabilito grazie al prefetto, al lavoro dell’avvocato Giuseppe Rombolà e all’azione di sensibilizzazione dei media». Quindi, il massimo esponente locale dello Scudocrociato chiarisce la sua posizione in merito agli attacchi del sindaco: «per quanto mi riguarda, ho adempiuto al mio mandato di consigliere con la dovuta azione di denuncia. Per ciò che attiene “l’assessore cui si fa riferimento” quando ricoprivo la carica di vice sindaco, innanzi a me, al sindaco, ad altri consiglieri e agli assegnatari minacciò che, se non avessimo bitumato la strada, dotandola di marciapiede ed illuminazione, si sarebbe dimesso e non avrebbe consentito il passaggio. In effetti, chiuse la strada. L’assessore innominato, dunque, si è esposto da sé al pubblico biasimo ed, in coscienza, non sento rimorsi e scrupoli nel dichiarare le verità e nel tutelare i diritti negati dei miei concittadini. L’asserzione del sindaco in merito alla volontà dell’assessore di cedere gratuitamente il tratto stradale è vera, purché si precisi che la medesima era condizionata alla stipula di una pseudo-convenzione che prevedeva interventi vari». Sempre in relazione all’operato del sindaco, Macrì continua a manifestare i suoi dubbi quando ammette che «nella sua replica il sindaco afferma che i lavori saranno realizzati con procedura d’urgenza riconoscendo, così, l’obbligo dell’amministrazione ad eseguire quelle opere e la praticabilità della procedura d’urgenza fino a ieri esclusa. Chiaramente la dichiarazione sconfessa il suo stesso operato ed evidenzia l’inadeguatezza sua e di chi lo consiglia». Ma Macrì non limita il confronto solo con il sindaco, aprendo un argomento che potrebbe scatenare polemiche ancora più aspre. «Quanto alla moralità – dichiara Macrì – pur essendo ogni concetto mutevole, mi auguro che non lo siano i valori, l’educazione ricevuta mi insegna che le regole e le leggi si debbono osservare sempre e comunque, di talché chi scientemente non lo fa per profitto è persona scorretta, disonesta e di dubbia moralità. Ebbene, mi auguro sia tutto frutto di un errore, sembra che l’innominato assessore, che pochi giorni fa ha beneficiato di condono per uno dei piani della sua mega villa, non abbia neppure accatastato l’ultimo piano, la mansarda che, così stando le cose, oltre ad essere abusiva, sfugge a tassazione Ici e Tarsu, con danno per le casse comunali e per i cittadini che si accollano pro quota quanto questi dovrebbe corrispondere. Ho chiesto l’accertamento tecnico del “così sembra” ma ad oggi l’Utc di Tropea ha eluso la richiesta pur avendo l’obbligo di riscontrarla. Mi sconcerta, inoltre, la sicurezza con la quale il sindaco si erge a sostenitore dell’onestà ed integrità di tutta la sua squadra. Sono in corso, infatti, procedimenti penali che coinvolgono più persone del suo staff e, pertanto, sarebbe istituzionalmente corretto dichiarare piuttosto di confidare nell’onestà dei singoli, rimettendosi però all’operato della magistratura. Il sindaco parla anche di “maggioranza coesa” e lo stesso giorno sui giornali appare la notizia delle dimissioni dell’assessore Muscia. Concludo la mia replica pregando il sindaco di astenersi dal parlare senza riferimenti a fatti ed atti precisi e, altresì, lo invito ad un pubblico confronto, da tenersi quando e dove vorrà. Chiedo, infine, le dimissioni dell’assessore innominato se il “così sembra” fosse vero, si troverebbe infatti in tal caso in situazione di evidente incompatibilità».
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