il mio disappunto in merito all’organizzazione
Il rischio è che il confronto all’interno del partito venga recepito come l’ennesimo scontro
Non posso tacere tutto il mio disappunto in merito all’organizzazione delle assise che porteranno all’elezione del segretario provinciale. In sole due settimane è praticamente impossibile avere modo di consentire ai simpatizzanti di conoscere le tesi congressuali; non è stata, peraltro, organizzata una sola occasione di dibattito fra i candidati.
Ciò aggrava il rischio -già concreto leggendo la stampa locale- che il confronto all’interno del partito venga recepito come l’ennesimo scontro che si consuma fra le macerie del passato; un tuffo all’indietro invece di un impegno per progettare insieme un futuro diverso per i democratici vibonesi. Non è in dubbio l’amicizia e la stima che mi lega ai candidati alla segreteria provinciale, entrambi certamente capaci di dare una necessaria sterzata alle sorti del partito, ma trovo francamente poco comprensibile i reciproci inviti ad una desistenza in nome dell’unità del partito. Unità che non si avrà fin quando non vi sarà un leale riconoscimento fra le parti in contrapposizione. L’approssimazione con cui è stato gestito il tesseramento dell’anno 2012 sembra spalancare le porte a insopportabili recriminazioni sulla regolarità del voto. Il PD ha bisogno di entusiasmo, di battaglie leali che non pongano dubbi sui risultati delle consultazioni. Ma ciò è impossibile se coloro i quali -in genere nominati e non eletti- dovrebbero garantire le diverse anime del partito mediante un ruolo super-partes, finiscono per assecondare interessi di parte generalmente corrispondenti al proprio tornaconto. Non serve essere navigati osservatori politici per comprendere come gran parte delle responsabilità per lo stato di provvisorietà che si avverte nel partito sia da addebitare al coordinatore regionale D’Attore, che sarà ricordato solo per aver aggravato le divisioni interne al partito e per aver raggiunto Roma con un seggio da parlamentare quale primario rappresentante della corrente bersaniana, cui si deve addebitare la sconfitta elettorale del partito, la pessima gestione della fase post elettorale che ha portato al governo di larghe intese. Dietro l’amarezza di quest’analisi c’è però la fiducia di affrontare nuovamente lo spettacolo democratico delle primarie che porteranno all’elezione del nuovo segretario nazionale. La speranza di avere un nuovo PD lascia immaginare che anche in Calabria si possa costruire un vero partito, attraverso l’onestà del doveroso coraggio di riconoscersi reciprocamente fra vincenti e sconfitti. Consiglio alle dirigenze calabresi del partito la lettura del discorso di Matteo Renzi dopo la sconfitta delle primarie del 2012 poiché si tratta di un inno alla lealtà e al coraggio in politica, un invito a rialzarsi dopo la sconfitta per continuare a sostenere le proprie idee. Di quei sani principi, ohimè, neanche noi “renziani” vibonesi, in questa convulsa fase congressuale, siam riusciti a farne pienamente tesoro.
Segretario Circolo PD di Tropea