Il sindaco va contro il Pdl e i consiglieri insorgono
Il “caso Ruffa” sfocia in una guerra intestina in seno alla maggioranza che pone definitivamente il sindaco contro Giovanni Macrì
In attesa che il coordinatore cittadino del Pdl Giovanni Macrì, di ritorno da Roma, risponda per le rime al primo cittadino Gaetano Vallone, sono i consiglieri comunali iscritti al suo partito a prenderne le difese, schierandosi nettamente in suo favore e, quindi, contro il proprio sindaco.
Se l’intenzione di Vallone era quella di mostrare i muscoli, ha praticamente fatto il gioco di chi voleva vederlo messo con le spalle al muro. Quello di attaccare l’uomo più forte del centrodestra si è rivelato un autogol, che avrà di certo un seguito.
Vallone è stato infatti sfiduciato, senza mezzi termini e senza andarci troppo per il sottile, dai propri consiglieri, che nelle sue azioni hanno visto “falsità e cattiverie” e che, soprattutto, la loro fiducia l’hanno riposta in Macrì.
Se il sindaco, dopo aver “silurato” Ruffa (è lo stesso consigliere ad aver usato questo termine ndr.), pensava quindi di chiudere la partita alzando la voce per fare ordine e serrare le fila tra i suoi, ha ottenuto il risultato opposto, spaccando in due la propria maggioranza.
De Vita, Caracciolo, Addolorato e Mazzara sono ormai separati in casa nel gruppo Uniti per la rinascita, in attesa di stabilire una linea comune da seguire assieme al loro coordinatore di partito.
Ruffa e L’Andolina, già opposti tra loro, restano entrambi fedeli al sindaco, così come gli altri due membri della Giunta Sammartino e Piccolo. Il presidente Pugliese ha un ruolo istituzionale che lo dovrebbe portare a fare un (vano) tentativo per cercare di smorzare i toni e guardare al bene del paese, mentre Lo Scalzo non si è ancora sbilanciato con dichiarazioni pubbliche. Quello che resta è comunque un gruppo ormai in minoranza numerica, già privo di Scalfari, ex capogruppo d’opposizione deluso proprio perché al suo posto fu scelto Ruffa.
Palazzo Sant’Anna trema dalle fondamenta e Vallone sembra esserne uscito come unico sconfitto, privo di una maggioranza. Sta seduto sullo scranno più alto, ma senza il sostegno dell’emiciclo della sala consiliare e oggi la sua fenice sembra giunta al capolinea. Una maggioranza allo sbando come quella odierna non può fare il bene del paese. Cui prodest?