Comunicato stampa
“La mafiosità è un atteggiamento che ci è stato conculcato a piccole dosi da un potere prepotente e senza scrupoli”
Dopo anni di silenzio torna prepotentemente alla ribalta l’organizzazione criminale mafiosa che dalla Sicilia si è ramificata nell’intero territorio nazionale ed extranazionale avviluppando con i suoi tentacoli il tessuto produttivo della nazione, asservendolo ai suoi loschi interessi. L’occasione è data dalla cattura dell’ultimo incontrastato capo di “cosa nostra” autore di efferati delitti e promotore di una capillare rete di centri di potere mafiosi attraverso cui ha realizzato ampi profitti.
Nell’immaginario collettivo quando si parla di mafia il pensiero va subito all’organizzazione criminale che, dedita ai traffici illeciti, non esita ad uccidere chi “sgarra” o chi per motivi istituzionali o per cultura si oppone alla gestione del malaffare. Questo è solo un aspetto della mafia, forse il più iniquo e aberrante che trova largo spazio sulle prime pagine dei mass media. Esiste un’altra mafia che non uccide ma è pericolosa quanto la prima in quanto mortifica e uccide la dignità dell’uomo rendendolo schiavo e succube di minoranze privilegiate: la mafiosità.
La mafiosità è un atteggiamento che ci è stato conculcato a piccole dosi da un potere prepotente e senza scrupoli che pur di non perdere i propri privilegi ha cercato e cerca di acquistare consensi con facili promesse, raccomandazioni, favori e gentili concessioni e quando tutto ciò non è possibile, con ricatti, atteggiamenti vessatori, minacce più o meno velate, tanto che spesso i cittadini non riuscendo a trovare nella società civile alcuna possibilità di riscatto sono costretti a sottostare alla legge del più forte per ottenere quello che poi alla fine è un loro preciso e sacrosanto diritto.
Il fenomeno della mafiosità è insito in tutti i settori della società civile, nella politica asservita al potere affaristico-clientelare e appartiene a ben precisi schieramenti che non riuscendo a promuovere iniziative nel rispetto della legalità e della dignità della persona sono costretti ad utilizzare tale fenomeno per raggiungere i loro obiettivi. Ed è purtroppo verosimile che gran parte dei comuni del mezzogiorno d’Italia non siano immuni da questa malattia, da questa alterazione mentale e morale con il drastico risultato che mentre altri nel centro nord vanno a larghi passi verso una società libera e civile proiettata nel terzo millennio, il sud continua il suo doloroso viaggio a ritroso, verso il medioevo. Ciò sta a significare che all’interno degli enti alberga un sistema di potere occulto e dedito al malaffare che rappresenta pur sempre un segnale tangibile che la gestione del potere non è improntata alla legalità e alla trasparenza, ma proiettata verso il soddisfacimento di interessi particolari a discapito degli interessi generali.
Si tratta in sostanza di un modo di gestire la cosa pubblica a dir poco discutibile che pesa come un macigno sulla correttezza e sull’agibilità democratica delle amministrazioni interessate, tanto da inficiare il ruolo e la stessa funzione, non più volta alla tutela dei diritti fondamentali del cittadino, e alla salvaguardia dei valori della legalità. L’analisi inoltre non potrà non vertere sulla pianificazione e sulla promozione di iniziative che soddisfino i bisogni di ognuno senza dimenticare che l’interesse collettivo non è la somma degli interessi individuali, ma li sovrasta, li compone, ne prescinde e talvolta contrasta con essi. L’analisi non finirebbe qui, molte altre sono le disfunzioni che gravano sulla società penalizzandola sotto l’aspetto ambientale, culturale e politico per cui una grande assunzione di responsabilità, una forte presa di coscienza basterebbero a ridare dignità ad un territorio gravemente offeso, incominciando così a fare sul serio quella rivoluzione culturale contro ogni tipo di mafia che porterà noi e le future generazioni ad essere un po’ meno…mafiosi !!!
Dr. Tino Mazzitelli
Ex Direttore Aziendale e Ospedaliero Asp 8 (VV)
Ex Sindaco di Zungri)