Fede e dintorni

Toccare e accompagnare la sofferenza

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Toccare e accompagnare la sofferenza.

Nella conversazione avuta con Fabio Fazio su RAI3 la sera del 6 febbraio, Papa Francesco ha insistito che “Non basta vedere, è necessario sentire, è necessario toccare… Ci manca il toccare le miserie e toccare ci porta all’eroicità.- Penso ai medici, agli infermieri e infermiere che hanno dato la vita in questa pandemia: hanno toccato il male e hanno scelto di rimanere lì con gli ammalati”.
E oggi, festa della Madonna di Lourdes e Giornata dell’Ammalato, penso a quel cappellano accompagnatore di pellegrinaggi che mi ha confidato: “Oggi, dopo lungo periodo di fermo a causa del Covid e delle sue varianti, potrò vedere, toccare e benedire i cari ammalati che saranno portati alla grotta della Madonna.
– Oggi vogliamo riportare l’esperienza di una infermiera a contatto con gli ammalati di Covid.  La lunga pandemia ha messo a nudo molti tra di noi, e come esseri umani e come credenti. Abbiamo corso il rischio di abituarci alla sofferenza degli altri e non dargli l’attenzione dovuta. – Così la malattia è diventata una prova anche per chi è sano e assiste chi è malato, perché all’ammalato occorre donare una speranza di rinnovata umanità.
– Di fronte alla malattia la fede cristiana ci dice di non perderci d’animo, di mantenere viva e alta la speranza, di confidare in Dio che nessuno abbandona e dimentica, di guardare a Gesù Crocifisso, che ha voluto soffrire come noi e per noi per dimostrarci il suo amore e donarci una gioia profonda capace di dare senso anche alle nostre sofferenze.
– Ciascuno di noi deve essere pronto a portare la propria croce quotidiana e aiutare l’altro a risorgere sulla sua sofferenza – L’amore di Dio può trasformare le nostre croci in amore.

Considerazioni di Annarita, operatrice sanitaria.
♦ Sono entrata come operatrice sanitaria da poco tempo, in questo ospedale.
Mi hanno assunto in tempo di pandemia, con la freschezza ancora di giovinezza e di studi.
♦ Il mio sogno è stato sempre questo, fin da bambina. Ora vedo che non tutto è come nel sogno.
Essere accanto alle persone malate non è solo assisterle, curarle. A volte significa ascoltarne le storie o, in qualche modo, percepirle, dai libri che leggono, dalle foto che hanno sul comodino, dai santini che tengono nel cassetto.
♦ Per ogni persona ricoverata c’è una croce da prendere: il suo letto d’ospedale, la sua malattia del corpo e del cuore.

Stasera ho parlato un po’ con la signora Luisa. Mi sono fermata mezzora dopo il mio turno, perché oggi, mentre la spogliavo per lavarla, le ho visto scendere le lacrime e, commossa, ho pensato alla mia nonna, che non c’è più da qualche anno. Lei mi ha detto invece che io ho l’età di sua nipote Chiara.
Mi è sembrato, dalle sue parole, che di croci ne ha portate già tante, ma sempre con la forza della fede, quella che io credo di non avere.
E quando le ho confidato che ad aprile sposerò Gabriele, infermiere in questo ospedale, mi ha voluto stringere la mano.
Allora ho come sentito una mano abituata a trasformare la croce in Amore.

Accompagnare alla morte. Parole forti di Papa Francesco.
«A volte agli anziani, perché non hanno i mezzi, si danno meno medicine rispetto a quelle di cui avrebbero bisogno, e questo è disumano… è spingerli più presto verso la morte».
♦Lo ha denunciato Papa Francesco all’Udienza generale di mercoledì 9 febbraio, nell’Aula Paolo VI. Proseguendo le catechesi su san Giuseppe, il Pontefice ha approfondito «la speciale devozione» del popolo cristiano per questo santo come “patrono della buona morte” e ha detto con fermezza:
«La morte va accolta, non somministrata. Inumano “accelerarla” negli anziani»; ed ha ringraziato i progressi della medicina nelle “cure palliative” per accompagnare il “fine vita”.
H ricordato che eutanasia e suicidio assistito sono “inaccettabili: “La vita è un diritto, non la morte”.
Beati coloro che accompagnano l’ammalato alla sua ora finale. La CEI indica che “coloro che curano e accompagnano” sono accomunati dall’amore a coloro che vengono curati: è una risposta chiara alle domande della vita, che pure dovrà arrivare alla sua fine.

Guardare alle sofferenze di Gesù.
♦ “Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. (Mc 15, 20)
Signore Gesù Cristo, che all’ora terza fosti condotto al supplizio della Croce per la redenzione del mondo, nella tua bontà perdona le nostre colpe passate e preservaci da quelle future. Amen.

(fonte: varie dal web).

La lunga pandemia ha messo a nudo molti tra di noi, e come esseri umani e come credenti. Abbiamo corso il rischio di abituarci alla sofferenza degli altri e non dargli l’attenzione dovuta. – Così la malattia è diventata una prova anche per chi è sano e assiste chi è malato, perché all’ammalato occorre donare una speranza di rinnovata umanità. – Di fronte alla malattia la fede cristiana ci dice di non perderci d’animo, di mantenere viva e alta la speranza, di guardare a Gesù Crocifisso, che ha voluto soffrire come noi e per noi per dimostrarci il suo amore e donarci una gioia profonda, capace di dare senso anche alle nostre sofferenze. – Oggi, festa della Madonna di Lourdes e Giornata dell’Ammalato, ringraziamo di cuore quanti si prendono cura degli ammalati, e preghiamo la Santa Vergine di confortare gli uni e gli altri.

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