“Non fare del bene se non hai la forza di sopportare l’ingratitudine” Papa Woitjla
“Vigileremo, valuteremo e commenteremo l’attività dell’intera compagine”
Uno sparuto gruppo di “benpensanti” ritiene a Tropea che la polemica imbastita da me contro il sindaco e la sua amministrazione sia esagerata oltre che dettata da uno spirito critico per nulla adeguato alla situazione reale del paese, personalistica e rancorosa perchè l’ex delfino del sindaco suo consanguineo, subito dopo la sua elezione, ha preferito abbandonare gli insegnamenti dell’ex maestro per avventurarsi in un percorso tortuoso di discontinuità che dopo qualche anno ha prodotto solo stagnazione, immobilismo, degrado. Niente di più falso e fuorviante. A questi “cavalier serventi” che vedono la realtà attraverso la lente d’ingrandimento distorta dell’opportunismo rispondo parafrasando un aforisma di Eugenio Scalfari: “In una società come la nostra considero che i contrasti siano non soltanto ineludibili, ma vitali; nè mi trovo d’accordo con quanti vorrebbero metterli in sordina in omaggio a una marmellata di buonismo che dovrebbe stemperare le differenze, mitigare le polemiche, addormentare le coscienze all’ombra di un vogliamoci bene omologante e conformistico”.
Lascia per di più perplessi che costoro non riescono a percepire la dura realtà del paese, il fallimento su tutti i fronti di una amministrazione che, tra l’altro, è anche corresponsabile del decadimento valoriale della politica, dell’economia del territorio, un’amministrazione non dissimile ad un sistema politico antidemocratico, perchè autoreferenziale e solipsistico e con atteggiamenti assai simili a quelli dei regimi. Come si fa a non capire che a Tropea esiste un problema “dell’annuncite” che tradotto significa “amministrazione della propaganda”? Sembra di rivivere quello che si è studiato sui libri di storia, visto nei film e letto nei documenti storici relativi ai regimi dittatoriali.
Il sindaco e il resto della giunta si riempiono la bocca di belle parole, sciorinano palingenesi epocali e formalmente ottemperano ai principi di legalità, di trasparenza, di imparzialità e di quant’altro, ma nei fatti non li rispettano. Come si fa quindi a non vedere che essi non sono riusciti a realizzare nulla del programma con il quale più di due anni fa si sono presentati agli elettori? Tutti i problemi sono rimasti irrisolti, nè sono cambiati i metodi. Nessuna trasparenza, nessuna partecipazione, nessun confronto. Penso alla viabilità, soprattutto nelle periferie e mi domando se qualcuno di “lor signori” abbia mai messo piede per costatarne il degrado, alle iniziative tese a rendere trasparenti le attività amministrative, ai problemi delle infrastrutture, dei servizi, del lavoro, dei beni culturali, del turismo, del PSC -(piano strutturale comunale)- sul quale non si vuole porre mano per elaborare una pianificazione urbanistica che crei nuove opportunità e autentico sviluppo, come è stato a suo tempo per il PRG -(piano regolatore generale)-
Nessuna iniziativa a dispetto di quanto pomposamente proclamato all’inizio per sostenere i prodotti artigianali, l’arte, la cultura, il folclore, gli interscambi professionali, il turismo, etc… Una amministrazione chiusa a riccio, autoreferente, che naviga a pelo di scoglio rischiando di naufragare mentre le correnti degli appetiti politici ed exstrapolitici la sballottano da una parte all’altra. Un sindaco che non tiene conto che la politica per essere fatta bene esige delle competenze notevoli, che non si possono improvvisare e che sono il risultato di una profonda conoscenza delle logiche di equilibrio e di potere dei vari gruppi e delle variegate forze politiche esistenti sul territorio. Insomma un paese in lenta agonia che per lunghi periodi dell’anno vivacchia, che si mantiene in vita per una sorta di accanimento terapeutico.
L’iniziale entusiasmo si è raffreddato progressivamente al punto di tramutarsi in un atteggiamento di distacco e di indifferenza. Complici anche i rapporti e i legami con le varie consorterie e potentati economico-affaristici, ben inseriti nei gangli della politica locale, condizionandone pesantemente la vita amministrativa al punto tale da destare l’attenzione dell’autorità giudiziaria che presto, si pensa, farà sentire la sua voce. Che tristezza assistere impotenti alla metamorfosi radicale di un uomo che dall’oblio era stato proiettato alla ribalta cittadina dal suo grande zio, che man mano ha rinnegato i valori morali e politici ai quali si era abbeverato per avventurarsi in un mondo, forse più redditizio, ma meno esaltante della politica di basso profilo caratterizzata da collusioni discutibili, da interscambio di dubbia reputazione.
L’aspetto personalistico lamentato dai suoi accoliti, laudatores in servizio permanente effettivo, non ha nessuna incidenza nelle riflessioni critiche di volta in volta esternate dal sottoscritto, nè ha alcuna importanza il suo tradimento e la mancata riconoscenza per i vantaggi conseguiti con il decisivo placet del suo maestro e pigmalione durante gli anni in cui è stato fedele scudiero “Non fare del bene se non hai la forza di sopportare l’ingratitudine”. L’aforisma del compianto Papa Woitjla centra in pieno i miei sentimenti e il mio modo di essere teso più a cogliere l’intima essenza e le qualità morali che residuano all’interno dell’animo umano, anzichè l’egoismo e l’opportunismo di cui esso è intriso. Per dirla con Norberto Bobbio, “ho imparato a rispettare le idee e l’atteggiamento altrui, a capire prima di discutere, a discutere prima di condannare, a condannare solo in presenza di malafede, a detestare i fanatici con tutta l’anima”.
Stante tutto ciò vorrei chiedere a questi cicisbei come si fa ad avere fastidio per una sacrosanta opposizione politico-amministrativa? Come si fa a scambiare per linciaggio politico il legittimo dissenso, per derisione l’ironia dei commenti? Piuttosto che ascoltare sermoni ingiuriosi e insulsi gradiremmo che questi “utili idioti” spiegassero ai cittadini perchè questa amministrazione è sfilacciata, perchè l’intera gestione politica è nelle mani di una sola persona, perchè non si parla mai dei tanti “conflitti di interesse” che pendono come una spada di Damocle sulla compagine amministrativa, perchè il trasformismo di volta in volta escogitato viene visto come un atto di grande strategia politica e non viceversa come un atto di cambiare opportunisticamente indirizzo per il mantenimento del potere? Se le cose stanno così, se è questo il grado di impegno di questi affabulatori nella cura dell’interesse collettivo, non c’è da stupirsi nemmeno se essi scommettono anche sull’onniscenza del loro idolo, novello dio in terra, il quale non ha neanche l’umiltà di non considerarsi tale, perchè a furia di essere osannato, alla fine, si è convinto di essere competente su tutti i rami dello scibile umano, di essere secondo solo al Padreterno, e quindi di andare diritto per la sua strada.
Il pensiero unico non ha mai portato fortuna a nessuna società civile. Le fortune di Tropea sono tutte “in re ipsa”, duvute alla sua straordinaria bellezza, alla sua gente espansiva e gioviale, ai suoi bianchi arenili, alle scoglere, al mare turchese, agli spettacolari tramonti, alle spiagge da cartolina e alla sua stuzzicante gastronomia a base di cipolla rossa. Doni concessi amorevolmente da un Dio amico che con questo sindaco non ha nulla da spartire. Egli, oggi, non fa altro che raccogliere i frutti dell’opera dei suoi predecessori che nel tempo, attraverso un lavoro incessante hanno creato la Perla del Tirreno. Per quanto ci riguarda i vari “pensabene” sappiano che svolgeremo in modo composto, ancorchè critico, il ruolo che crediamo di avere. Vigileremo, valuteremo e commenteremo l’attività dell’intera compagine, esprimeremo idee nell’interesse esclusivo della città ala quale siamo legati profondamente. Che altro dovremmo fare? Portare pazienza? No, la misura è colma!!!
(Ex Direttore Sanitario P.O. Tropea)
Dr. Tino Mazzitelli