“Il vento è cambiato ma in negativo”
“Questa città è stata e continua ad essere in balia da troppo tempo”
Ormai superata la boa di metà legislatura è già tempo di stilare un primo bilancio in merito ai risultati conseguiti dall’amministrazione comunale di Tropea. Cosa è andato bene e cosa è andato male in questa prima fase e, soprattutto, come la cittadinanza ha percepito finora la politica messa in campo dall’attuale compagine di governo locale. Da più parti si esprime ormai liberamente un giudizio impietoso sulla “governans”, paragonata ad una “repubblica delle banane” tipica dei paesi latino-americani, totalitaria e antidemocratica, sottolineando altresì come questa sia solo un’amministrazione affetta da una “annuncite” profonda, anch’essa tipica di tali paesi, mettendo infine sotto accusa il sindaco ed i suoi corifei, quasi tutti insignificanti, per aver indotto l’ente in una estrema difficoltà per non aver saputo salvarlo attraverso una gestione virtuosa ed una attenta programmazione.
Il vento è cambiato ma in negativo e in spregio ai principi della democrazia e della gestione trasparente della “res pubblica”. Si tenta di soffocare il dibattito, si stenta a credere che i problemi sono strutturali e soprattutto cronici, manca la volontà, oltre che la capacità, di affrontarli per poi risolverli. Si ha la sensazione mista a certezza che vi siano altri interessi da salvaguardare e portare avanti: interessi e ambizioni personali che portano a favorire, con le solite prebende, chi e quanti hanno garantito un sostegno in campagna elettorale. Non solo: la percezione è che anche l’intera maggioranza non abbia contezza degli atti e delle susseguenti iniziative che vengono portati all’attenzione del Consiglio, un po’ come l’asino di Buridano che, incapace di scegliere, sospende il giudizio dell’intelletto e quindi la capacità di discernimento e di condizionamento in relazione alla utilità dell’insieme dei documenti necessari ad avviare il motore per il raggiungimento del buon governo.
L’opposizione poi è totalmente esautorata al di là di quello che strumentalmente viene professato. Nelle scelte strategiche di sviluppo della città non è mai stata coinvolta. Gli ordini del giorno e le interrogazioni vengono evasi tanto per dare un contentino, ragion per cui da più parti ormai ci si chiede cosa stia a fare, non levi le tende e la smetta di reggere il moccolo ad una amministrazione assolutamente inadeguata. Non c’è alcuna promozione di iniziative importante, nè si trovano nell’esecutivo competenze all’altezza delle spettanze dei cittadini. L’amministrazione lavora a compartimenti stagno ed inseguendo le emergenze, tendendo ad utilizzare la solita retorica e le belle parole per spostare l’attenzione dai problemi veri. Questa città è stata e continua ad essere in balia da troppo tempo ormai di gente che vive tra complotti, ricostruzioni fantasiose e compiaciuta esposizione di tutto ciò che non va e, cosa ancora più grave, non potrà mai andare, almeno a loro modo di vedere.
Da un decennio, almeno, Tropea degrada inesorabilmente sotto la coperta di un racconto romanzato della vita politica locale che non rinuncia al gusto insopprimibile di retroscenare qualsiasi situazione inabissandosi allegramente nelle innumerevoli curve del mondo dell’irrealtà. Dove si discute di tutto tranne che della situazione urbanistica che produce solo povertà. Dove si fa finta di ignorare lo stato sociale ed economico ormai collassato. Dove non si presta la dovuta attenzione sulla alienazione e sul disagio esistenziale dei giovani, usati durante la campagna elettorale e poi, il giorno dopo, abbandonati al loro destino. Dove l’arte, la cultura, il turismo, l’artigianato e l’ambiente sono solo considerati una “sovrastruttura della materia” e quindi accantonati e messi nell’oblio, fatta eccezione per qualche sporadico evento ludico -(redditizio per qualche assessore)- da solo non sufficiente a meritare l’attenzione della cittadinanza.
Ci siamo lamentati per anni di politici che piazzavano ovunque gli amici loro, che rubavano al centro e in periferia, che erano collusi con i clan non certo in odore di santità, che erano incapaci di realizzare opere degne di nota e distribuivano assistenzialismo e prebende d’ogni tipo. Ora abbiamo una compagine amministrativa non certamente migliore delle precedenti che, però, secondo l’intendimento originario e l’immaginario collettivo avrebbe dovuto rapresentare un “pool” di persone capaci, in grado di dare sostegno diretto a tutti i processi che vanno in direzione della pianificazione di una gestione amministrativa moderna e dei diritti dei cittadini, che avrebbe dovuto anche colmare il vuoto sul piano della credibilità politica, aggredire la crisi che si trascinava da tempo e sfatare il mito che a Tropea, in considerazione degli allettanti interessi economico-finanziari, senza i “poteri forti”, le lobby politico-affaristiche e le organizzazioni di potere occulto non si va da nessuna parte, a meno che il sindaco non abbia il carisma, il prestigio, il coraggio e l’autorità politica di infischiarsene e di poterne fare a meno, relegandoli ai margini della vita politica. Sindaci con siffatta autorevolezza e dirittura morale a memoria certa Tropea nel recente passato ne ha avuti pochi, due in particolare: Gaetano Vallone e Adolfo Repice. Dopo di loro, il diluvio!
I grandi pensatori del passato ci hanno insegnato che la creazione di uno stato di diritto è stato il passaggio storico necessario per uscire dal caos dell’individualismo finalizzato alla successiva definizione e cura dell’interesse pubblico. Ebbene, questo oggi a Tropea dov’è? Dov’è la sicurezza legata alla consapevolezza dell’esistenza di una istituzione superiore che cura la necessità esistenziale dei cittadini? Esiste la garanzia che gli organismi politici facciano da tramite tra cittadini e istituzioni pubbliche? Esiste la responsabilità connessa al mandato ricevuto da parte della comunità nella prospettiva che esso avrebbe acquistato il valore di scelte amministrative volte alla cura dell’interesse pubblico concreto? Ai posteri:::!!!
La verità è che la politica tropeana va a ritroso, come il gambero, per disperdersi alla fine nei meandri tortuosi dell’effimero, della gestione interessata, del superamento dei confini tra legalità e illegalità, dell’acquiescenza verso il malaffare. Tutto ciò cercheremo di dimostrarlo prossimamente sottoponendo all’attenzione dei cittadini una serie di criticità e di serie problematiche che da sole, se veritiere, basterebbero a dare il benservito a questa squinternata, allegra brigata. Si tratta di percezioni, frutto di considerazioni realistiche, che inducono a pensare che questa amministrazione sia compromessa con i richiamati “poteri forti” e, al pari di quanto verificatosi nel recente passato,fortemente esposta alla scure del potere giudiziario, in procinto di essere abbattuta.
(Ex Direttore Sanitario Aziendale e Ospedaliero Asp 8)
Dr. Tino Mazzitelli