La serata inaugurale del “Premio Letterario Nazionale Città di Tropea” si era conclusa con la presentazione di “Mille anni che sto qui”, di Mariolina Venezia, edito dalla Einaudi. Un libro carico di vita vissuta del nostro Meridione e incentrato sulla storia ricca di ogni sorta di vicissitudine ed esperienza della famiglia Falcone, il tutto imperniato su di una costellazione di personaggi che emergono per un istante per poi perdersi tra i turbini del tempo. I rapporti familiari, i sogni, le illusioni, insomma storie di vite intense che la sceneggiatrice cinematografica romana ha saputo racchiudere in quest’opera.
La seconda serata organizzata dall’Accademia degli Affaticati, condotta dal giornalista Rai Pasqualino Pandullo e da Livia Blasi, è stata invece servita per portare di fronte al pubblico il secondo dei libri in lizza per questa prima edizione del premio, quello di Carlo Fruttero “Donne informate sui fatti”. A soffermarsi sul trhiller del settantunenne saggista e romanziere torinese, è stato Tullio Barni, uno degli autori che hanno partecipato al Premio. L’introduzione di Barni ha affrontato le sfaccettature degli otto personaggi femminili protagonisti dell’opera di Fruttero, definendo il complesso del libro «uno spaccato di vita italiana», che ha per filo conduttore «l’italianità che ci lega» e va oltre le classi sociali. “Donne informate sui fatti” tratta la storia di Milena, ventiduenne rumena arrivata nel nostro paese all’età di diciotto anni attraverso un giro di prostituzione. Riuscita ad uscire da quella vita, la bella Milena viene accolta da un prete in un centro di protezione di Vercelli. Un anziano banchiere si innamora di lei, che nel frattempo era riuscita ad inserirsi nel mondo del lavoro come baby-sitter. Ma il sogno ha breve durata perché Milena viene strangolata e lasciata in un fosso della periferia torinese nei pressi della Fiat. Queste le premesse alla storia vera e propria, che si dipana nei vari tentativi, portati avanti da otto figure femminili, di fare chiarezza sull’accaduto. Otto profili di donna tutti diversi, che calano addosso alle protagoniste come abiti confezionati per differenti occasioni. Storie che si intrecciano ed accompagnano il lettore coinvolgendolo in una storia ironica e carica di mistero.
A parlare delle dinamiche dell’editoria d’elite è stato invece il professor Paolo Minervino, antropologo e direttore editoriale della Abramo editore, mentre tra i titoli fuori concorso sono stati poi introdotti l’ultimo libro del professor Lino Daniele, vice presidente e primo promotore della riesumazione dell’antica Accademia degli Affaticati, dal titolo “L’ultimo contadino di Bugurna”, e “Carne cruda”, di Giuseppe Nicola Di Leo, già ampiamente recensito in altre occasioni da Calabria Ora.
Un netto cambio sulle tematiche della serata lo ha imposto un altro scrittore, tra gli ospiti illustri della serata, come il giudice Nicola Gratteri, sostituto procuratore di Reggio Calabria, giunto per presentare il proprio libro intitolato “Fratelli di Sangue”. Varie gli argomenti toccati da Gratteri, legati alle grandi figure di spicco della mafia, della ‘ndrangheta, ma soprattutto dei grandi uomini legati alla lotta contro questi poteri, che potrebbe trarre molto beneficio semplicemente «sedendosi dietro un computer per porre delle modifiche alle normative». Affianco a lui è intervenuto anche il vice presidente della commissione nazionale Antimafia Mario Tassone, che, rispondendo alle incalzanti domande di Pandullo, ha parlato di «una grande realtà che si muove contro questi tipi di criminalità organizzata», ma ha anche sottolineato che questa lotta potrà essere vinta quando «a schierarsi sarà anche la grande platea di spettatori». Tassone, seppure da un differente punto di vista, ha riconosciuto nel tanto decantato snellimento delle procedure burocratiche un altro ingrediente che potrebbe facilitare il compito delle istituzioni, ridotto ormai in uno stato di asfissia.
Dopo questo acceso dibattito, a riportare su toni leggeri il prosieguo della serata sono stati il virtuoso pianista Francesco Pata e la giovane soprano Gemma Fazzari, che hanno eseguito il pezzo “Musica proibita”. La serata si è conclusa con il saluto di Pandullo agli altri ospiti, come Don Pasquale Russo, tra i curatori del “Premio letterario nazionale Giuseppe Berto”, e l’avvocato Massimo Pugliese, organizzatore del “Tropea Blues Festival”.