Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Testimonianze di rinascita dalle dipendenze.
– “Storie e testimonianze con il cuore” hanno avuto luogo nel pomeriggio di martedì 25 febbraio 2020, arricchendo l’incontro all’Università europea di Roma, nell’ambito del programma di formazione integrale degli studenti.
– Si può uscire dalla dipendenza della droga? della pornografia? del gioco d’azzardo? – Sì, purché si parta dal cuore. Allora: “Testimonianze con il cuore” perché tutto parte da là, dal cuore. E la discesa agli inferi è proprio questa morte del cuore, è una parte di noi che non vive».
– Lo ha detto Tommaso Colella, un passato di tossicodipendenza e ora responsabile di quel centro della comunità Nuovi Orizzonti dove dieci anni fa bussò dopo una giovinezza dissoluta. – Occorre ascoltare quella voce di Dio che guarisce il cuore.
La storia di Tommaso Colella, all’insegna del cuore ma anche della gioia di una rinascita.
♦ Il giornalista Carlo Climati che ha moderato l’incontro ha sottolineato: «E gioia sia!» è il saluto e il tratto distintivo che risuona tra le tante opere della comunità Nuovi Orizzonti nei consacrati “cavalieri della luce” e nei tantissimi volontari che hanno deciso di tendere la mano alle persone in difficoltà.
Proprio come fece 25 anni fa la fondatrice di Nuovi Orizzonti, Chiara Amirante, nei gironi infernali dentro e attorno la stazione Termini di Roma, iniziando un’opera oggi diffusa in tutto il mondo,
♦ Ed oggi l’opera passa, nelle fasi iniziali, anche attraverso il centro di Piglio, nel frusinate, dove Tommaso Colella vive, lavora e studia. Dice scherzando: «Ultimo anno di università… e dire che il diploma di scuola media mi fu dato purché uscissi da quella scuola» insieme alla moglie e a due bambini.
♦ Ma quanta strada per arrivare in quel borgo della Ciociaria, Piglio, tutto sommato neppure così distante dalla natìa Capri:
«Vengo da una famiglia semplice, però mia madre aveva un forte esaurimento nervoso e scaricava su di me anche le violenze psicologiche che subiva dalla madre.
Sono cresciuto sentendomi inadeguato, diverso dagli altri, e con un papà che non c’era mai. Ho cominciato a scendere in strada, a frequentare gruppi che mi davano un senso di appartenenza».
♦ Da lì alle droghe leggere («non è vero che non fanno male, perché anestetizzano il vuoto che hai dentro, ti danno un senso di onnipotenza e quindi una grande fregatura») il passo fu breve. E, ancora più scontato, quello fino all’eroina.
♦ Tommaso intanto lavora, e con successo, nei ristoranti di mezzo mondo, tra lusso, soldi, il desiderare e possedere sempre di più. Ma l’eroina è sempre là e, anzi, diventa il centro di ogni cosa: «Mi svegliavo e il mio primo pensiero era la droga.
Così sono finito a vivere in un quartiere di Napoli, in un sottoscala, tra giovani che si drogavano come me, senza più amici, lavoro, famiglia».
♦ La discesa agli inferi è inesorabile «e piano piano mi spegnevo. E quando un mio amico moriva di overdose, mi dicevo: ecco, dai, adesso tocca a me, così finisce tutto».
Prova in un paio di comunità, ma niente.
♥ Finché la mamma lo invita a seguirlo in un viaggio a Medjugorje: «Sono andato solo per farla contenta, ma il 25 marzo 2009, alle 8.30, sono crollato davanti alla statua di Maria. No, non ho avuto nessuna visione, ma lì ho fatto l’esperienza di cielo, di paradiso, ho chiesto a Dio, che non mi ha mai mollato un attimo, una vita normale».
♥ Quella vita che, dopo un programma visto in tv per caso, lo porta a Piglio «dove tutti mi accolsero con abbracci e sorrisi, senza neppure conoscermi. Un amore gratuito a cui non ero abituato, ma era quello che desideravo».
♥Oggi Tommaso è felice, pieno di quella serenità trasmessa anche al fratello Luca «che ho fatto soffrire troppo quando ero tossico, ma che ha visto in me una gioia che lo ha contagiato e oggi è volontario di Nuovi Orizzonti in una parrocchia di Roma».
(fonte: cf L’ Osservatore Romano, 26 febbraio 2020).