Il libro offre delle riflessioni sullo sport più seguito
Straordinaria, coinvolgente, appassionante la Lectio Magistralis tenuta oggi al Liceo Scientifico dal prof. Angelo Stumpo
Nella veste per noi insolita di scrittore, il nostro professore ci ha presentato il suo libro: “Antropallonismo… riflessioni su una sindrome psicosociale dell’uomo moderno.”
Il libro offre delle riflessioni sullo sport più seguito e mette in evidenza come il mondo del pallone sia diventato la manifestazione di una sindrome dell’uomo moderno, il quale desidera rifugiarsi nella finzione per sfuggire ad una realtà pervasiva e complessa.
Perché “Antropallonismo”? Il titolo allude al fatto che l’uomo sia andato nel “pallone” in quanto il suo attaccamento al calcio viene visto come una “sindrome” i cui “sintomi” sono il consumismo, il business e, in particolare, l’idolatria, una venerazione smisurata che si verifica quando questo sport diventa il “tutto” anziché una parte della vita.
Il calcio, come altri aspetti della vita comune, ha subito delle trasformazioni che ne hanno compromesso i valori fondanti. È anche vero che, nonostante tutto, il calcio conserva ancora alcuni aspetti motivazionali interessanti che si potrebbero emulare nel tessuto sociale.
L’attuale “funzione tranquillante”, ad esso riconosciuta e analoga a quella che durante l’Impero romano era assegnata ai ludi circenses, ossia quella di ammortizzatore sociale, dovrebbe mutarsi in un “fattore stimolante” soprattutto ai fini della costruzione della personalità. Nell’ottica del professore la filosofia diventa uno strumento per interpretare il calcio, diventato un sistema di distrazione di massa, una fiction, un film, come nel “Manuale dell’imperfetto Sportivo” di Beppe Severgnini.
L’esperienza nel mondo del calcio viene condivisa dall’ospite che accompagna il professore cioè l’ex calciatore spagnolo Javi Poves Gomez. All’età di undici anni Poves entra a far parte delle giovanili dell’Atletico Madrid e, dopo aver compiuto tutta la trafila, a 19 anni viene ceduto alla terza squadra di Madrid, il Rayo Vallecano, che lo gira per due anni in prestito al Las Rozas e al Navalcarnero; nel 2008 arriva, quindi, la chiamata dello Sporting Gijòn B e, dopo due stagioni come riserva, arriva finalmente l’atteso esordio nella Liga, nel maggio del 2011, contro l’Hercules. Il coronamento di un sogno, penserebbero in molti, ma non è così, perché è in questo periodo che Javi inizia a vedere il calcio con un occhio diverso. Nell’agosto del 2011, Javi Poves, a soli ventiquattro anni, annuncia il suo addio al calcio dichiarando che “il calcio professionistico è solo denaro e corruzione, è capitalismo, e il capitalismo è morte. A cosa serve guadagnare 1000 euro invece di 800, se so che derivano dalle sofferenze di tanta gente? … più conosci il calcio, più ti rendi conto che è tutta una questione di soldi, che è marcio, e questo ti toglie l’entusiasmo”.
Rinnegando l’appartenenza al sistema calcio, Poves ha messo in discussione il sogno di milioni di bambini e ha svelato i lati più oscuri del mondo del pallone.
L’intervento di Javi ha stimolato negli studenti il desiderio di porre delle domande: “c’è stato qualche familiare o amico che ha provato a convincerti che a ventiquattro anni era una follia lasciare il calcio perché stavi rinunciando a tanti soldi e ad un futuro importante? E, soprattutto, quando hai abbandonato la Liga spagnola, non hai avuto dei pentimenti?
“Hanno pianto tutti, ha pianto mia madre, mia nonna mio padre no, non ha detto nulla.
No, non ho avuto ripensamenti, se non quando sono andato in Argentina perché ho notato, da parte dei calciatori, un’autentica passione per questo sport, passione che contraddistingue i veri calciatori”.
Il professore Vasinton, ex calciatore, ha ringraziato il collega Angelo Stumpo per il suo libro e ha rivolto ai giovani questo messaggio: “Inseguite i sogni, ma non trascurate lo studio”.
Ci piace, inoltre, riportare le parole del professore Stumpo a conclusione dell’assemblea: “Javi Poves rappresenta l’uomo che, uscito dalla caverna, si è liberato dalle catene teso alla ricerca della verità”.
Anche questa giornata ha creato una bella atmosfera tra studenti e insegnati, si è trattato di un lungo momento di condivisione ed ha catturato l’attenzione di tutti, impegnati a navigare nel Mediterraneo.
Il tema del calcio, con Stumpo e Poves, è stato affrontato, nella seconda parte della mattinata, anche all’Istituto Alberghiero ed Enogastronomico dove i ragazzi si sono mostrati attenti, interessati alla vicenda calcio dell’ex giocatore spagnolo e hanno formulato domande e spunti di riflessione.
La mattinata è stata molto dinamica, soprattutto perché i ragazzi dell’alberghiero tropeano hanno incontrato per buona parte delle ore i maestri della Scuola Nazionale Pizzaioli Professionisti di Parghelia, i quali, hanno spiegato loro non solo le tecniche per realizzare un’ottima pizza, ma anche tutte le possibilità e gli sbocchi occupazionali che questo lavoro può offrire. Una figura quella del pizzaiolo che oggigiorno è richiesta in tutto il mondo anche con delle retribuzioni considerevoli, perché il marchio made in Italy della pizza è considerato sinonimo di garanzia assoluta dagli altri paesi.
Nella terza giornata di Campus “Galatea” all’interno deell’Istituto Professionale Turistico, l’ingegnere Francesco Biacca e la Dottoressa Roberta Caruso, hanno presentato un progetto innovativo proponendo una nuova visione di turismo.
L’ingegnere ha aperto il dibattito esponendo l’evoluzione del turismo nel tempo, spiegando come esso in passato fosse incentrato nelle “città icona” con un flusso turistico incontrollato dato dal grande numero di enti che valorizzavano una determinata località piuttosto che l’intero territorio.
Francesco Biacca ha sottolineato quali fossero i limiti che noi come territorio pensiamo di avere, ovvero: mancanza di infrastrutture, assenza di collegamenti, scarsa collaborazione, competitività sul prezzo, mentre in realtà, questi non sono altro che alibi per paura di spingerci oltre le nostre potenzialità.
Un esempio concreto dato dall’oratore, è quello del piccolo borgo di Cleto, in provincia di Cosenza. Qui, alcuni ragazzi del posto hanno costituito una associazione il cui scopo fosse quello del FESTIVAL DI CLETO, festival che unisce cultura e tradizioni locali con un turismo indirizzato alla scoperta di piccoli borghi a rischio oblio.
Una loro seconda iniziativa, il FESTIVAL DELL’OSPITALITA’, ha fatto si che lo “spostamento” tra un luogo e l’altro assumesse valore itinerante e desse ai visitatori l’idea del viaggio come scoperta, o, riscoperta, dei paesaggi, tesori artistici e monumentali, percorsi naturalistici che ne testimoniano la storia di quegli stessi luoghi recuperandoli secondo uno stile di turismo sostenibile.
L’incontro di oggi ci piace concluderlo con una affermazione della dott.ssa Caruso, affermazione che meglio racchiude il processo che dovrebbe portare ogni operatore turistico a valorizzare il territorio in cui esplica la propria attività.
“Non è dalla materia che nasce il pensiero, ma dal pensiero che si forgia la materia” (Cit. di Giuliana Conforto)
Infine, il Liceo Classico “P. Galluppi” ha riabbracciato la prof.ssa ed ex Dirigente Scolastico Beatrice Lento accolta con emozione da docenti e studenti.
Beatrice Lento è impegnata come presidente dell’Associazione Onlus Sos Korai e ha affrontato, come nei giorni scorsi, la tematica del ruolo femminile nel Mediterraneo.
In particolare, la discussione si è incentrata sul rapporto donne-Islam: «Una femminista può vivere bene l’Islam se non lo pratica in modo sterile e non contestualizza Sunna e Corano. Il femminismo ha il merito di evidenziare la dinamicità della fede. Purtroppo molti musulmani interpretano il femminismo islamico come un pericolo, una blasfemia, anche perché a praticarlo sono le donne. Sono molto più portati ad accettare posizioni progressiste sulle donne che vengono proposte dagli Imam, in quanto … uomini».
Un’altra giornata si conclude tra riflessioni, conoscenze, sorrisi, emozioni e laboratori artistici e tecnici degli studenti.