Un appello affinché venga effettuato uno screening alla popolazione
“I genitori, in sostanza, hanno chiesto uno screening di tamponi antigenici con l’obiettivo di rasserenare se stessi e la popolazione e circoscrivere il perimetro dei contagi”
Desta stupore e sconcerto la testardaggine mista a presunzione con cui il sindaco di Tropea si ostina a disattendere alle pressanti quanto giustificate richieste dei genitori degli alunni dell’Istituto Don Mottola di effettuare uno screening sulla popolazione scolastica al fine di avere la sicurezza che nessun soggetto sia affetto da Coronavirus. A giustificazione della sua assurda decisione sostiene che la situazione sanitaria a Tropea è sotto controllo, che lo screening non serve in quanto l’amministrazione comunale di Tropea agisce secondo “scienza e coscienza” e nel rispetto delle leggi.
Niente di più falso e fuorviante! A dimostrazione di ciò sono i continui pronunciamenti del Comitato tecnico-scientifico presso il Consiglio dei Ministri e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità -(OMS)- che senza infingimenti di sorta continuano sistematicamente a raccomandare la somministrazione dei tamponi antigenici rapidi in tutti i soggetti a rischio, tra cui docenti e personale non docente della scuola oltre, naturalmente gli alunni. L’importanza di tale somministrazione va ricercata nel fatto che se il test rapido risultasse negativo, sarebbe necessaria la conferma dopo 4/5 giorni con un test molecolare che è, in ultima analisi, lo strumento più significativo per la conferma dell’infezione da Coronavirus.
I genitori, in sostanza, hanno chiesto uno screening di tamponi antigenici con l’obiettivo di rasserenare se stessi e la popolazione e circoscrivere il perimetro dei contagi, ove questi fossero presenti. La richiesta ha dato via in paese, complice il sindaco, ad una ridda di commenti pro e contro l’opportunità di imbastire una campagna di screening antigenici. In medicina, come è noto, è fondamentale la prevenzione in quanto azione rivolta a prevenire un danno, nella fattispecie la malattia, che spesso può essere letale. Con il test antigenico si sarebbe potuto appalesare se i risultati presentavano dubbi e quindi necessitavano di una ulteriore conferma attraverso tampone molecolare. La storia di questi mesi in tutto il territorio nazionale ci insegna che la prudenza non è mai troppa; sapere in anticipo che la mappatura del contagio sia circoscritta è un fatto che rasserena e scongiura apprensione e paura e, allo stesso tempo, consente di uscire presto dalla situazione difficile che si sta vivendo attraverso la revoca delle ordinanze restrittive. Come può essere, pertanto, giustificabile un diniego e una presa di posizione così drastica senza che dietro vi sia, a supporto, una valida giustificazione che abbia una sufficiente valenza scientifica e non già solo considerazioni escatologiche e supponenti? Come è possibile senza l’effettuazione dei test, aprioristicamente, stabilire, soprattutto in assenza di sintomi, se un soggetto sia o no affetto da Coronavirus? Sa o no il sindaco di Tropea che esistono anche i portatori sani da Covid, asintomatici, che pur non registrando in maniera conclamata l’infezione, sono in egual misura ai soggetti con malattia conclamata altamente trasmettitori di infezione? E poi è opinabile il fatto che a giustificazione del “gran rifiuto”, inspiegabile, vengano accampate motivazioni che hanno un senso solo sotto l’aspetto della banale e superficiale intuizione e pertanto non suffragate da alcuna evidenza scientifica.
Non concedere il test, pertanto, recedendo da una assurda posizione di intransigenza non trova giustificazione alcuna sia sotto il profilo scientifico che, come demagogicamente affermato, sotto l’interesse superiore della popolazione, soprattutto quella scolastica. Si fa il bene della collettività amministrata concedendone i diritti e interpretandone i desideri e non già mostrando i muscoli della supponenza e della arroganza. E poi se non vengono effettuati i tamponi antigenici sulla base di quale rispondenza scientifica si può affermare, a meno che non si abbiano virtù divinatorie, che la situazione è sotto controllo e che, allo stato, non esistono ragioni tali da destare allarme e legittimare il ricorso ad uno screening, ancorché parziale, della popolazione scolastica? C’è anche da chiedersi come mai la maggior parte delle amministrazioni comunali che gravitano nel comprensorio di Tropea, ma anche quelle a livello provinciale e regionale, con determinazione e senso civico hanno da tempo provveduto ad effettuare su larga scala uno screening attraverso la somministrazione di tamponi antigenici sulla popolazione, ivi compresa quella scolastica, allo scolpo di avere la sicurezza dell’immunità o per escludere che sia all’interno della scuola sia nel paese non vi siano focolai di infezione.
E questo è un modo di procedere responsabile che mira a tenere alta la guardia al fine di passare indenni, o quasi, da questa pericolosissima pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero. E allora, perché il sindaco di Tropea è contrario ai test antigenici rapidi? Perché si ostina ad opporre un netto rifiuto ad effettuare uno screening serio e scrupoloso sulla popolazione scolastica? Perché insiste a dare risposte pretestuose e, in ogni caso, non suffragate da alcuna rispondenza scientifica riferibile a qualsivoglia scuola di pensiero basata sulla scienza medica, teorica e speculativa, e non già su quella empirica?
Non trovando risposte plausibili in relazione al comportamento del sindaco è necessario attingere alla psichiatria per avere ragguagli adeguati. E’ appunto nella scienza del comportamento umano la spiegazione dello strano caso di un politico controcorrente, controconvenzionale che anziché intraprendere iniziative che non si discostano dall’interesse comune e dalle norme consolidate si abbandona ad una stringente e minuziosa cavillosità nell’esprimere e nell’attuare il proprio convincimento sulla realtà. Da ciò errore di giudizio e di valutazione del reale.
Elementi di un tale carattere sono la supervalutazione di se stesso unita alla rigidità di comportamento con aspetti di intolleranza e conseguente autoritarismo, tendenza alla continua interpretazione della realtà secondo un autoriferimento patologico a tonalità diffidente e sospettosa.
Questo quadro clinico provoca l’affermarsi di una visione negativa che finisce per dominare tutta la ideazione e il comportamento del soggetto.
Si tratta, in sostanza, di un delirio paranoico lento e insidioso che una volta stabilitosi è incoercibile e immodificabile. Che Dio ce la mandi buona!
(Ex Direttore Sanitario P.O. Tropea) (Specialista in Malattie Infettive)
Dr. Tino Mazzitelli