Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Sulla tomba di chi fu emarginato.
-Tre anni fa fece notizia e colpì l’attenzione del mondo il pellegrinaggio “privato” che Papa Francesco fece sulle tombe di due sacerdoti considerati ribelli e confinati ad una sorta di solitudine: don Primo Mazzolari (1890-1959) e don Lorenzo Milani (1923-1967), “due parroci che hanno lasciato una traccia luminosa”.
– L’uno, chiamato il “parroco” di’Italia e la “la tromba dello Spirito Santo nella Bassa padana”, l’altro che ha sperimento una scuola nuova, viva, diventando un riferimento obbligato per insegnanti e pedagoghi; di lui diceva Paolo VI: “Camminava con passo troppo svelto per noi altri…”
– Quel pellegrinaggio richiamò le parole di Gesù dette ai suoi discepoli sulle persecuzioni che avrebbero dovuto affrontare. – Dopo l’isolamento e la persecuzione subiti con obbedienza, per i due sacerdoti arrivò il pieno riconoscimento per mezzo di Papa Francesco, che ancora oggi continua a sorprendere il mondo. – Nella “Giornata della Coscienza”, celebrata il 17 giugno scorso con la figura del diplomatico portoghese Aristides de Sousa Mendes, che salvò la vita a migliaia di ebrei e altri perseguitati, ha esortato i sacerdoti ad essere “ponti fra Dio e le persone e restino attaccati al popolo”con l’auspicio che “possa sempre e dovunque essere rispettata la libertà di coscienza; e possa ogni cristiano dare esempio di coerenza con una coscienza retta e illuminata dalla Parola di Dio”.
Due sacerdoti “disubbidienti” pienamente riabilitati
♦ Don Milani e don Mazzolari non si sono mai incontrati ma in vita si sono conosciuti, scambiandosi poche lettere; da queste si colgono una consonanza profonda e alcuni innegabili elementi comuni pur appartenendo a generazioni diverse: Mazzolari era nato nel 1890 e morto nel 1958, don Milani è morto il 26 giugno del 1967 a 44 anni.
♦ Li accomuna il metodo dell’incarnazione: la convinzione che il cristianesimo nasca dall’incarnazione di Cristo nella storia, che non possa ridursi a uno “spiritualismo disincarnato”.
♦ Li accomuna la convinzione, sintetizzata nell’ I care (“mi interessa”) milaniano, che un cristiano che prenda sul serio il Vangelo non possa che tradurlo nello spendersi per una società più giusta.
♦ Li accomuna il fatto di credere nel dialogo con i lontani, cosa che portò entrambi a prese di posizioni costose in epoca di scomunica dei comunisti. Mazzolari sul quindicinale Adesso, da lui fondato, a quel proposito scrisse: “Il Vangelo mi chiede di condannare l’errore ma di amare l’errante: condanno il comunismo, amo i comunisti”».
Don Milani, con pragmatismo, negli stessi anni, a San Donato a Calenzano, fondò una scuola laica, ponendosi il problema di non imporre ai figli degli operai comunisti scelte laceranti tra la scuola popolare e la famiglia: «Nella sua visione credenti e atei devono dialogare senza preclusioni per la ricerca della verità».
♥ Nel pellegrinaggio di Papa Francesco alle loro tombe c’è di certo una portata storica: queste due figure furono in vita condannate da una Chiesa che tentò inutilmente di ridurle al silenzio: furono censurati i loro libri, nel caso di Mazzolari anche la predicazione, don Milani fu esiliato a Barbiana, gli fu ritirato dal commercio Esperienze pastorali (quel decreto dell’allora Sant’Uffizio è stato dichiarato decaduto solo nel 2015 da papa Francesco). Furono osteggiati anche dopo la morte e anche dopo il concilio Vaticano II.
Ancora oggi non sono unanimemente amati.
♥ ♥ Ma anche nei momenti di massima amarezza, di fronte a una Chiesa non pronta a comprendere le urgenze pragmatiche dei contesti sociali in cui operavano, Don Milani e don Mazzolari non pensarono mai che la Chiesa potesse essere abbandonata, neppure quando li colpiva con durezza.
Nessun dubbio per loro che il primato del Vangelo e della coscienza debbano essere affermati dentro la Chiesa, non contro.
E ora vengono riconosciuti da un Papa come figure degne di speciale attenzione.