Capo Arte 2009
Teatro stracolmo in ogni ordine di posto
Nella suggestiva cornice del teatro torre Marrana sito nella frazione Brivadi, per l’occasione stracolmo in ogni ordine di posto, è andato in scena il 17 agosto scorso un capolavoro del repertorio classico, ovvero il Malato Immaginario di Molière, per la regia di Massimo Costabile.
A rappresentarlo sul palco del suggestivo teatro ricadese sono stati gli attori Marco Silani, Antonella Carbone, Carla Serino, Chiara Colangelo, Andrea Solano, Iole Bozzarello, Carmelo Giordano, Achille Veltri, tutti componenti della Compagnia Teatrale Lalineasottile.
Una commedia ricca di spunti comici e spassose trovate, una serata che alla fine ha registrato molti visi soddisfatti e i complimenti di tutti gli spettatori convenuti, più di cinquecento, ai protagonisti ed agli organizzatori di “Capo Arte teatro”.
Il Malato immaginario è il dramma sconvolgente di una schizofrenia: un drammaturgo che rifiuta con vigore la medicina ipocrita; ma in stretta aderenza c’è un uomo, e dunque un personaggio, che nella malattia si crogiola, che con la malattia si protegge dal solo, vero, grande incubo della propria esistenza: la morte. È l’Argante assediato da pillole, siringhe, purghe, clisteri, lavaggi, l’Argante bisognoso, come ogni vittima di una narcisistica pulsione regressiva, di mogli-madri e di serve-infermiere e letteralmente invasato di farmacisti droghieri e di medici ciarlatani.
La comicità si sviluppa attorno alla figura del protagonista, la cui parte veniva recitata dallo stesso Molière.
Nello specifico, la comicità della scena in cui Argante scopre il vero carattere della moglie si gioca sull’espediente del finto-morto, che in realtà vede e sente tutto; la situazione, apparentemente macabra, in realtà è farsesca e burlesca. Stupenda, come sempre in Molière, è la polemica accanita contro i medici, rappresentati come ignoranti e presuntuosi.
La trama.Da molti ritenuto il capolavoro assoluto del teatro di Molière, Il malato immaginario narra le disavventure di un ipocondriaco Argante, padre di una bella figlia, marito di una donna opportunista e fedifraga e vittima di uno sciame di dottorini-avvoltoi salassatori e ciarlatani.
Tra gli scroscianti applausi del numerosissimo ed attento pubblico, i guai cominciano quando, con un patto di matrimonio arbitrariamente siglato, Argante promette la figlia in moglie ad un giovane quanto babbeo dottorino di fresca laurea, in modo da potersi garantire un sereno, e gratuito, futuro di consulti e ricette. L’ostilità della figlia, segretamente innamorata di Cléante, e la calcolata ingerenza della moglie, algida esecutrice di un piano truffaldino, finiscono per spingere il povero Argante in una fitta trama di inganni, equivoci, burle e finzioni, giocate, per lo più, sulla sua stessa burbera ed inguaribile ingenuità. Ipocondriaco sino a rasentare lafollia, Argante vive di medici e medicine, spiando ossessivamente in se stesso i sintomi di tutte le possibili malattie.
Su queste premesse scattano i meccanismi classici della commedia: una moglie avida, una figlia il cui amore è contrastato salvo poi trionfare al momento buono in un immancabile lieto fine, un gruppo di untuosi ed infidi dottori che si nascondono dietro grandi paroloni in “latinorum”, una sorella e una cameriera fedele e astuta come tradizione vuole.
Una prima edizione di Capo Arte teatro che, di fatto, sta registrando enormi consensi di pubblico e di critica, e che si avvia verso un finale tutto da seguire.