Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Storie di martiri di oggi.
La sensibilità mondiale riguardo alla violenza è abbastanza alta: quando si tratta di diritti umani conculcati e violenze gratuite si alzano, soprattutto sui media e social networks, decise reazioni di solidarietà. – Ma un mistero, perché quando c’entra il credo religioso, l’attenzione cala. Papa Francesco spesso richiama: non dimentichiamo i cristiani perseguitati in tutto il mondo! – E che dire nei confronti dell’ISIS? Nello scorso febbraio ben 21 cristiani furono decapitati in Libia: “Potevano convertirsi all’Islam e aver salva la vita, ma hanno scelto Gesù”.
Il vescovo di Samalout, dove verrà costruita una chiesa in onore dei 21 cristiani egiziani uccisi in Libia dall’Isis, racconta la loro storia.
♦ L’immagine dei 21 cristiani decapitati in Libia dai terroristi dell’Isis, nel febbraio scorso, è rimasta impressa nella memoria degli egiziani. Nessuno, in particolare i cristiani del Paese nord-africano, potrà mai dimenticare quegli uomini in fila, vestiti con tute arancioni, inginocchiati davanti ai loro boia bardati di nero su una riva del mar Mediterraneo.
♦ Questi uomini, già riconosciuti martiri dalla Chiesa ortodossa copta, sono molto venerati. Dopo il blocco a causa di alcuni cavilli burocratici, nei giorni scorsi è finalmente iniziata la costruzione di una chiesa che sarà dedicata a loro, nel villaggio di Al-Awar, zona da cui proveniva la maggior parte di quei 21 martiri.
♥ “Siamo molto fieri dei nostri martiri. Sono stati obbligati a genuflettersi davanti ai loro assassini, ma erano loro i più forti”, spiega il vescovo di Samalout, mons. Bafnotios. Il quale spiega che “i più deboli erano gli assassini, nonostante le loro armi. Altrimenti, perché si sarebbero coperti il volto? Semplice, perché avevano paura. I nostri figli, invece, sono stati forti e hanno proclamato il nome del Signore fino all’ultimo respiro”.
♥ Il Vescovo ricorda i giorni di attesa, tra il rapimento dei 21 cristiani e la loro esecuzione. “Abbiamo pregato per 40 o 50 giorni. Essi si sarebbero potuti convertire all’Islam, salvando così le proprie vite. Tuttavia hanno scelto Gesù Cristo e accettato la morte”.
♦ Uno dei 21 martiri si chiamava Tawadros Youssef Tawadros. Due sue figlie hanno raccontato che il loro papò ha avuto “un sacco di problemi in Libia a causa del suo nome cristiano facilmente riconoscibile”. Gli è stato consigliato di cambiare nome, ma Tawadros ha resistito alle pressioni rendendo fiera la sua famiglia e la sua Chiesa. “Noi siamo fiere di nostro padre, non solo per noi, ma anche perché ha fatto onore a tutta la chiesa”.
♥ Resta però il dolore degli orfani, come spiega tra le lacrime un’altra bambina che ha perso il padre in Libia: “Mio papà è in Cielo, ma io sono triste. Perché il Cielo è così lontano”.
(fonte: zenit.org 15 ottobre 2015).
Vedi precedente articolo su questi martiri.