Ancora problemi per gli assegnatari delle case popolari a Tropea. Come se non bastasse l’insopportabile calura di questi giorni, chi abita le case popolari di via Argani è costretto a combattere anche con la polvere e con la mancanza d’acqua. La prima dovuta al fatto che tutto, intorno a queste abitazioni, non è altro che nuda terra. Di terra è la stradina che sale su ripida verso gli edifici, di terra lo spiazzale, di terra pure i cortili, il tutto privo di canali per il deflusso delle acque e senza alcun tipo di illuminazione esterna. Cumuli di materiale edilizio si trovano qua e là, immondizia mista a sterpaglie ricoprire le aiuole nei pressi dell’ingresso alle case popolari. La carenza d’acqua, invece, causata dalla mancanza dell’autoclave, colpisce maggiormente chi abita i piani superiori. Ed allora ecco, nelle ore notturne, gli inquilini di questi ultimi piani a fare vigili la veglia ai rubinetti, quasi sempre asciutti di giorno, e che la sera, grazie all’aumento della pressione, regalano un filo d’acqua di cui far buona scorta. Ma i guai non sembrano essere finiti qui. Alcuni degli assegnatari, che avrebbero costituito un comitato, lamentano la mancanza della luce elettrica in alcune case popolari. L’insieme di tutto questo si traduce in delle considerazioni davvero intollerabili per chi è abituato a vivere “normalmente”: niente televisione, radio, stereo, frigorifero, freezer, phon per i capelli, niente doccia calda, quand’anche fosse possibile farne di fredde, o acqua per l’igiene della casa e delle persone o per cucinare. Niente di tutto questo. Eppure più di un anno fa – inutile ricordare che si era in piena campagna elettorale – quando, dopo anni ed anni dall’inizio della costruzione dell’opera, giunsero le lettere di assegnazione degli appartamenti, si sperava di poter mettere la parola fine ad una situazione che iniziava a rasentare lo scandalo. Nel giugno del 2006, alla consegna, gli edifici erano incompleti dal punto di vista estetico, non essendo ancora stati intonacati esternamente né verniciati, alcuni addirittura privi dei parapetti protettivi nei balconi, senza l’allaccio alla rete idrica, alla fogna, alla rete elettrica. Molti degli assegnatari, non avendo altro posto dove andare, hanno dovuto accettare simili disagi ed entrare in queste abitazioni ancora incomplete. Gli assegnatari si sarebbero addirittura visti recapitare alcune bollette relative a servizi mai erogati, poi congelate grazie anche alla solidarietà dimostrata dal dottor Francesco Scopacasa, commissario dell’Aterp vibonese. Nell’aprile scorso, però, l’accorato appello che questa gente affidò ad un telegramma indirizzato al dal prefetto fu raccolto e, dopo soli due giorni, l’allaccio alla fogna e, per parte degli alloggi, alla rete elettrica venne compiuto. Nel maggio seguente, però, restavano ancora da risolvere molti problemi. Tra i più urgenti l’umidità dovuta all’incanalatura dell’acqua piovana che in quei giorni riempiva gli scantinati penetrando nella struttura e causandone il degrado. In questa seconda missiva indirizzata ai tecnici dell’Aterp si lamentava un crescente «livello di esasperazione» tra le famiglie. L’ultima lettera, dell’undici giugno, è stata indirizzata e protocollata al Comune di Tropea, all’Enel e nuovamente all’Aterp. In questo terzo appello, lanciato dal comitato di assegnatari, si fa presente in tutta la sua crudezza lo stato di disagio in cui ventiquattro nuclei familiari sono costretti a versare a causa del procrastinarsi dei lavori di completamento degli alloggi popolari, e che «la situazione, per la mancanza di acqua calda e illuminazione potrebbe degenerare». Viene sottolineata inoltre l’urgenza e la gravità della situazione, oltre al fatto che il completamento dei lavori viene atteso con «grave preoccupazione». Non è qui la sede per rintracciare le cause di questi ritardi, fatto sta che molti aventi diritto si vedono costretti a vivere in situazioni di (in)civiltà che la nostra società ha ormai relegato ai libri di storia.
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