Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Sposa, madre, vedova, monaca, ora Beata.
– Parlando all’Angelus di domenica 10 ottobre, Papa Francesco ha annunciato: “Sabato 9 ottobre, a Napoli, è stata beatificata Maria Lorenza Longo, sposa e madre di famiglia del secolo XVI.
– Rimasta vedova, fondò a Napoli l’Ospedale degli Incurabili e le Clarisse Cappuccine. Donna di grande fede e di intensa vita di preghiera, si prodigò per le necessità dei poveri e dei sofferenti.
– Maria Llorença Requenses Llong, nome italianizzato in Maria Lorenza Longo, una donna per tutte le vocazioni, una vita vissuta tra contemplazione e azione a servizio degli ultimi.
– Sulla causa della sua beatificazione era sceso un velo di oblio che è stato sollevato nel 2004, quando nell’archivio diocesano di Napoli furono ritrovati i documenti che attestavano la prodigiosa guarigione nel 1881 di una sua consorella, suor Cherubina Pirro, proprio per intercessione di Madre Longo.
– In rappresentanza di Papa Francesco il Cardinale Marcello Semeraro ha presieduto il rito nella cattedrale di Napoli, a quattro anni esatti dalla promulgazione del decreto sull’eroicità delle virtù della fondatrice dell’ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili (inaugurato nel 1522) e delle clarisse cappuccine. – Nel Duomo di Napoli erano presenti le Clarisse Cappuccine del monastero detto “delle Trentatré”, Ordine da lei fondato, e consorelle di altre comunità.
Dati biografici …lontani, ma santità vicina.
♦ Di Maria Lorenza Longo non si sa con precisione l’anno di nascita, probabilmente il 1463. Di origine catalana, apparteneva ad una famiglia nobile di Lérida. Si sposò giovanissima, forse sedicenne, con Juan Llonc, reggente del Consiglio di Aragona.
♦ Una bevanda avvelenata le paralizzò le gambe ma, dopo essere rimasta vedova, durante un pellegrinaggio al santuario di Loreto ottenne la grazia della guarigione.
♦ Tornata a Napoli, decise di dedicarsi interamente alle opere di carità, fondando nel 1519 l’Ospedale dei cosiddetti “incurabili”, cioè gli ammalati di sifilide.
♦ Più tardi Maria Lorenza volle occuparsi anche delle prostitute, dando vita ad una comunità di “convertite” e aprendo un monastero. Insieme ad alcune donne che si erano unite a lei, decise di dare inizio ad una nuova istituzione claustrale di francescane a carattere contemplativo.
♦ Il 19 febbraio 1535 ottenne dal Papa Paolo III l’autorizzazione a costruire per loro un monastero “sotto la regola di Santa Chiara”. Anche la data della sua morte è incerta, ma pare sia avvenuta nell’ottobre del 1539.
♥ Il 9 ottobre scorso il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, nell’omelia alla Messa di beatificazione ha sottolineata la“forza generativa della Parola ascoltata e vissuta” la Beata l’ha vissuta in sé. Nel Duomo di Napoli sono presenti le Clarisse Cappuccine del monastero detto “delle Trentatré”, Ordine da lei fondato, e consorelle di altre comunità. Il porporato l’ha definita “una donna per tutte le vocazioni”.
Una donna per tutte le vocazioni.
♦ Il Cardinale, utilizzando le parole di san Francesco nella Lettera ai fedeli, nell’omelia ha presentato la «bella e poliedrica figura» di Maria Lorenza Longo:
♥ «Siamo sposi, quando l’anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l’azione dello Spirito Santo.
♥ E siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo, che è in cielo.
♥ Siamo madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l’amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri».
♦ «In tutti gli “stati” della sua vita — sposa fedele, madre premurosa, laica consacrata dedita alla carità, monaca contemplativa — ella infatti «fu sempre in ascolto della voce di Dio, che la chiamava a essere “portatrice di Cristo”» ha sottolineato il cardinale.
♦ In ciò ha ricordato le parole di Papa Francesco nell’udienza generale del 2 agosto 2017. Papa Bergoglio, infatti, facendo riferimento a situazioni di difficoltà, di disperazione, di lutto, di tenebre e di odio, indicò quei tanti piccoli particolari da cui si riconoscono i portatori di Gesù nel mondo: «Dalla luce che un cristiano custodisce negli occhi, dal sottofondo di serenità che non viene intaccato nemmeno nei giorni più complicati, dalla voglia di ricominciare a voler bene anche quando si sono sperimentate molte delusioni» .
Una vita ricca di opere buone.
♦ Il Cardinale ha ricordato le grandi opere realizzate dalla Beata a Napoli, una volta rimasta vedova.
Fondò un ospedale (Ospedale degli Incurabili) «per l’aiuto verso gli ultimi fra gli ultimi e ne fece un luogo non soltanto di cura, ma, accompagnando le persone emarginate all’incontro con Cristo, anche di maturazione cristiana. [In questo ospedale maturarono successivamente la loro vocazione diversi futuri santi, coma S. Alfonso Maria de Liguori e il Beato Gennaro Sarnelli redentoristi].
♦ Compì, poi, la scelta della vita contemplativa per sé e altre sorelle: “le Trentatré”» ha spiegato il cardinale, evidenziando la fecondità nonché l’attualità della sua opera: «Le clarisse cappuccine oggi sono più di 2.000 in oltre 150 monasteri». Persone che con la loro esistenza e la loro missione imitano Cristo in orazione sul monte, testimoniano la signoria di Dio sulla storia, anticipano la gloria futura».
Un pochino di fede mi ha salvata.
♥ L’ultima impresa della Longo – ha proseguito il cardinale – «fu il forte sostegno per la fondazione del Monastero delle Convertite e fu così che se con l’ospedale aveva provveduto a uno dei più urgenti bisogni sociali del tempo, con l’opera delle Convertite si avviò il risanamento di una grande piaga sociale». Nel 1526 fece sorgere questa casa per prostitute pentite, accanto al complesso ospedaliero. Con le sue scelte la Beata ha imitato sia Marta, sia Maria e al termine della vita.
♥ Madre Longo morì il 21 dicembre 1539: «Poco prima di spirare – scrisse un suo biografo cappuccino – voltatasi verso le sue consorelle disse loro: “A voi pare che io abbia fatto grandi cose in opere buone. Ma io non confido in me stessa per nulla, confido solo nel Signore”. E mostrando la punta del mignolo aggiunse: “Un tantillo di fede mi ha salvata”.
♥ E disse questo con un’espressione di giocondità e con un viso bellissimo. Tenne sempre il crocifisso in mano. E poco dopo le parole riportate, baciandolo, disse tre volte “Gesù” e spirò».
♥ Della nuova beata, il cardinale ha sottolineato “l’armonica composizione nella sua vita di contemplazione e di azione”, “l’intima corrispondenza tra fede e vita” e l’umiltà che l’ha condotta a “lasciare sempre a Dio l’ultima parola”.
Le tante iniziative caritative testimoniano l’audace relazione della beata Longo con il suo Signore. Una donna a cui ispirarsi per trovare il coraggio di andare incontro e spalancare le porte a Cristo».
(fonte: cf vario web, specialmente vaticannews.it, 9 ottobre 2021).