Fede e dintorni

Sotto le bombe, il conforto della fede

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Sotto le bombe, il conforto della fede.

-Ucraina – Sul web non è difficile trovare immagini di sacerdoti, suore e anche vescovi che condividono la preghiera con i fedeli in un contesto assurdo di bombe che che seminano distruzione e morte.
– Oltre al coraggio che dimostra questo popolo (e sta impressionando il mondo), è da evidenziare la bella dignità con la quale celebra i suoi riti religiosi dove è possibile farlo.
– E c’è chi ha offerto la possibilità di celebrare la messa e le confessioni nella metropolitana di Kiev, diventata ormai un bunker anti aereo, come dimostra il bell’articolo di aleteja.org al quale ci riferiamo in questa pubblicazione “Messa e confessioni nella metropolitana di Kiev”. – I risultati sono stati confortanti di una Chiesa in uscita, come dice Papa Francesco.

Kiev, Ucraina – Una dipendente del servizio di trasporti ha offerto ad alcuni religiosi della Chiesa greco-ucraina uno spazio ritirato per svolgere l’attività di assistenza spirituale alla gente.
♦ La Chiesa greco-cattolica ucraina scende nella metropolitana di Kiev, diventata ormai un bunker anti aereo: due sacerdoti e due suore celebrano la santa messa di domenica e confessano alcuni giorni alla settimana.
«Ogni volta che “risalgo”, mi rendo conto di quanto sia importante esserci», -racconta padre Giosafat Kovaliuk, sacerdote della Chiesa greco-cattolica, dopo l’ennesima “incursione” in metropolitana. Qui la gente di Kiev si sente al sicuro da eventuali raid dell’esercito russo.

Crisi di panico e ansia.
♦ Il religioso spiega come è nata l’idea di scendere in metropolitana per celebrare la messa e il sacramento della confessione.
♦ «La nostra parrocchiana Victoria Romaniuk, giovane medico, fin dall’inizio impegnata come volontaria nella metropolitana, ci ha raccontato la sofferenza delle persone che si trovava di fronte quotidianamente. Tanti avevano crisi di panico, ansia, si sentivano persi.
È stata lei – prosegue padre Giosafat, appartenente all’ordine di San Basilio il Grande, ad Avvenire (31 marzo) – a suggerirci di “scendere” per cercare di consolarli». Padre Giosafat non se l’è fatto ripetere.

“Ci siamo mescolati tra loro”.
Insieme al confratello Toma Kushka e alla religiose basiliane Elene Basarab e Elisabetta Varnitska, due settimane fa, si è recato in una stazione del centro – il nome non può essere rivelato per ragioni di sicurezza – per incontrare i rifugiati.
«È stato tutto molto naturale. Siamo scesi e ci siamo mescolati a loro. Alcuni, riconoscendoci come preti, si sono avvicinati spontaneamente in cerca di una parola di conforto, di una preghiera, di una chiacchierata per sfogarsi».

“Ci hanno chiesto di essere confessati”.
Altre volte, prosegue il religioso della Chiesa greco-cattolica, «erano i volontari a portarci qualcuno particolarmente sofferente. Si sono rivolti a noi, persone di ogni fede e non credenti.
Vari cattolici ci hanno chiesto di essere confessati: alcuni non lo facevano da anni. Abbiamo compreso che la nostra presenza era necessaria».

Ogni domenica sera.
I sacerdoti e le religiose, riporta sempre Avvenire, hanno preso a recarsi alla stazione della metro con regolarità, a giorni alterni. Una dipendente del servizio di trasporti ha offerto loro uno spazio ritirato per svolgere l’attività di assistenza spirituale.
Il 27 marzo, padre Giosafat ha celebrato, per la prima volta, la messa lungo i binari della metropolitana di Kiev.
E da allora, ogni domenica, la sera, la stazione della metro avrà la sua Divina Liturgia. Mentre confessioni e assistenza spirituale proseguiranno con regolarità anche durante la settimana

La resistenza della Chiesa ai tempi dell’URSS.
La Chiesa greco-cattolica – a cui aderiscono quattro milioni di ucraini, il 10 per cento della popolazione – ha una lunga storia di “presenza” nei momenti cruciali.
«Ai tempi dell’Urss – conclude padre Giosafat – i sacerdoti partivano per la Siberia per non lasciare soli i dissidenti spediti nei campi di lavoro. La Chiesa greco-cattolica non ha mai smesso di celebrare, nonostante il divieto: lo facevamo nelle case private.
Durante la “rivoluzione arancione” (22 nov 2004 – 23 gen 2005) prima e la protesta di Maidan, poi (21 novembre 2013 – 23 febbraio 2014), siamo rimasti con la gente.
Non la abbandoneremo certo ora. Ci danno molta forza le parole di papa Francesco».

(fonte: cf aleteja.org, 02/04/22).

Kiev-Ucraina. Crisi di panico e ansia in seguito alla adurissima esperienza di vivere sotto le bombe ha convinto un gruppo religioso formato da alcuni sacerdoti, suore e volontari, di assicurare un servizio religioso di ascolto prima e di celebrazione dei sacramenti: eucaristia e confessione, soprattutto. I risultati sono stati confortanti di una Chiesa in uscita, come dice Papa Francesco.

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