Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Sorpresa a metà dopo il trapianto degli occhi.
– Forse abbiamo incontrato persone cieche dalla nascita. Al di là della solidale compassione verso di loro, forse ci chiamo chiesti: “Come immagina il mondo esterno chi è cieco dalla nascita?”
– Sono stati fatti diversi studi al riguardo con soggetti vedenti e non vedenti su come queste persone interagiscano con lo spazio attorno a loro e le persone che le circondano. E’ tutto un mondo da scoprire.
– Un non vedente una volta mi confidava che egli si sentiva bene, ma spiegare a parole come immaginava il mondo gli era molto difficile. Ma assicurava che era molto bello.
– La storia di oggi non vuole avere portata medica o scientifica, ma solo prendere spunto per dire che tutti dobbiamo fare il possibile di mostrare a chi incontriamo la gioia di vivere la vita avuta in dono da Dio, che ci ha creati a sua immagine e somiglianza. – Facce tristi e dolenti non sono ambasciatrici da volere incontrare. – Il cuore, poi, farà percepire negli altri dolori e problemi da condividere.
C’era una volta un ragazzo cieco dalla nascita.
♦ Un giorno, capitò che un suo giovane amico rimase gravemente ferito in un incidente e, prima di morire, gli donò gli occhi. Il ragazzo cieco gli fu molto grato.
♦ L’attesa divenne grande. Non appena al ferito fu riconosciuta la morte cerebrale, i suoi occhi furono trapiantati nel ragazzo. L’intervento ebbe successo.
♦ Ma ora era il tempo di aspettare, perché i suoi nuovi occhi dovevano rimanere bendati per un certo periodo di tempo. Intanto il paziente fu psicologicamente preparato per il primo incontro con la luce.
♦ Infine, le bende furono tolte. La stanza, lasciata al buio, venne gradualmente illuminata.
Il ragazzo ci vide per la prima volta.
Pianse per l’emozione. Ed anche i presenti erano commossi.
♥ Il giorno dopo, il dottore volle conoscere quali fossero le prime impressioni del nuovo vedente.
Sempre commosso, il ragazzo si espresse così:
– Sono immensamente felice e grato. Ma anche un po’ triste. Ho cercato il perché sui volti di quelli che mi circondano.
♥ Quando ero cieco, li immaginavo liberi, felici, rilassati e accoglienti. Ora che ci vedo, la realtà mi sembra diversa. Sul loro volto c’è tanta tristezza e fatica.
♥ E aggiunse, quasi con espressione delusa: – Avrei voluto saper dipingere per mostrare come immaginavo i volti e le facce delle persone con cui parlavo.
♥ ♥ Il cuore è nostro, ma il volto appartiene agli altri.
Diamo il gioioso benvenuto alle persone in modo da essere all’altezza delle loro aspettative.
Gesù è presente nel nostro prossimo. Dobbiamo quindi trattare le persone come se dovessimo incontrare Gesù stesso. Ricordiamo che “Il peggior cieco è quello che non vuole vedere.”
(fonte: Historinhas do Padre Queiroz, redentorista brasiliano).