Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Signore, accresci in noi la fede.
Gli Apostoli chiedono al Signore Gesù: «Accresci in noi la fede!». La fede è un dono; ma a questo dono deve corrispondere la nostra responsabilità personale e comunitaria.
– E Gesù ci insegna che la forza della fede è nell’amore e nel servizio, come illustra la parabola del padrone e del servo al suo servizio. Gesù stesso è venuto per servire e non per essere servito.
– Nella comunità cristiana tutti dobbiamo riconoscerci «servi inutili», felici di poter donare e amare, anche sacrificando noi stessi. Chi pretende di essere riconosciuto, lodato e riverito per meriti acquisiti non è degno del Maestro, il quale è venuto a dare la vita per tutti.
– Ciò che noi facciamo di bene, è opera di Dio in noi: e questo ci dovrebbe rallegrare interiormente, perché il Signore ci concede di essere strumenti del suo amore.
– L’atteggiamento richiesto non è quindi quello della pretesa, ma quello dell’umiltà, per far emergere il primato della grazia di Dio in noi.
Dal Vangelo di questa domenica (Lc 17,5-10).
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
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Il cuore missionario della Chiesa di Cristo
Vivere un «mese missionario straordinario», questo è l’invito di papa Francesco per l’ottobre 2019.
La Chiesa è sotto i riflettori per tante cose, non sempre belle o edificanti.
Eppure, non può ripiegarsi su se stessa: essa non è solo scandali, carrierismo e potere.
Ci sono numerosissimi cristiani che dedicano la loro vita per gli altri, perché a tutti giunga l’annuncio del Vangelo.
♥ L’invito di papa Francesco giunge a cento anni dalla «Maximum Illud» (= l’alto compito), la lettera apostolica del suo predecessore Benedetto XV (1914-1922), considerata il documento chiave sulla missione della Chiesa in epoca contemporanea.
Quando scriveva cent’anni fa, papa Benedetto XV aveva sotto gli occhi il tragico lascito di morte e di odio del Primo conflitto mondiale. Pur in quelle circostanze la Chiesa non poteva non concentrarsi sull’essenziale della sua missione: l’annuncio del Vangelo.
♥ Oggi è cambiato il contesto, ma ci sono nuove tensioni sociali, politiche ed economiche. Viviamo una “guerra a pezzi”.
I cristiani sono frastornati, in molti sperimentano il peccato, la tristezza, il vuoto interiore e l’isolamento.
I poveri, gli emarginati, i profughi sono considerati un peso, ed aumenta l’intolleranza.
La stessa cultura è sempre più indifferente di fronte al Vangelo.
♥ Accogliamo allora l’invito del Papa a fare di questo mese un tempo straordinario di riflessione, di impegno concreto e, soprattutto, di preghiera:
– preghiera per chi alla missione dedica la propria vita
– preghiera per chi dalla missione attende di ricevere l’annuncio evangelico di speranza e di liberazione.
– preghiera per ogni cristiano, affinché non dimentichi mai che la fede è un dono da donare.
(Michele Giuseppe D’Agostino, ssp in ladomenica.it).