Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Santo, perché precario.
La santità è sempre essenziale, anche nella precarietà.
Sacerdote cremonese, poi gesuita e infine cappuccino, fondatore delle suore di Maria Ss. Consolatrice, il padre cappuccino Arsenio da Trigolo sarà presto Beato.
Una esistenza e una santità senza “fronzoli”, scolpita da eventi di non sempre facile comprensione e da cambiamenti imposti da occulte invidie e gelosie: “La croce è la via regale per il Paradiso”.
La Chiesa avrà presto un nuovo Beato, padre Arsenio da Trigolo, al secolo Giuseppe Migliavacca (1849-1909).
♦ Nato a Trigolo in provincia di Cremona nel 1849, ha vissuto una vita all’insegna della precarietà.
Sacerdote gesuita, gli fu chiesto di lasciare la Compagnia come ultimo atto di una serie di incomprensioni e difficoltà.
♦ Fondò tra mille difficoltà e anche qui incomprensioni la Congregazione religiosa femminile di Maria SS. Consolatrice. Invidie, gelosie e calunnie lo colpirono nel pieno delle sue fatiche e fu costretto a lasciare l’istituto che lo aveva fatto così tanto penare.
♥ Diceva: “La croce è la via regale per il Paradiso” – Obbedisce in silenzio e a 53 anni chiede di farsi Cappuccino.
♥ Affermava: “Chi ha un cuore grande, farà cose grandi”, ma è difficile crederci davvero nel fallimento, almeno apparente, di tutto quello che intraprende”.
♥ Il suo proposito era di perdere tutto pur di acquistare Dio: era interiormente preparato a queste disavventure, ma la sua sofferenza era grande e ora si augurava soltanto che nel silenzio e nel nascondimento tra i frati cappuccini tutti si sarebbero dimenticati di lui, e così poteva rifugiarsi “nel Cuore di Gesù, tutto, senza riserva”.
♦ Ammalato di arteriosclerosi, morì il 10 dicembre 1909 nell’infermeria del convento cappuccino di Bergamo, a 60 anni. Morì in silenzio, trovato cadavere nella sua cella per aneurisma, e nel silenzio restò lungamente avvolto, fino ad oggi.
♥ Diceva convinto: “L’andar diritti in Paradiso per noi non è difficile. Teniamo sempre la nostra volontà diretta a Dio, non volendo fare se non ciò che è di suo piacere e gloria… e il Paradiso è nostro”.
♥ In un mondo dominato dalla precarietà, non sarebbe male proporlo a patrono di tutti i precari. Poche vite, infatti, sono state all’insegna della precarietà, come la sua.
Addirittura le sue stesse “figlie” (l’Istituto da lui fondato) hanno faticato non poco a riconciliarsi con la figura del loro fondatore e ad accettarlo come tale.
♥ Ora la Chiesa garantisce che anche la precarietà può essere un percorso verso la santità.
(fonte: cf Radio Vaticana, 21 gennaio 2017).